Draghi: mi fido o non mi fido?


L’accesso veloce al PNRR non è stato merito del Parlamento, ma di una “manovra istituzionale” che è stata fatta, credo di poter dire, con la regia dell’Europa, e che ha portato al Governo non tanto un uomo di Goldman Sachs, ma un esperto burocrate di vitali istituzioni internazionali di cui siamo fragile parte.

Se avete seguito la mia “Dragheide” fin dalla “Lettera a Mario Draghi”, scritta al momento del suo insediamento, saprete che la mia fiducia relativa è dovuta a quello che si sa della carriera istituzionale del nostro Presidente del Consiglio attuale, e anche a una occasione di conoscenza personale, avuta nel 1985 a Milano, col fratello di Carlo Rubbia, insieme all’allora Ministro Goria del primo Governo Craxi. Certo, tanta acqua è in effetti passata sotto al ponte, e Draghi, che è cambiato molto poco, ha fatto una grande carriera, tra politica e istituzioni, importante e coerente con l’evoluzione mondiale.

Ora, con la Trivoluzione (tripla rivoluzione) del Globantropocene mediatizzato (Globalizzazione, Antropocene ed estrema mediatizzazione dovuta alla fusione tra web e cellulari) in piena esplosione, va tutto riconsiderato, anche se i “poteri forti” globali, molteplici e diversificati, sono in discreta sintonia di fatto tra loro. L’Italia è un enorme affare per i potentati mondiali, in quanto ha una democrazia resa inefficiente soprattutto dal non-funzionamento dei partiti. Con dei rappresentanti siffatti, il popolo è debole e, conseguentemente, è debole la gestione del suo Stato, che detiene risorse enormi e molto desiderate.
La partita, nemmeno tanto sotterranea, potrebbe dunque essere quella.
E si gioca sul debito pubblico.

Il PNRR, eseguito pressoché magistralmente, un “buon compitino fatto”, non risolve assolutamente questo clamoroso punto di debolezza (anzi “di crollo”, di default) della infrastruttura civile che si chiama appunto Stato Italiano, contenitore di 2000 mld di patrimonio “buono” ed estremamente sottovalutato.
E avrebbe potuto essere invece risolutivo della gravissima falla del debito.

Oltre all’attuale PNRR, che dovrebbe rinnovare lo Stato e riportare il P.I.L. ai livelli pre-pandemia, cioè intorno ai 2000 mld, contro ormai 2700 di debito consolidato e in prospettiva (anche causa PNRR) circa 3000, occorrono almeno 600 mld di nuovo P.I.L.
E l’Italia potrebbe ottenerlo, ma non con il secondario, l’industria normale: potrebbe farlo con l’Economia Turistica Integrata e con certa industria identitaria (in particolare l’agro-alimentare sui mercati esteri, certa edilizia, ad esempio la ceramica, e il tessile-moda).
Draghi, come peraltro i governi precedenti degli ultimi 30 anni, non fa nulla per questo, nemmeno proposte… E i suoi ministrucoli nemmeno (Garavaglia e Giorgetti), ma di loro si sapeva che erano lì per-non-fare Governo ma per preservare delle percentuali in Parlamento: profilo troppo basso per entrambi.
E pure lui, bello sveglio come è, lo sapeva benissimo…

Dunque, Draghi non lo ha fatto.
Perché?
Le ipotesi sono solo 2:
1. perchè vuole lasciare l’Italia in una condizione di sofferenza grave, e quindi di essere etero-diretta, rispetto agli interessi del suo popolo
2. Perchè ha una altra strategia, perchè 200 mld attuali per attivare un volano da 600 di P.I.L. ricorrente si possono sempre (!?…) trovare, benché una “fase B” non sia stata nemmeno evocata e, comunque, non coincida con l’urgenza di un risanamento che liberi dalla dipendenza dai creditori esteri.

La mia fiducia si sta riducendo, ma non sono ancora all’opposizione.

Il tempo è tiranno, e non vorrei che si rivelasse così anche Mario Draghi, e magari pure traditore degli interessi del suo popolo…