PsicologicaMente – All’ombra del padre: il complesso di Elettra


“Una delle cose più belle delle figlie è il modo in cui ti adorano quando sono piccole, quando ti chiedono di guardare ciò che fanno e ascoltare ciò che dicono. Quei ricordi ti aiuteranno in momenti meno gioiosi in cui la loro adorazione è sostituita da imbarazzo o fastidio. Eppure adorerai tua figlia ogni giorno della tua vita, rendendoti conto di quanto sei stato fortunato.” (Michael Josephson)

Cari lettori, questa settimana mi accingo ad affrontare un argomento di cui si parla veramente poco, una relazione molto delicata, capace di influenzare significativamente la personalità, il carattere e le scelte di vita di una donna.
In effetti si discorre spesso, io stesso vi ho dato priorità, sul “complesso di Edipo” e cioè quel rapporto tra un figlio maschio e la madre, ma che ne è del rapporto tra una figlia femmina ed il proprio padre?
Anche io sono papà di una meravigliosa ragazza che si appresta a compiere il suo diciottesimo anno proprio in questi giorni, mi sono ritrovato a riflettere su di lei, ho ricordato il giorno in cui è nata, le gioie che mi ha dato, sono veramente fiero di lei e per questo mi sono anche interrogato su quale è stata, è e sarà, l’influenza della mia figura nella sua vita.
Come amo fare, sono partito dal mito e quindi dalla storia greca di Elettra.
Elettra era la figlia di Agamennone e Clitennestra, ella, avendo scoperto che sua madre aveva fatto uccidere suo padre per mano dell’amante Egisto, ne vendica la morte istigando il fratello Oreste ad uccidere la stessa Clitennestra.
Orbene, senza arrivare alla tragica morte delle povere madri, questa storia ben evidenzia il fortissimo legame che lega il padre e la propria bambina, spesso però si cade nella patologia.
Infatti, dopo un primo disconoscimento da parte di Freud, fu Jung a dare i natali ed a definire il “Complesso di Elettra” come la versione femminile del complesso di Edipo.
Specularmente accade cioè che la bambina, desiderando il possesso del padre, entra in competizione con la madre e, opponendosi e confrontandosi con lei, pone le basi per lo sviluppo di una personalità eterosessuale.
Vero è che sia il bambino che la bambina fino ai tre anni circa sviluppano un principale attaccamento alla figura materna, infatti, per la psicoanalisi il “complesso di Elettra” è una fase successiva in cui la bambina, pur legata alla madre, orienta la sua attrazione verso la figura paterna, nello specifico si parla di “inconscio desiderio di avere un figlio dal padre”.
Per la bambina inizia una fase all’insegna del senso di colpa legato al desiderio di avere il padre tutto per sé ed all’urgenza, quindi, di allontanare una madre alla quale è comunque legata, essendo ancora piccola, da una forma di attaccamento e dipendenza.
Si tratta di un momento delicatissimo in cui sarebbe bene che il papà accogliesse con tanta comprensione ed affetto le richieste di esclusività della piccola.
E’ proprio l’andamento di questo incontro che condiziona e determina il formarsi dell’autostima, del rispetto per se stessa, di un senso di sé e dei propri valori, del resto si tratta dell’incontro con il primo uomo importante nella vita di una donna.
Tutto questo origina dalla “diversità”, fisica, caratteriale e di ruolo, del padre rispetto sia alla madre che alla figlia stessa, è questa differenza a restituirle un senso di unicità ed individualità.
Il padre deve andarle incontro con rispetto, con allegria, con tenerezza, è così che nasce nella bambina l’idea che egli sia una sorta di principe azzurro, un ideale eroe buono, presso il quale rifugiarsi, trovare una valida guida nei percorsi della vita.
Altra importante missione che il nostro ruolo ci attribuisce consta dell’accompagnare la figlia durante il difficile passaggio dalla protezione materna e familiare alle dinamiche del mondo esterno.
Se tutto questo non si realizza, se accade che il padre non accoglie con amore ed empatia questa attenzione della bambina nei sui confronti lo scenario muta in negativo.
Certo, l’amore in esclusiva di una figlia lusinga e fa sentire il papà forte perché gli assicura un potere su di lei, ma se questi si rivela incapace di comprendere i suoi reali bisogni tutto ricadrà sulla persona che questa figlia diventerà e di certo non le sarà d’aiuto.
Ignorare, non riconoscere o addirittura minimizzare, crea una sensazione di rifiuto nella bambina che uscirà frustrata ed avvilita da questa ferita.
Accade, allora, che la figlia torna a rifugiarsi nel rapporto con la mamma, può innescarsi un processo di svalutazione del modello materno che in alcuni casi potrebbe comportare addirittura un rifiuto della propria femminilità. Cresceranno donne che vivranno in una continua ricerca della stima e dell’apprezzamento da parte del padre, e talvolta senza riuscire mai a raggiungere la meta. Sempre queste future donne cercheranno di identificarsi con lui, inconsapevolmente adotteranno i suoi comportamenti e i suoi stessi ideali, perseguiranno un progetto faticoso, inutile e difficile, che le indurrà alla rinuncia di aspetti autentici della propria femminilità, svalutando la persona e trascinando con sé vissuti di profonda inadeguatezza che saranno poi difficili da individuare e superare.
Come sempre accade, non sarà strano, quindi, individuare nel partner di una ragazza, che ha versato in queste circostanze, i tratti caratteriali e a volte addirittura somatici, che ricordano quelli del padre, si direbbe che ha cercato una sua copia come partner.
Questo si verifica perché una figlia, ferita dal suo rapporto paterno, potrebbe nel suo domani tendere a ricercare un “sostituto” del papà a titolo di “risarcimento morale”.
Come abbiamo già detto, essendo il primo individuo di sesso maschile che la bimba incontra è ovvio che l’interazione padre-figlia condizionerà il modo di affacciarsi al mondo e soprattutto di relazionarsi con gli uomini da grande .
Esistono vari “tipi” di padri che generano vari “tipi” di figlie.
Pensiamo a quel “tipo” di padre che ha abbandona, che tradisce, che non garantisce per sue mancanze una tranquillità economica, che beve o gioca, questi comportamenti potranno indurre un senso di vergogna nella ragazza che, nella più idilliaca delle ipotesi, crescerà con l’obiettivo di compensare le carenze paterne, cercherà di conseguire quanto egli non è riuscito a realizzare o di garantire a lei ed al resto della famiglia quella serenità che le è stata sottratta.
Viceversa, un papà molto permissivo o del tutto disinteressato non riuscirà nell’insegnare la percezione dei limiti, dei valori e del rispetto dei ruoli.
C’è poi un tipo di padre che rappresenta una sorta di Peter Pan, privo di concretezza e in fuga da ogni conflitto e responsabilità, quel “tipo” che si trasforma in un altro figlio per la moglie e nel fratello scapestrato per la figlia. Potrà affascinarla con questa sua aura da sognatore passivo, ma la mancanza di autorevolezza la condurrà all’insicurezza e ad una scarsa autostima. La figlia può restare incastrata in quella immagine romantica del padre tanto da ricercare un compagno senza percepirne a pieno le caratteristiche. Il futuro di queste donne, purtroppo, potrebbe essere fatto di rapporti di dipendenza e di frustrazione, col rischio di incappare in una inevitabile delusione.
Esiste ancora un’altra “specie” di padre, a parer mio quella più temibile e dannosa: il padre autoritario, quello che vive col solo scopo di impartire un’educazione imprescindibile ed imperniata sui concetti del dovere, dell’obbedienza e della razionalità, quello che allontana e deride ogni atto spontaneo, creativo, sentimentale. Esige il successo dalla figlia, il rispetto delle regole, interpreta come deprecabile ogni segno di debolezza o di diversità ed è pronto a castigare ogni disubbidienza.
Difronte a questo modello di padre ci sono varie risposte. Alcune figlie percorrono la strada della ribellione ma restano imprigionate nella gabbia paterna e vivono in un perenne contrasto con lui. Saranno donne costrette dentro grosse corazze, trincerate per la paura del giudizio, che tenderanno a nascondere la loro volubilità e insicurezza, donne ben orientate nel mondo lavorativo, efficienti, competitive, che tuttavia hanno perso la loro spontaneità e creatività. Il rigore e la durezza paterna porteranno queste figlie ad esercitare questa stessa severità con se stesse e con gli altri. Forse si convinceranno di desiderare un uomo diverso ma, se non riescono prima a smascherare il loro fantasma, il partner scelto rivelerà prima o poi inaspettate somiglianze col padre.
In alternativa può accadere che le figlie che non riescono a ribellarsi, soccombono al volere del “padre autoritario” e non riescono a fare scelte di vita autentiche. Sarà facile per loro legarsi ad un partner rigido ed incarneranno quel prototipo di donna che lui si aspetta.
Tutte queste possibilità ci fanno comprendere come la figura paterna ritorna nella vita della figlia, anche interferendo nell’ambito della vita di coppia.
Alcune donne poi tendono a nascondere il dolore lasciato dalla ferita paterna.
Talvolta sono donne rabbiose, di una rabbia che non costruisce ma demolisce l’essenza, la creatività e la spontaneità.
Talaltra sono donne che provano timore ad esprimerla questa rabbia perché lo ritengono pericoloso o disdicevole, sfogano le emozioni diversamente, somatizzano e vanno incontro a disturbi importanti.
Può anche accadere che la rabbia venga vissuta dalla figlia non accolta dal padre ricercando costantemente le attenzioni di un uomo, oppure provocando l’ira negli altri che, quindi, manifesteranno la rabbia al suo posto.
Ancora il rancore può esprimersi attraverso l’adozione di un rigido senso del dovere, a scuola, sul lavoro o nelle faccende domestiche, ovvero con un costante atteggiamento vittimista.
Altre donne trovano sfogo nel dedicarsi interamente alla cura del prossimo, donne che ad un certo punto si consumano, perdono vigore e, rinunciando ad un contatto profondo con sé, vivono una vita passiva, come se fossero sedate.
In ogni caso se il rapporto con il proprio padre è stato caratterizzato da un forte risentimento, è facile che questo si manifesti anche con il proprio partner, così come il contrario.
Insomma essere padre non è una passeggiata ma bisogna essere ancora più attenti quando c’è da prendersi cura di una figlia.

Notazioni Bibliografiche:
• “Il libro rosso. Liber novus ”, C. G. Jung ,Bollati Borlinghieri;
• “Regolazione affettiva, mentalizzazione e sviluppo del sé”,P. Fonagy, G. Gergely, E.L. Jurist, M. Target, Raffaello Cortina.