Green Pass, libertà costituzionali e obblighi vaccinali


E’ una vecchia questione quella di dove finisce la libertà del singolo e dove iniziano le esigenze della comunità ma in questi giorni in cui il Governo sta premendo per accelerare la vaccinazione della massima parte della popolazione il tema, mai in effetti sopito negli ultimi mesi, mostra un rinnovato interesse di tutti.

Ecco allora chi sottolinea – a suo dire – l’incostituzionalità dell’imposizione del Green Pass, ossia del lasciapassare vaccinale, per entrare nei ristoranti, per andare allo stadio o al cinema e chi, invece, specie sui social, accolla ai ritardatari delle vaccinazioni ogni onere e responsabilità per i contagi che, sia pure in misura ridotta rispetto ai mesi scorsi, continuano a verificarsi.

Non saremo noi a unirci a una delle due fazioni, trovano scientificamente scorrette le ragioni di coloro che ancora devono ricevere anche la prima inoculazione e i modi forcaioli dei secondi, ma permetteteci di sottolineare che questa confusione nasce da una comunicazione governativa davvero farraginosa e altalenante.

No, non parliamo dei veri NO VAX: a costoro, che per fortuna sono numericamente irrilevanti (anche se un certo rumore mediatico lo fanno), del resto come i terrapiattisti, è inutile ogni confronto basato su evidenze scientifiche ma pensiamo ai tanti che, in questi mesi, sono rimasti dubbiosi alla finestra sentendosi frastornati dalla guerra (a nostro parere anche commerciale) tra i diversi vaccini disponibili, dalle tarantelle di è meglio questo o quello e, addirittura, dalle teorie – ovviamente ben poco sperimentate – sulla bontà del mix tra dosi eterologhe (ossia di diversi vaccini) come se si stesse parlando di cocktail al bar, quando ci si era resi conto che la logistica della distribuzione dei vaccini non poteva assicurare la seconda dose di una certa marca è tipo di preparato.

Sui vaccini, purtroppo, si è detto tutto e il contrario di tutto, specie se a parlare sono stati personaggi che, autorevolissimi nei rispettivi campi professionali, a ben guardare non hanno molto a che vedere con le questioni vaccinali.

A nostro modesto parere, visto che nel nostro piccolo pure noi ci occupiamo di comunicazione, buona parte della differenza della fiducia che la gente ha dei vaccini, tra la attuale pandemia del C19 e di passate epidemie, è tutta qua.

Gli italiani, brava gente, ossia persone semplici e di cuore. Ma non sono stupidi e se è evidente una forzatura nella comunicazione istituzionale, beh … se ne accorgono.

Sperare poi che l’uomo della strada, quello che ha una preparazione scientifica sull’argomento dato dalle scuole medie ma che si nutre delle informazioni apprese in TV e sui social, frastornato dalla cacofonia mediatica sull’argomento, non resti perplesso e possa decidere a prescindere da quanto mediaticamente gli arriva è poi quanto meno ottimistico.

A nostro avviso, ed è una precisa responsabilità che addossiamo al Governo, è stato questo il vero anello debole della catena dell’intera filiera vaccinale. Anche la RAI, che per il suo ruolo pubblico e istituzionale dovrebbe avere una credibilità ben oltre le reti commerciali, negli anni ha abdicato a questa funzione per cui anche se, tra i tanti tromboni – sedicenti opinionisti (o addirittura proposti come specialisti) – che invitati alle trasmissioni si sperticavano sulle più fantasiose teorie ve sono passati di specialisti davvero credibili, questi ultimi sono rimasti del tutto coperti dal rumore della rimanente spazzatura mediatica.

Che poi il Generale Figliuolo sia stato ben più efficace del suo predecessore non ci piove (e, in verità, non avevamo dubbi), ma anche un pragmatico come un militare sa essere è, diciamo così, rimasto parzialmente vittima del “fuoco amico” della pessima comunicazione istituzionale che il Governo ha messo in campo.

I media del main stream, in questo caso, si sono comportati come i peggiori tabloid inglesi, del tutto tesi a fare audience e per nulla preoccupati di porgere al pubblico verità scientifiche.

Ciò non per giustificare i NO VAX, ci mancherebbe, abbiamo già detto che anche solo sperare di dialogare con loro sarebbe inutile, ma solo per spiegare perché, a nostro avviso, una parte della popolazione è rimasta alla finestra e il Governo ha poi dovuto rendere di fatto obbligario il Green Pass praticamente per qualunque atto di socialità.

Dal 6 agosto prossimo, infatti, risulterà necessario esibire il Green Pass anche se si vorrà andare a mangiare una pizza.

Dunque l’unico metodo per convincere gli italiani ancora perplessi è prenderli per la pancia? Dunque italiani sono solo pizza, mandolino e Pulcinella?

Secondo noi non è così e, per favore, evitiamo i soliti stupidi luoghi comuni per cui l’italiano medio è pittato come un piccolo meschino opportunista, un individualista poco incline ai doveri sociali e rimettiamo le responsabilità a chi davvero le ha.

Il Green Pass, che dal 6 agosto sarà imposto per potere svolgere qualunque attività sociale, è certamente un utile strumento per obbligare coloro che sono rimasti perplessi sul tema vaccinale ma ha il retrogusto di un colpo basso ai principi di libertà tanto decantati da tutti. Una forzatura resosi necessaria solo per correggere gli errori che la stessa compagine politica che oggi lo istituisce ha commesso nel recente passato.