La difesa di un soldato


Lo scritto che riportiamo in questo articolo, tratto dal Bulletin de la Paroisse de Gressoney La Trinité) è datato 15 febbraio 1880 e ci ha colpiti per la sua genuinità e la straordinaria fede che sprigiona dalle parole. Il parroco che la riportò (in patois valdostano) era sicuramente uno dei pochi a saper leggere e scrivere, ma aveva anche una buona memoria che gli permise di trascrivere un processo verbale a carico di un buon soldato piemontese. Si tratta della difesa di questo soldato condannato a dieci giri di verghe in mezzo a 200 uomini per aver contemplato un mazzo di carte in chiesa durante la Messa.
Va detto, per meglio capire la gravità della punizione inflitta, che un giro di verghe tra 200 soldati significava che il malcapitato avrebbe dovuto correre tra due file di cento commilitoni per parte, ciascuno dei quali avrebbero cercato di bastonarlo. È facile intuire che 10 giri così significavano morte certa.
Ma lasciamo al cronista il racconto degli avvenimenti, inclusa la morale che chiude il brano.

Era un giorno di festa e, come era uso e dovere per tutti, i soldati piemontesi andarono a Messa. Durante la funzione un soldato di un reggimento di fanteria, invece di prendere fra le mani un libro di preghiere oppure non prendere niente, estrasse dalle tasche un mazzo di carte e si mise a meditarle una per una.
Un sergente che l’osservava gli ordini di nasconderle, ma il soldato non. rispose e tantomeno gli obbedì e continuò la sua meditazione sino al termine della Messa. Il sergente, irritato da tale affronto, dopo il rito lo condusse davanti al Maggiore e gli racconto tutto.
L’ufficiale, fortemente irritato contro di lui, gli disse: “Come osi tenere in mano un mazzo di carte in chiesa invece di un libro di devozioni? Ebbene, se domani tu non saprai difenderti pagherai con dieci giri di verghe in mezzo a duecento uomini”.
Allora il soldato rispose al Maggiore: “Voi dite giustamente che il luogo & sacro e che tutti devono applicarsi alle loro meditazioni, come io mi applicai alle mie”. Per l’ufficiale questo non fu sufficiente per scusarlo: “Domani preparati a ricevere la punizione che ti ho annunciato”.
Il soldato riprese quindi il mazzo di carte dalla tasca e disse al Maggiore:
“Ecco la mia difesa” e fece la seguente spiegazione: “Quando vedo un asso io rifletto che non c’é che un solo Dio creatore del cielo e della terra. Il due significa che ci sono due nature in Cristo, la
natura divina e la natura umana. Il tre significa le tre persone nel solo Dio.
Il quattro sta a significare i quattro evangelisti: Giovanni, Marco, Luca e Matteo. Il cinque sono le cinque piaghe di Gesti Cristo. Il sei mi fa pensare ai sei giorni che Dio impiego nella creazione del mondo. Il sette che dopo sei giorni dalla creazione Dio si riposo il settimo. L’otto rappresenta
gli otto personaggi che si salvarono dal diluvio, cioè Noé, sua moglie, i suoi tre figli con le loro mogli. I nove i nove ammalati guariti dal Signore e che ebbero l’ingratitudine di non rendergli grazie. Il dieci mi ricorda i dieci comandamenti che Mosé ricevette sul Monte Sinai in mezzo ai tuoni e ai fulmini”.
Dopodichè il soldato prese tutte le figure mettendo da parte il solo fante di picche dicendo: “Tu infame, disonorato, non devi restare con gli altri, ma questi qui (gli altri tre fanti) saranno i balordi che hanno crocifisso Nostro Signore Gesù Cristo. Le quattro dame sono Maria ¢ le tre pie donne
che visitarono il Santo Sepolcro.
I quattro re significano i tre Re Magi che vennero dall’Oriente per adorare l’incomparabile Re, cioè Gesù Cristo appena nato, ed il Re Erode che voleva uccidere il bambino Gesù”.
“Tutte le volte che vedo le carte di fiori mi rammentano il Redentore che al posto dei fiori fu incoronato con le spine aguzze. Vedendo le carte di picche mi ricordo della lancia e dei chiodi che hanno forato il costato, le mani e i piedi del nostro Salvatore.
Vedendo i cuori mi ricordo del grande amore che infiammo Gesù morendo per noi sulla croce. Con i quadri rifletto che la Chiesa si è espansa nelle quattro parti del mondo”.
“Osservo inoltre che nelle carte ci sono 365 punti e appunto nell’anno ci sono 365 giorni. In totale le carte da gioco sono 52 e le settimane dell’anno sono 52. Ci sono 12 figure ed i mesi dell’anno sono 12. I quattro colori significano le quattro stagioni. I blasfemi che preferiscono giocarle mi ricordano quello che gli Ebrei lanciarono contro Gesù Cristo. Il denaro che essi giocano significa i trenta denari con i quali Cristo fu venduto da Giuda. La gioia che segue il gioco mi ricorda la gioia delle sante anime del Limbo quando furono liberate da Dio.
Il diritto ed il rovescio delle carte significano il Paradiso e l’Inferno. Non saprei che altro dirvi per mia difesa. Signor Maggiore, credo che medito molto meglio su un gioco di carte che su un qualsiasi libro di devozioni”.
Allora il Maggiore gli chiese che cosa significava il fante di picche che aveva messo in disparte dicendo che era un infame disonorato.
“Questo fante – rispose il soldato – è quello che mi ha condotto davanti a voi per farmi punire”.
L’ufficiale, ascoltando questa difesa, lo mando immediatamente assolto dalla pena che prima gli aveva minacciato e fece grandi elogi per la sua presenza di spirito.
Imparate quindi a non avere cattivi sospetti dei vostri fratelli se non volete somigliare al fante di picche.

Bulletin de la Paroisse de Gressoney La Trinité, 15 febbraio 1880.

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Fonti:
Archivi della Parrocchia di Gressoney La Trinité (AO)
Corriere AVIS Piemonte