Il recupero del sottomarino nucleare sovietico K-129


Nel marzo del 1968 un sottomarino convenzionale sovietico classe Golf ebbe un incidente durante una missione di pattugliamento nell’Oceano Pacifico, circa 1900 miglia nautiche a nord-ovest delle Hawaii. Il battello affondò con il suo equipaggio ed il suo carico di armi nucleari. Era un battello a propulsione diesel elettrica classe Golf che, dopo aver completato con successo due missioni di deterrenza nucleare nel Pacifico nel corso del 1967, partì il 24 febbraio 1968 per la sua terza missione.
Subito dopo aver lasciato il porto e condotte le consuete prove di immersione, il K-129 comunicò alla base che tutto andava bene e che proseguiva verso la zona di operazioni. Fu il suo ultimo messaggio. Entro la terza settimana di marzo il K-129 fu ufficialmente dichiarato disperso e venne organizzata una missione di ricerca che comprese tutte le unità aeronavali disponibili nel Pacifico. Fu proprio questa attività ad insospettire gli americani e a pensare che un sottomarino russo fosse affondato da qualche parte nel Pacifico settentrionale.
La Marina statunitense ipotizzò quindi una mission impossible: scoprire il punto di affondamento e recuperare il sommergibile per poter esaminare le testate dei missili nucleari imbarcati ed accedere alle apparecchiature crittografiche al fine di decifrare i codici navali sovietici.
Nasceva così il “progetto AZORIAN”. Attraverso i dati della rete SOSUS – la rete di boe sonar americana – fu triangolato un picco sonoro avvenuto nella zona interessata dalle ricerche dei russi. Il picco, avvenuto l’8 marzo, era debole e faceva presupporre un esplosione in superficie.
Fu inviato il sommergibile speciale USS Halibut, di cui abbiamo già scritto, da poco rammodernato e modificato con l’introduzione di speciali equipaggiamenti segreti per le ricerche di eventuali relitti sovietici a grandi profondità. Una volta in zona l’Halibut fece uscire un mezzo filoguidato, dotato di sonar e macchine fotografiche, e dopo alcune settimane trovò il relitto del sottomarino sovietico. Il K-129 risultava adagiato sul lato di dritta ad una profondità di circa 5000 metri. Il battello presentava uno squarcio dietro la torretta, forse provocato da un’esplosione, e due dei tre missili nucleari apparivano gravemente danneggiati. La comunità di intelligence americana incaricò il miliardario Howard Hughes di costruire una nave di grandi dimensioni, in seguito chiamata Hughes Glomar Explorer (HGE), per recuperare il sottomarino.
L’operazione di salvataggio iniziò nel 1974 ma con scarsi risultati. Nel 1975, gli Stati Uniti pianificarono un secondo tentativo ma una fuga di notizie fece annullare l’operazione. Un articolo di Mark Strauss, pubblicato su IO9, racconta come nel 1969 la CIA riunì una piccola task force di ingegneri e tecnici per sviluppare un progetto altamente innovativo ovvero il recupero di un sottomarino sovietico di 2.500 tonnellate sul fondo dell’oceano a una profondità di 16.500 piedi. Naturalmente nel più assoluto riserbo. Il progetto prevedeva l’impiego di un’enorme nave per il recupero del battello con una camera interna dotata di un fondo che poteva aprire e chiudere, un “veicolo di cattura” in grado di afferrare il battello ed una chiatta in grado di immergersi e tornare sotto la nave di recupero, per consegnare in maniera occulta la sua preda nascosto a qualsiasi potenziale ricognizione.
La CIA stipulò un contratto con la Summa Corporation, controllata della Hughes Tool Company di proprietà dell’industriale miliardario Howard Hughes, per costruire una nave di recupero da 3600 tonnellate, lunga 618 piedi, che fu denominata Hughes Glomar Explorer (HGE). Una nave di quelle dimensioni fu giustificata come mezzo per estrarre i noduli di manganese situati sul fondo dell’oceano.
Gran parte dei media resero popolare la storia del futuro sfruttamento delle ricchezze minerarie che si trovano nelle profondità degli abissi.
Negli anni che seguirono la CIA rifiutò di rilasciare documenti, dicendo che non poteva “né confermare né smentire” alcuna connessione con Hughes Glomar Explorer. Solo nel 2010, fu pubblicato un articolo di 50 pagine che descriveva il progetto AZORIAN che era apparso in un numero dell’autunno 1978 del giornale dell’agenzia, Studies in Intelligence. Grazie alla pubblicazione di un volume di The Foreign Relations of the United States (FRUS), redatto dagli storici del Dipartimento di Stato, molti dettagli sono stati rivelati.  Il FRUS, National Security Policy: 1973-1976, contiene circa 200 pagine sul Project AZORIAN.
Nel frattempo, anche se l’operazione Azorian progrediva, incominciarono a sorgere dubbi sul costo efficacia della missione. Una commissione ad hoc decise che c’era ancora molto da guadagnare dall’operazione. Forse non era così importante recuperare i missili SS-N-5 a breve raggio del sottomarino l’interesse permaneva per l’attrezzatura crittografica. In una nota interna si riportava che “le disposizioni per la gestione e la disposizione dell’equipaggio di destinazione rimangono generalmente conformi alla Convenzione di Ginevra del 1949. Saranno trattate con il dovuto rispetto e restituite al fondo dell’oceano. “
In un appunto successivo fu sottolineato l’intento di raccogliere gli effetti personali dell’equipaggio deceduto per riportarli alle loro famiglie, come un gesto di buona volontà nel caso i sovietici scoprissero il vero intento dell’operazione. Il 3 giugno 1974, dopo sei anni di sforzi, la fase esecutiva del progetto AZORIAN ebbe inizio. La nave di recupero partì dalla costa occidentale il 15 giugno e arrivò in zona di operazioni il 29 giugno. Ma la missione di recupero, da giugno ad agosto del 1974, ebbe solo parzialmente successo.
Sebbene una parte del sottomarino fu recuperata, il resto dello scafo ricadde sul fondo a causa di un guasto nel meccanismo di cattura. Iniziò immediatamente la progettazione di un secondo sistema di aggancio da impiegare nella stagione estiva successiva (luglio e agosto 1975).  Ai problemi tecnici si aggiunsero quelli politici. Henry Kissinger, che aveva sostenuto il progetto, era molto preoccupato. Fin dal gennaio 1974, il giornalista del New York Times, Seymour Hersh, stava indagando sulla storia e non si era più sicuri per quanto tempo il progetto AZORIAN sarebbe restato segreto.
La situazione capitolò quando, il 5 giugno 1974 il quartier generale di Los Angeles della Summa Corporation di proprietà di Hughes fu violato ed i ladri rubarono quattro scatole di documenti tra cui un promemoria che descriveva il progetto segreto della CIA. E’ evidente che fu un furto su commissione: 4 individui non rischiano la galera per rubare delle scartoffie, a meno che il compenso non si più che adeguato!
Il 7 febbraio 1975, il Los Angeles Times pubblicò un breve articolo che riferiva che Howard Hughes aveva un contratto con la CIA per sollevare un sommerso Sottomarino nucleare russo dall’Oceano Atlantico. Il 18 marzo 1975, l’editorialista sindacato Jack Anderson menzionò l’Hughes Glomar Explorer nel suo programma radiofonico nazionale e dichiarò la sua intenzione di rivelare ulteriori dettagli sull’operazione. Il giorno dopo, diversi giornali tra cui il Los Angeles Times, il Washington Post e il New York Times pubblicarono articoli in prima pagina che rivelavano che Hughes Glomar Explorer, in un’operazione guidata dalla CIA, aveva recuperato una parte di un sommergibile sovietico sommerso durante l’estate del 1974.
Con sorpresa della Casa Bianca, la reazione sovietica fu meno reattiva del previsto e la CIA ritenne che forse non ci sarebbe stato un interesse della controparte a sollevare troppi problemi, almeno alla luce del sole. Questo non voleva dire che i sovietici gli avrebbero lasciato la possibilità di ultimare la missione. Un rimorchiatore oceanico sovietico si posizionò sul sito il 28 marzo e gli americani incominciarono a temere uno scontro diretto con navi della marina sovietica. Il Progetto AZORIAN fu quindi dato per concluso, con un costo totale dell’operazione di 800 milioni di dollari. La  Hughes Glomar Explorer fu riadattata per eseguire perforazioni in mare aperto e nel 2010 fu venduta ad un’azienda privata, la Transocean, nel 2010 per 15 milioni di dollari. Nel 1992, fu annunciato che nella parte dello scafo recuperata furono ricuperati i corpi di sei membri dell’equipaggio ma, a causa del livello di contaminazione radioattiva, i poveri resti furono seppelliti in mare in una cassa di acciaio con gli onori militari.
Nel 1993 la campana del K-129 fu consegnata al governo Russo dall’ambasciatore americano a Mosca, ma la causa dell’incidente, se scoperta, non fu mai rivelata.

 


.
Fonti:
New York Times
Ocean4future