2020: facciamo il bilancio


È giunto il momento di fare il bilancio di quest’anno appena finito. Un annus horribilis, non c’è dubbio, come non se ne vedevano dai tempi della Guerra, sebbene per motivi diversi.
Nonostante gli anni scorsi ad ogni fine dicembre si era soliti dire che difficilmente il successivo avrebbe potuto essere peggio, crediamo che questa volta ben pochi, se escludiamo i produttori di mascherine e di vaccini, si avventureranno a predire un futuro più nero.
E’ stato un anno dominato da una politica strana, insolita a dir poco, sicuramente raffazzonata: l’unica politica che il governo più approssimativo e dilettantesco dell’intera storia nazionale sia stata in grado di mettere in scena. Un governo di traditori, di voltagabbana, di irresponsabili, di bugiardi ma soprattutto di incompetenti, che hanno portato il Paese oltre al punto di non ritorno di un’economia asservita alla finanza mondialista e onnivora.
Ricordiamo ancora le geremiadi di Di Majo (“Noi mai col partito di Bibbiano!”) e di Zingaretto (“Mai andremo con i Cinque Stelle, sono stufo di ripeterlo!”). Già, talmente stufo che alla prima occasione di fare comunella si sono fiondati nelle braccia l’uno dell’altro e si sono spartiti la torta gentilmente offerta da un Salvini suicida (ma che forse non poteva fare altro…). Fatto sta che una farsa iniziata a settembre 2019 con poche speranze di vedere la Pasqua successiva è stata trasformata in tragedia infinita da un virus presentatosi lì per lì a mo’ di deus-ex-machina, salvando la seggiola dell’avvocato Conte (e probabilmente la panchina dell’altro Conte, ma questa è un’altra storia).
Insomma, tra seggiole, panchine e poltrone in Italia bisogna avere culo per sedersi: è una verità incontrovertibile. Ma non pensavamo che vi fossero ancora così tanti posti a sedere: e invece, avendo altri trecento culi a disposizione, il premier (minuscolo come la sua statura politica) s’è ingegnato a trovare altrettante poltroncine: quelle del mai abbastanza discusso Comitato Tecnico Scientifico, il quale – data l’incompetenza dei ministri – avrebbe dovuto guidare l’Italia fuori dalla palude della pandemia. Così, con uno schiocco di DPCM ecco pronti 450 strapuntini a 800 euro al giorno di paghetta. Dovevano star lì tre mesi; sono ancora lì dopo quasi un anno: lascio a voi il conto della spesa.
Ma intanto i soldi non sono un problema: tra MES e Recovery Fund ne arriveranno a bizzeffe da Santa Madre Europa che giungerà su una troika trainata da renne, costruita dalla Renault e profumata con acqua di Colonia, e provvederà a noi e ai nostri bisogni, così come dettati dall’altra masnada di tecnocrati che ha steso i progetti da presentare a Bruxelles: oltre 550 progetti uno più stupido dell’altro (vedasi l’articolo “Recovery fund: progetti buoni e cattivi” del 4 ottobre scorso). Non una parola (né un ghello) per la Sanità, ma nuovi interruttori per la luce al Ministero degli Esteri. Ci viene il sospetto che il ministro non sia capace di usare quelli oggi in uso.
Però questi famosi progetti, che avrebbero già dovuto essere pronti da un mese, a quanto pare sono ancora al palo, causa l’inefficienza cronica della burocrazia. Così a fine febbraio, quando scadranno i termini, speriamo che possano essere davvero presentati e messi all’incasso, altrimenti bisognerebbe ammettere che ha visto giusto Renzi, il quale proprio in questi giorni sta latrando contro gli alleati, agitando la propria stampella e dichiarando che mai e poi mai il suo partit(in)o si renderà complice del più colossale spreco di denaro della storia repubblicana. Siamo certi che, alla fine, il novello Enrico Toti quella stampella non la getterà contro i nemici della Patria, i quali saranno ben lieti di fagli nuovi ponti d’oro pur di rimanere in sella almeno fino all’estate, quando scatterà il semestre bianco. Ma un ripensamento, chissà, anche il Bomba potrebbe avercelo, magari tentato da unioni morganatiche con quel Cavaliere che – lungi da essere senza macchia – ad alcuni fa ancora paura.
Non vedo e non vado oltre: non sono Nostradamus, troppo spesso citato a sproposito in questi giorni, né (per fortuna!) quel Paolo Fox che, dopo la sua predizione di un 2020 felice e prospero soprattutto da marzo in poi, vedrei bene abbracciato a un coccodrillo del Nilo.
Mi spiace di non poter tirare le somme su altri aspetti della nostra società come ogni anno si usa fare. Ad esempio sarebbe stato interessante sapere quanto il turismo ha sofferto di questa pandemia, giacché pare che la seconda ondata sia stata causata dal troppo turismo scatenatosi dopo che il governo ha aperto le gabbie. Purtroppo causa Covid-19 non è dato a sapersi.
Avremmo voluto vedere le imprese sportive dei nostri atleti sia in campo nazionale che in occasione dei Giochi Olimpici estivi di Tokyo, per gioire di quelle vittorie insperate che ogni tanto il mondo sportivo ci sa regalare,ma anche in questo caso causa Covid-19 non è dato a sapersi.
Sarebbe anche interessante conoscere l’incidenza della chiusura delle partite IVA soprattutto nel settore della ristorazione, obbligata per DPCM ad adeguare locali e procedure per poter riaprire e subito dopo obbligata – sempre per DPCM – a chiudere, forse per sempre. Purtroppo causa Covid-19 non è dato a sapersi.
Sebbene il Censis abbia sciorinato alcune insipienti statistiche, tanto per far vedere che qualcosa si fa, ne mancano almeno due all’appello, che col loro silenzio assordano gli italiani pensanti: in primis la variazione di rendimento lavorativo a seguito della messa in atto del cosiddetto ‘smart working’. Chiarisco subito che tale termine è una fregatura nascosta dal trombonismo della lingua albionica. In italiano si direbbe ‘lavoro furbo’ e chissà perché all’italiano pensante fa sorgere il dubbio che chi ha coniato il termine avesse in testa che gli italiani che si recano in ufficio siano invece stupidi. Purtroppo anche questo dato, positivo o negativo che sia, causa Covid-19 non è dato a sapersi.
L’altro dato statistico mancante è il numero di morti per cause naturali comprese nelle più frequenti patologie che ogni anno falciano la popolazione: cardiopatie, tumori, diabete, malattie del sistema respiratorio e del sistema nervoso. Purtroppo causa Covid-19 nemmeno questo è dato a sapersi.
E ciò è grave. Speriamo almeno che nei primi mesi del prossimo anno l’Istat colmi questo gap e si riesca a fare chiarezza sui troppi numeri che i troppi esperti hanno dato in questi mesi. Già, perché tra TV e giornali sono stati scomodati virologi, infettivologi, immunologi, epidemiologi, batteriologi (perché???) e finanche veterinari, come ad esempio la dottoressa Ilaria Capua, laureata in Medicina Veterinaria a Perugia e specializzata all’Università di Pisa in Igiene e Sanità Animale, dalle cui labbra pendono giornalisti e anchormen di ogni estrazione, gli stessi che buttano fango addosso a premi nobel e ai loro allievi.
Se poi qualcuno si dovesse chiedere come mai la Capua sia stata esiliata in Florida, beh, cercate di arrivarci da soli.
Infine speriamo di vedere pubblicato il dato riassuntivo dei decessi del 2020 per l’epidemia influenzale che ogni anno miete dalle 6 alle 8mila vittime, ma che quest’anno sembra non aver causato il minimo danno. Possibile? Anche qui, per il momento, causa Covid-19 non è dato a sapersi.
In conclusione, un bilancio vero è proprio, causa Covid-19 non è possibile farlo. La speranza resta quella di poter tirare le somme tra un po’ di tempo, almeno su quegli aspetti sui quali il premier (sempre più minuscolo) non avrà messo il segreto di stato per salvarsi la ghirba, altrimenti ci potrebbero voler altri 50 anni e chissà quante altre epidemie o pseudo-tali…
Nel frattempo alcune avvisaglie hanno fatto capolino all’orizzonte: Chico Forti torna finalmente in Italia, Verona ha revocato la cittadinanza onoraria a Roberto Saviano, il Regno Unito esce definitivamente dall’UE.
Direi che basta già questo per farci sperare in un futuro migliore.
Buon 2021 a tutti.