
Il politico conservatore – Uomo e donna: avvicinamento o allontanamento?
I pericoli del Ddl Zan e delle nuove tecnologie riproduttive.
L’esperienza sociatrica di circa 200 casi di rapporti di coppia e familiari, condotti anche attraverso l’associazione “Educhiamo Insieme”, ente di servizi preventivi all’iter di scioglimento di unioni matrimoniali, operativa nel centro-nord, ha donato una base clinica ad alcuni elementi di fondo del rapporto uomo-donna, su cui si è fatta, anche ad arte, molta confusione (DDL Zan, cosiddetto anti-omotransfobia, docet).
I presupposti confermati da questa cospicua esperienza di clinica sociologica sono i seguenti:
1. Il legame uomo-donna è caratterizzato da una funzione socio-biologica importantissima: la riproduzione.
2. Tale funzione socio-biologica si espleta attraverso manifestazioni coesive che devono portare al rapporto fisico.
3. Il rapporto fisico è strutturato su sensazioni piacevoli.
4. Le dimensioni antropometriche e percettive sono prevalentemente suddivise tra i 2 sessi: dimensioni e forza fisica, il maschio; evidenza sensoriale e tecniche di seduzione la femmina; la vicinanza (anche solo semiologica, ad esempio la pubblicità), fa scattare il desiderio che è anche un progetto di piacere. Se non soddisfatto, esso viene inconsapevolmente memorizzato, in attesa di soddisfazione, soprattutto nel maschio.
Il genere femminile ha in origine una doppia connotazione: una genericamente sociale (lavorativa, relazionale, culturale, ecc.) analoga al maschio e una seconda riproduttiva specifica. Tale doppia connotazione si mantiene fino alla menopausa, che fa decadere quella riproduttiva.
Nella società antica, ma non si deve andare molto indietro nel tempo e nemmeno molto in là nello spazio, la donna era vista soprattutto per il suo ruolo riproduttivo e, semmai, come fonte di lavoro fisico. Molto raramente era considerata per la sua capacità di lavoro mentale, e quasi sempre in modo subordinato all’uomo.
La scienza, prima dell’antropologia e della politica, ha cambiato molti riferimenti. Ad esempio, le neuroscienze hanno riqualificato alcuni elementi del funzionamento del sistema nervoso centrale umano, dimostrando la correlazione tra ormoni e neuroni, e quindi un profilo, inatteso dal pensiero comune, sulle particolarità dell’intelligenza femminile e sulla grande opportunità della composizione con l’intelligenza maschile. Le due intelligenze si mostrano molto diverse nella loro meccanica profonda (limbica e rettilea) e, se non proprio identiche, si mostrano invece omogenee nella meccanica superficiale (corticale) e razionale.
Dunque, tra uomo e donna umani ci si intende, anche se nella donna la componente corticale è influenzata dalle variazioni ormonali che agiscono sotto di essa: la natura ha voluto che i mix ormonali femminili si presentassero casualmente diversi e non prevedibili per circa 500 volte (ogni mese dell’epoca fertile) nella vita di una donna.
Ogni cattivo funzionamento del cervello corticale (ragione, logica, memoria, ecc.) danneggia qualunque tipo di relazione, se non adeguatamente considerato: ciò può essere conseguenza anche di volontà e pratiche che lo indeboliscono, a prescindere dalle perturbazioni biologico-ormonali dagli strati limbico e rettileo sottostanti.
Senza appoggiarsi a semplici supposizioni o ipotesi (ad esempio funzionamento inconscio o radio dei feromoni nella seduzione, ecc.), il complesso impatto psicosensoriale della vicinanza all’altro sesso comporta un’invasione del cervello corticale con aggiunta di motivazione edonistica, che porta sempre i 2 soggetti M e F a considerare il contatto e, in fondo, anche in modo inespresso o inconsapevole, l’atto sessuale, sobriamente diretto verso la continuazione della vita della specie.
Dunque, affinché tra uomo e donna si sviluppi un altro sentimento sistemico, come l’amicizia, non gravato dalla fondamentale missione riproduttiva, cioè libero da comportamenti a quello scopo, occorre che tale missione non esista o che sia esplicitamente negata. Ma, a buon intenditore, è chiaro che tale missione è impiantata nel sistema psicocognitivo maschile e femminile, quindi il suo superamento richiede lavoro, e un lavoro non ovvio…
Per fare un esempio, una donna in menopausa può rimanere molto attraente anche se è venuta ormai meno la sua motivazione riproduttiva. Infatti, i suoi comportamenti seduttivi naturali e appresi, non cessano con la fertilità. E così le reazioni maschili a tali comportamenti, che sono prevalentemente inconsce e fenomeniche, cioè guidate da percezioni standard.
Un sentimento come l’amicizia che agisce per principio in assenza di contatto sessuale (cioè senza quel contatto fisico complesso e sistemico che tocca tutti i sensi e la visione intellettuale) ha difficoltà ad emergere tra uomo e donna, ma non è assolutamente impossibile. Esso deve superare (o non avere, caso degli omosessuali) pulsioni desideranti di tipo sessuale verso l’altro sesso: ottenere ciò richiede comunque labor (fatica, un lavoro) o rinuncia all’oggetto sessuale (sempre in qualche modo lavoro e fatica).
La società di grande massa del terzo millennio ha usato meccanismi mai visti di comunicazione basati sull’attrazione sessuale, per esempio nel campo pubblicitario. Ha destato moltissimo desiderio non conscio e anche conscio, e quindi ha esposto molti esseri umani (soprattutto maschi) alla frustrazione. Questi ultimi, per evitare la frustrazione e il conseguente ciclo disagio-malessere-dolore, stanno optando per evitare la sua causa. E quindi cadono con frequenza in progetti edonistici più facili (sostituzione dell’oggetto sessuale femminile, con l’omosessualità o anche col sesso virtuale), riducendo l’interazione sistematica tra i sessi.
Allo scollamento tra maschio e femmina vengono a corrispondere nel mondo moderno adeguamenti dei sistemi istituzionali, con leggi che danno anche statuto socio-giuridico a tipi di unione differenti da quella uomo-donna. In aggiunta, le donne hanno sempre migliori e più facili prospettive di autonomia, sia grazie alla sostanziale (anche se ancora forse imperfetta) integrazione nel mondo del lavoro, sia rispetto ad alternative riproduttive che non richiedono la presenza fisica del maschio (banche del seme) e ormai nemmeno quella genetica (fecondazione eterologa in vitro direttamente con DNA senza transito necessario attraverso lo spermatozoo, tramite la quale un ovulo femminile può essere fecondato da un DNA aploide proveniente da altro ovulo femminile).
È palese come le più estreme tra le nuove tecniche riproduttive sono oggi al punto di configurare il rischio di una vera e propria “mutazione” della specie umana, con esiti di certo tutt’altro che rassicuranti. La natura trova sempre un equilibrio, anche se non necessariamente è il migliore o anche soltanto quello che vorremmo.