Genova, si dice…


Illustrazioni di Igor Belansky.

Si dice che siamo mugugnoni, si dice che siamo poco sorridenti, che la nostra è una popolazione vecchia. E tanto altro si dice.
E noi certo non facciamo nulla per sfatare questi luoghi comuni. Perché? Probabilmente perché poco ci importa di quanto raccontano sul nostro conto. Abbiamo sufficiente consapevolezza di noi stessi da andare avanti per la nostra strada, infischiandocene delle voci che circolano al nostro proposito, consci che quanto vale è la sostanza delle cose.
Siamo genovesi, abbiamo una città che ci assomiglia, classica e signorile, sicura nelle sue linee e nei suoi profili, non più ricca, forse decaduta, ma capace di tanto orgoglio e dignità.
Un passato di gloria, una fama di regina dei mari, al punto da regalare le insegne ed i colori del proprio vessillo agli inglesi, un presente di fermezza interiore indomita di fronte agli sfortunati eventi che l’hanno profondamente ferita nei suoi organi vitali, nel suo respiro e nelle sue arterie.
Stupenda nei suoi tanti angoli medievali nascosti fra le case (NDR: Nella illustrazione a capo articolo la Commenda di Prè), splendida nei suoi palazzi, sorprendente nelle sue luci che svelano scorci incredibili, cosmopolita ed aperta a insediamenti stranieri. Profondamente civile.
Ed è proprio il senso della nostra civiltà che ci individua e fa di noi una popolazione capace di stare al passo con chiunque, senza timori reverenziali, Genova aborrisce le grevità e si distingue per eleganza.
Città di mare, Genova è anche il proprio entroterra, la propria campagna, il proprio vento, il sole forte e le piogge torrenziali, i monumenti equestri, i voli degli uccelli migratori, i pappagalli che si sono fatti stanziali nei tanti parchi pubblici cittadini. Variegata, suscita curiosità giustificata perché nella sua struttura tradizionale offre spunti frequenti di modernità mescolata all’antico, al trascorso.

Igor Belansky – piazza De Ferrari

Risultato della nostra storia, oggi ne siamo svolta verso il futuro, giovani che indagano sulle possibilità del mondo, vecchi che non si arrendono. Donne che vanno fiere della propria autonomia conquistata attraverso l’intelligenza del sentire, uomini che si interrogano sul senso del vivere. Terra di pensiero, di arte e di musica.
Profondamente giusta, Genova non fa vanto esagerato di sé. Misurata e credibile offre quello che ha senza millantare. Senza cercare scuse quando non ne ha, preferisce il vero alle false apparenze.
Chi voglia capire Genova venendo da fuori, sia esso migrante o turista, dovrà profondamente calarsi nella sua realtà, perché la superficialità non è di noi, perché il nostro sguardo fa intendere quanto lontano capiamo e quanto aderente al vero sia sempre il senso del nostro discorrere.
Eppure spiritosa quando è il caso di esserlo, capace di autoironia creativa, di far risorgere il riso dei bimbi e la serenità degli adulti dal proprio carattere ad un tempo flessibile e robusto.
Conoscere Genova è conoscere un universo, che vive con uno stile, anche laddove il commercio sia illegittimo e la frode possa stravolgere il costume, là dove il degrado sia abitudine. Genova illecita è pure un habitat coerente e non in disarmonia.
Raccontare Genova agli altri è come parlare di qualche cosa che sfugge ad ogni definizione, un quadro talmente originale da parere dipinto da più mani, da artisti di grande estro e fantasia. Genova è noi, che siamo quanto il tempo ci ha fatto. Genova è quel che noi abbiamo fatto del tempo.