Aboliamo ogni ormai inutile contrapposizione, anche in occasione del 25 aprile


Il tortuoso cammino verso un’autentica pacificazione nazionale

Quali sono i veri interessi in gioco? A volte si fatica a capire singoli e organizzazioni che, con una litania un pò stanca, si arroccano ancora su vecchi schemi del passato. Sentono l’urgenza di esserci ancora a tutti i costi, quasi reputandosi unici veri depositari di legittime rappresentanze, ma è veramente così? E’ storicamente provato che molti traguardi che costoro vantano non furono ottenuti soltanto con il concorso di un’unica parte e, pertanto, ne sono soltanto sedicenti eredi universali. Tra le loro fila, a fianco di ormai rari reduci, per i quali cotanta esigenza di visibilità sarebbe forse condonabile, si intravede gente spesso in buona fede che però anagraficamente ormai poco c’entra con i fatti commemorati. Quindi un’intransigente umanità variegata e indottrinata di vecchi slogan riadattati alla bisogna di mutate condizioni geopolitiche, fino al limite della mistificazione. Come pure, si assiepano personaggi ai quali sbandierare ideali serve per conservare rendite di posizione politiche. Siffatte brame di protagonismo si verificano talora nella ricorrenza di celebrazioni – sì piene di significato, che si rifanno ad un’epoca di eroi e caduti, di vittime e carnefici, di efferatezze -ma che l’estinzione di fatto della generazione dei protagonisti e dei testimoni diretti rende spesso assai lontane dall’interesse della popolazione. Ricordi offuscati. Memorie che, per essere rivivificate, dovrebbero forse essere ripensate nell’accezione di un vero spirito unitario nazionale, fors’anche di un autentico europeismo. Una constatazione che rischia di essere ancora più pregnante nella drammaticità della situazione attuale. Da qualche mese, ossia da quando le corsie delle rianimazioni e di alcuni reparti di terapia intensiva, sub intensiva e di malattie infettive, risultano gremiti di pazienti affetti da coronavirus. Da quando è evidente l’operato di medici ed infermieri per salvare la vita alla gente, con sacrificio e abnegazione. Da quando si assiste ad un aggiornamento quotidiano dei medici e sanitari morti per Covid, è comparsa una nuova categoria di eroi, quella sanitaria. E così ci sono nuovi caduti: chi, sanitario o meno, è stato sopraffatto dalla terribile malattia. E così una categoria, i medici e gli infermieri, indispensabile al funzionamento della sanità (sebbene ci siano alcuni che abbiano in passato ritenuto il contrario), a volte bistrattata, ignorata, umiliata, sfruttata, malpagata, denunciata, è diventata una categoria di eroi! Pertanto, durante questa pandemia, si organizzano flash mob dai balconi per sostenere i nuovi valorosi. Il presidente della Repubblica elogia per televisione medici ed infermieri per quello che fanno. Il Papa li ha ringraziati ed ha pregato per loro. Ai telegiornali vengono quotidianamente trasmesse scene di operatori sanitari che, in tutto il territorio nazionale e nel mondo, in particolare nelle aree più colpite, assistono centinaia, migliaia, di pazienti critici. Pagine di giornale ricoperte di immagini macabre di fosse comuni e di colonne di camion militari che trasportano bare. Un’emergenza sanitaria globale di un effetto tale che al suo termine certamente ogni paese avrà nuove vittime da commemorare e nuovi eroi da celebrare. Con il quasi sicuro effetto di far cadere nel baratro del dimenticatoio, nell’ipotesi peggiore, o di far diventare storia da cui imparare criticamente, nell’ipotesi migliore, episodi importanti appartenenti al passato. È capitato anche per il 4 novembre, il Risorgimento e, andando a ritroso, per fatti, talvolta tragici, che hanno segnato i secoli precedenti. Interesse relegato a ricercatori e cultori. Oggetto di studio non sempre appassionato nelle scuole. Occasione per cerimonie ufficiali, via via sempre più deserte, partecipate sempre meno, fino ad un fisiologico esaurimento, per lo più da attempati nostalgici e annoiate autorità. Tanta la retorica. Poca e distratta la gente. Rari i giovani. Il tiepido patriottismo degli Italiani, che riaffiora per lo più in fasi topiche o quando gioca la nazionale di calcio, non può certo molto aiutare in tal senso. Ci conviene, quindi, restare nell’attualità, invocando finalmente una nuova coesione civile, un afflato di solidarietà, che seppellisca definitivamente contrapposizioni ideologiche vetuste ed utili soltanto ad alimentare pulsioni divisive in una popolazione in questo momento già troppo tormentata e confusa, attanagliata da preoccupazioni di ordine economico e sanitario, bisognosa di serenità e normalità. Questa potrebbe essere la vera ricostruzione nazionale, ciò che compiutamente il nostro popolo non ha conseguito al termine dei due conflitti mondiali del secolo scorso.