Tra venti giustizialisti e coronavirus, così finisce il primo mese di un anno infausto


È inutile negarlo: il nuovo anno non poteva partire peggio.
Da un lato le preoccupazioni per la nuova epidemia mondiale del coronavirus (NDR: in gergo tecnico virus 2019-nCoV), dall’altro i venti giustizialisti di Bonafede che vuole azzerare l’istituto della prescrizione e mantenere in uno stato d’assedio giudiziario la popolazione.
A ben vedere, sono entrambe patologie. La prima, ovviamente, di natura sanitaria, la seconda afferente a uno stato egualmente malato che mira a mascherare i sintomi piuttosto che curare le vere cause dei processi di durata indefinita.
In entrambi i casi sembrano colpevoli governi che si dicono vicini al popolo ma che poi nascondono, insabbiano, rivelano la propria faccia solo se messi spalle al muro.
Se da un lato, infatti, il governo cinese ha taciuto minimizzando la reale portata del problema epidemico sanitario, dall’altro c’è il governo italiano oramai minato dal cancro di una coalizione non più rappresentativa della volontà popolare e che va alla deriva a colpi di provvedimenti inutili e, diciamocelo, contrari a ogni ragionevolezza del diritto.
E già perché l’istituto della prescrizione, finanche contemplato nel diritto dell’antica Atene (dove esisteva un termine di prescrizione di 5 anni per tutti reati, ad eccezione dell’omicidio e dei reati contro le norme costituzionali che non avevano termine di prescrizione), e saggiamente contemplato anche nell’ordinamento giuridico italiano, riflette sia lo scemare dell’interesse dello Stato a punire la relativa condotta col trascorrere del tempo, sia la necessità di un processo di reinserimento sociale del reo inutile dopo molti anni dai fatti contestati.
Ovviamente, anche nell’Italia repubblicana ci sono reati ove la prescrizione non opera come, ad es., l’omicidio. Ci mancherebbe.
Ma si può mai pensare che un reato minore, se lo stato per anni e anni ne trascura la trattazione, abbia ancora un senso a considerarlo?
La questione della certezza della pena, invece, è direttamente figlia della lunghezza dei processi.
Insomma Bonafede, invece che sveltire i processi, preferisce caricare sulle spalle d’un popolo già vessato da una lacerante burocrazia anche il peso delle sue stesse inefficienze.
Insomma, diciamocelo, il nuovo anno è iniziato davvero male e c’è più d’un dubbio che può continuare peggio se non si estirpa il male alla radice. Ciò vale in medicina come in politica.