Calcio – Rosso si ma giallo no


Due episodi molto caldi hanno segnato la partitissima Milan-Juventus di domenica scorsa allo stadio Meazza. Si sono susseguite subito polemiche altrettanto roventi sulle scelte del direttore di gara che hanno finito per condizionare la gara.
Questi i fatti: a San Siro al 39’ del primo tempo, sull’1 a 0 per gli ospiti, nell’area bianconera, Benatia stoppa il pallone con la mano dopo un tocco a seguire di Higuain. L’arbitro Mazzoleni non se ne accorge subito ma, dopo aver consultato il VAR (Fabbri), concede il rigore senza dare il giallo al marocchino. Per il difensore bianconero sarebbe stato il secondo, in quanto già ammonito in precedenza per un fallo su Bakayoko, e quindi sarebbe stato costretto ad uscire e finire la partita tra gli spalti. Secondo la norma 12 del regolamento, l’ammonizione per comportamento antisportivo deve essere comminata se il giocatore autore dell’infrazione «tocca intenzionalmente il pallone con le mani per interferire o interrompere una promettente azione d’attacco». Dunque, secondo l’interpretazione dell’arbitro, data per certa la prima parte della norma, tocco incongruo di Benatia del pallone che comporta come conseguenza il rigore, sarebbe stata invece considerata non “promettente” l’azione d’attacco e quindi tale da non giustificare l’ammonizione, in questo caso il secondo giallo, per l’autore del fallo.
L’azione de quo, con palla al piede di Higuain ed in area di rigore juventina, avrebbe impensierito chiunque; come si fa a non considerarla importante e magari propedeutica o candidabile all’epilogo in rete? Ai più appare evidente che il direttore di gara, dopo aver visionato al monitor l’episodio, si sia concentrato sull’assegnazione del tiro dagli 11 metri dimenticandosi di sanzionare ulteriormente il giocatore bianconero. Manca il secondo giallo, ed è un errore grave visto che, espulso Benatia per doppia ammonizione, il Milan avrebbe giocato in 10 contro 11 per un tempo abbondante.
Dal dischetto il Pipita fallisce l’occasione facendosi respingere il penalty da Szczesny con la complicità del palo. Il Milan spreca clamorosamente un’occasione ghiottissima per il pari e Gonzalo Higuain diventa così il protagonista in negativo di Milan-Juventus: il centravanti ex del Napoli e della Juve prima sbaglia clamorosamente il calcio di rigore, che avrebbe cambiato certamente il corso del match se non il risultato, e poi si fa espellere nel finale.
Un ulteriore episodio discutibile viene affrontato dallo stesso direttore di gara della Sezione di Bergamo al 34’ della ripresa, quando in area Chiellini trattiene Romagnoli, che non fa nulla, e poi cade a terra. Anche in questo caso poteva starci un secondo rigore per i rossoneri, ma l’arbitro ha preferito fischiare un tranquillo fallo in attacco.
Nel terminale della gara, probabilmente molto frustato per il calcio di rigore fallito al primo appuntamento contro la sua ex squadra, il Pipita commette fallo sul marocchino e viene ammonito: l’argentino inveisce contro l’arbitro, contesta furiosamente la decisione di Mazzoleni e si rende protagonista di una reazione esagerata. Il rosso diretto è inevitabile. A quel punto l’attaccante non ci vede più e si lascia andare a due minuti di follia prima di uscire dal campo in lacrime.
L’aggressività, l’atteggiamento oltraggioso e la condotta ingiuriosa di Higuain giustificano la decisione di Mazzoleni che questa volta è ineccepibile.
Fortunatamente, dopo aver perso la testa, Gonzalo la ritrova e riesce a chiedere scusa. Apprezzabile segno di ravvedimento, ma un professionista non può e non deve avere reazioni tanto furenti. Il calcio oltre che con i piedi si gioca anche con la testa.
Il centravanti argentino, squalificato per due giornate, dovrebbe saltare le partite con Lazio e Parma ma sicuramente il club rossonero presenterà ricorso per ottenere una riduzione della sanzione ad un solo turno.
Le polemiche sugli arbitraggi sono vecchie quanto il gioco del calcio. Ma con l’adozione delle nuove tecnologie e del loro apporto, ci auguravamo che i dubbi sulle azioni potessero sparire, ma non è così. I tempi cambiano ma le diatribe restano dal momento che neanche la VAR può far luce sulle interpretazioni che sottendono alle decisioni arbitrali.
È evidente che sono stati ottenuti risultati positivi con l’utilizzo della VAR e tra gli addetti ai lavori è opinione concorde che sono stati raggiunti successi importanti: sono calati i falli, le simulazioni, le ammonizioni, le espulsioni, e sono aumentati i rigori a beneficio dello spettacolo, ma c’è ancora da migliorare e qualche errore si poteva evitare. Tuttavia è veramente curioso che gli errori e i miglioramenti siano riferibili però quasi tutti ad episodi relativi alla squadra in vetta al campionato.
A tale proposito anche Gravina, presidente della Figc, è intervenuto sul tema rimarcando il concetto di dare un’educazione al calcio, auspicando l’applicazione di pene certe e più severe per contrastare la violenza contro gli arbitri. Concetti senza dubbio rilevanti e degni di ogni attenzione salvo che, ancora una volta, sembra sia stato spostato l’asse del problema. Massima stima e rispetto per gli arbitri e le loro decisioni a patto che le interpretazioni di gioco non lascino dubbi o per lo meno che siano dubbi dai mille colori e non solo in bianco e nero.