Studenti a Milano contro il Ministro degli Interni


Non serve essere sociologi per trovare giustificazioni morali o ragioni politiche per i manifesti apparsi in questi giorni a Milano contro Salvini. Semplicemente non ve ne sono.
La campagna d’odio auspicante che si “apra la testa” a Matteo Salvini a forza di librate, o che lo raffigura come topo di fogna, é a firma della “Rete degli Studenti di Milano” e la stessa, sulle pagine Facebook, riferisce:
“Questa notte sono apparse per la città, per mano di Rete Studenti Milano, alcune gigantografie raffiguranti in modo piuttosto particolare il Ministro degli Interni Matteo Salvini; nella prima immagine, aggredito da uno studente con in mano un libro, metafora della doverosa lotta all’ignoranza, ormai diventata la migliore alleata del vicepremier e utilizzata dallo stesso come strumento per fomentare l’odio e colpire i cittadini alla pancia, e nella seconda rappresentato come un topo di fogna, a sottolineare le fin troppo evidenti analogie con i neofascisti (ad esempio, Casapound), dai quali riceve un forte supporto”.
La violenza espressa negli slogan e nelle immagini, al di là che si afferma trattarsi solo di metafora, rimanda all’oscuro periodo delle formazioni eversive di sinistra degli anni ‘70 al punto suscitare perplessità sulla liceità della cartellonistica e della sedicente Rete degli Studenti di Milano che, naturalmente, non rappresenta le posizioni della estesa e variegata comunità studentesca del capoluogo lombardo.
L’inizativa, se non illecita in ogni caso molto censurabile, mal si concilia con la tradizione di confronto democratico non violento che dovrebbe essere sempre assicurato in Italia e di cui la sinistra si é sempre vantata quando era in auge nelle preferenze elettorali degli italiani ed aveva responsabilità di governo.