Sforato il tabù del 2% deficit/PIL. Il M5s esulta


Approvata la manovra economica e superate, in apparenza, le divergenze tra il duo Di Maio / Salvini e il Ministro dell’economia Tria che capitola davanti alla ragion di Stato.
Nella serata di giovedì scorso, infatti, si é raggiunta l’intesa per cui il rapporto tra il deficit pubblico e il PIL, il Prodotto Interno Lordo, sarà al 2,4% per tre anni (2019, 2020, 2021).
Insomma passa la linea dei Vicepremier mirante ad assicurare, almeno così dicono loro, maggiori risorse economiche da investire non solo per il welfare (reddito di cittadinanza e flat tax in primis) promesso in campagna elettorale dai pentastellati ma anche per la crescita del paese.
Insomma il rapporto del 2% non può più essere considerato un limite invalicabile, un tabù.
Tuttavia ci si rende ben conto delle conseguenze e proprio Di Maio, consapevole che la strada intrapresa aggraverà la situazione debitoria nazionale, si é affrettato a spiegare che i 15 miliardi di euro che saranno così sbloccati, facendo crescere il sistema paese e generando ricchezza, finiranno anche per ripagare l’incremenro del debito pubblico al punto tale, addirittura, da ridurlo nel suo complesso.
Salvini invece, in ossequio alla suo atteggiamento sovranista, si é preoccupato di rintuzzare le critiche provenienti della comunità internazionale assicurando che i mercati, superati primi giorni, se ne faranno una ragione delle scelte italiane e che l’Italia tirerà comunque dritto e non si farà condizionare dall’Europa.
In realtà é la stessa Europa a gettare acqua sul fuoco tramite il commissario agli affari economici Pierre Moscovici che davanti all’evidenza di una manovra ormai sdoganata, pur ribadendo che la sforatura del 2% del rapporto deficit/PIL renderebbe l’Itlaia passibile di sanzioni, asserisce che lui non crede in tali politiche punitive.
Intanto i mercati borsistici, come forse previsto da parte dell’esecurivo, hanno reagito con iniziale scetticismo. La borsa di Milano, infatti, ha aperto in calo, lo spread ha subuto un rialzo e il tasso dei Btp (NDR: i Buoni del Tesoro Poliennali) hanno sfondato il tasso del 3%, segno di una ridotta fiducia degli investitori nel sistema Italia.
E sulla base di questo scetticismo che Mattarella, forse temendo le conseguenze di una operazione coraggiosa ma non certo scevra da rischi, si é apprestato a ricordare che la Carta Costituzionale vuole che i conti economici del Paese siano in ordine.
Ma é ancora una volta Salvini a chiedere tranquillità al Presidente della Repubblica ribadendo la assoluta necessità di trovare strategie concrete per rilanciare il paese. Del resto, come ha ricordato grillino Di Battista, anche quella sinistra che oggi si dice tanto preoccupata per la scelta dell’esecurivo, tramite Renzi nel 2017 propose di alzare il deficit al 2,9% per ricavare fondi da destinare alla crescita della nazione.