Palma Campania, terra islamica


Oramai é una vera e propria emergenza sociale quella che lamentano a Palma Campania, piccolo comune ai margini della provincia di Napoli e Salerno.
Palma Campania, situata quasi all’estremità meridionale dell’antica provincia di Terra di Lavoro, é infatti da tempo oggetto di una immigrazione islamica di bengalesi senza controllo al punto che dei circa 15.000 residenti, oggigiorno la popolazione conta almeno 8.000 bengalesi di religione islamica regolari a cui vanno aggiunti altri 5.000 immigrati senza documenti.
Insomma, la situazione a Palma Campania sarebbe di 7.000 italiani a fronte di almeno 12-13.000 islamici, facendo diventare il piccolo comune della Terra di Lavoro il primo feudo islamico su suolo italiano.
Tale situazione determinatasi solo negli ultimi anni a causa della ben nota permissività alla immigrazione voluta recentemente dalle forze di sinistra per ragioni elettorali (NDR: Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di sole 1.054 persone), ha profondamente minato la capacità della stessa popolazione indigena, quella italiana, a potersi inserire nel contesto lavorativo locale in quanto non concorrenziale in una situazione di forte offerta di manodopera con basse pretese se non, addirittura, con bassissime pretese perché al nero in quanto irregolare. In tale situazione non è difficile comprendere che risulta quasi impossibile agli italiani trovare una collocazione e si crea un circolo vizioso per cui gli italiani vengono sempre più emarginati.
Ma se Palma Campania diventerà il primo comune a guida musulmana d’Italia, Prato é nota da tempo per avere accolto una delle più numerose comunità cinesi d’Italia che ha determinato un analogo sconvolgimento degli equilibri sociali e lavorativi. Infatti molte delle tradizionali produzioni tessili nostrane hanno dovuto chiudere perché fagocitate dalla feroce e sleale concorrenza di imprenditori cinesi produttori di stoffe ed abiti a più basso costo grazie alla loro disinvolta conduzione di laboratori e piccole aziende di abiti di confezioni che non rispettano le più elementari norme del lavoro in termini di paghe e contributi e che operano in spregio delle più elementari cautele previste dalla sicurezza sul lavoro. Facile in questo modo risultare concorrenziali no?
Non è la prima volta, infatti, che a Prato si scoprono piccole e medie aziende lagher, dove gli operai cinesi vengono tenuti incollati al loro posto di lavoro per 14-16 ore al giorno da parte di loro stessi connazionali che li costringono a vivere, numerosi, stipati negli stessi locali ove lavorano. Anche qui la logica conseguenza é che le aziende italiane sono state costrette a chiudere per la sleale concorrenza subita. Anzi spesso sono state rilevate dagli stessi cinesi concorrenti, che tra l’altro hanno fama di pagare in contanti secondo un consolidato illecito sistema bancario interno alla loro comunità, determinando un effetto domino per tutte le altre aziende del posto e del settore.
Insomma, quello che manca a Palma Campania, del resto come a Prato, è il controllo del territorio da parte dello Stato e per tale ragione l’imprenditore palmese Placido De Martino ha invocato l’aiuto del nuovo Ministro degli interni Matteo Salvini perché rafforzi gli organici delle Forze dell’Ordine così da far rispettare le leggi italiane anche dalle comunità di immigrati al fine di stroncare ogni possibilità di concorrenza sleale nei confronti delle aziende nostrane.