Orfini: no ai cameragni!


Per il presidente PD Matteo Orfini, il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio é una inaffidabile marionetta nelle mani di Casaleggio.
Rincarando la dose, il premier della sinistra ha sentenziato: “Sappiamo bene quanto vale la parola di Luigi Di Maio: in questi anni abbiamo fatto accordi politici che dopo saltavano nonostante la parola data, come nel caso delle Unioni civili. Perché i 5 Stelle non decidono autonomamente, rispondono alla Casaleggio Associati, con cui hanno persino firmato un contratto”.
Ciò, ovviamente, facendo eco alle tante aposteofazioni che nel corso della campagna elettorale il leader pentastellato aveva indirizzato al PD.
Tra queste:
– gennaio 2018: “è un partito di miserabili (NDR: il PD) che vogliono soltanto le poltrone“;
– Genova, 17 febbraio 2018: “Voglio farvi vedere il volto degli assassini politici della mia gente. Quando saremo al governo inaspriremo la legge Severino che è troppo timida per i criminali politici». E, continuando sul tema: “L’inquinamento nella terra dei fuochi esiste per colpa dei politici del PD che fanno affari con la criminalità organizzata”.
– febbraio 2018: “Il PD sta con le banche, manda sul lastrico i risparmiatori”;
– febbraio 2018: “Renzi ha preso i soldi da mafia capitale”;
– febbraio 2018: “Gli impresentabili sono nelle liste di un un centrosinistra che ha rinnegato la lezione di Berlinguer sulla questione morale”;
– febbraio 2018: “Escludo categoricamente qualsiasi alleanza. Il PD è impresentabile per sua stessa natura”;
– marzo 2018: “Le misure economiche del PD sono infami”.
Superate le elezioni e non essendo riuscito a intessere una intesa di governo con la Lega il M5s ora sostiene che quello era il vecchio PD e, dimentico di cosa ha detto solo un paio di mesi fa, Di Maio oggi dice:
– aprile 2018: “La guerra è finita, nessun veto su Renzi. Diamo un governo all’Italia”;
– aprile 2018: “Io mi rivolgo a un PD nella sua interezza che ha tutti gli strumenti interni, democratici, per arrivare a un tavolo e dire: firmiamo un contratto”;
– aprile 2018: “La mia intenzione non è spaccare le forze politiche, stiamo aspettando le evoluzioni interne”;
– aprile,2018: “Col PD profonde differenza ma sui temi noi ci siamo”;
– aprile 2018: “Chiedo al PD di venire al tavolo non subito a firmare il contratto ma a verificare se ci siano i presupposti per metterlo in piedi”;
– aprile 2018: “Capisco i tempi interni del PD, conosco le loro dinamiche e i loro organi decisionali, rispetto quei tempi, però è chiaro che dobbiamo vederci per sapere se ci sono i presupposti. Ci facciano sapere quando sono disponibili”.
A questo trasformismo non ci sta neppure Ettore Rosato, esponente PD di primo piano e Vicepresidente della Camera, che a Rai 3 ha detto: “Non possiamo fare un governo con chi pensa che si debbano smontare le riforme fatte dal governo di centrosinistra in cinque anni” e, forse, non ci stanno neppure gli stessi elettori pentastellati, per i quali è lecito pensare abbiano dato il voto a Di Maio e “cameragni” (un po’ camerati e un po’ compagni, a seconda della convenienza) non certo per ritrovarsi gli esponenti della vecchia politica ancora al potere.
É pur vero che la politica é stata definita l’arte del possibile e del compromesso ma le disinvoltura con cui Di Maio passa dagli insulti ai corteggiamenti, dalla destra alla sinistra, pare fantascienza.