Mamme 2 – Papá 0


Nella canzone “La scarognata” i mitici Squallor narravano le vicende di una ragazza piuttosto sfortunata, oltre che brutta, la quale “… aveva due mamme come genitori, manco ‘nu pate!”
Si può dire che il satirico brano sia stato profetico, tanto che oggi non è così raro imbattersi in coppie cosiddette ‘omogenitoriali’, vale a dire coppie con entrambi i genitori (o presunti tali) dello stesso sesso.
L’ultimo caso è quello del bimbo fatto registrare all’anagrafe di Torino dal sindaco Chiara Appendino, per il quale sono state iscritte nel ruolo di genitori la madre biologica e la di lei compagna.
Prima di scendere nell’agone del dibattito etico, mi preme chiarire un enorme equivoco: leggere – come mi è successo sfogliando i quotidiani – che si tratta del figlio di due mamme è cosa che grida vendetta non solo a Dio, ma in primo luogo a Gregor Mendel. Il fatto che di mamma ce n’è una sola è una verità immutabile, che nemmeno il genio della lampada potrebbe cambiare. Quel bambino è figlio di una madre e di un padre. Quest’ultimo è stato una presenza transeunte, solo a livello di prestazione occasionale fluida, ma pur sempre di padre si tratta! Naturalmente lo si può ignorare: quante ragazze madri hanno cresciuto i loro figli non sapendo (o non dicendo) chi fosse il padre, ma la partenogenesi non è della razza umana, né tanto meno la fecondazione omosessuale.
Quindi, per piacere, cerchiamo di usare i termini corretti e anziché figlio di due mamme sarebbe meglio (e meno bigotto) chiamarlo con l’appellativo che gli compete: figlio di una donna omosessuale.
Fin qui nulla di male. Non intendo certo scagliare strali contro un modus vivendi che è tale da quando esistono i mammiferi. Semmai ciò che da fastidio, talvolta addirittura repulsione, è l’ostentazione dell’omosessualità – propria o altrui – come se fosse un vanto e disprezzando al contempo chi omosessuale non è. Ciò che invece desta un certo imbarazzo a livello ideologico è il fatto che sia consentito dall’ordinamento dello Stato che un bambino cresca con un’assenza terribile e una presenza ridondante: due genitori di un sesso e nessuno dell’altro.
I casi ormai si moltiplicano in modo esponenziale. Fece molto scalpore il figlio adottatola Elton John e dal suo compagno. Già un po’ meno si parlò del novello “mammo” Nichi Vendola, mentre ormai a far notizia non è il fatto in sé, bensì la sua appendice anagrafica. Sì, perché il sindaco Appendino ha esplicitato un concetto che nella pessima legge che porta il nome della senatrice Cirinnà è rimasto decisamente implicito, per non dire escluso.
Infatti, sebbene vi siano ormai molti pronunciamenti della Consulta che invitano ad estendere ai due partner delle coppie omogenitoriali la possibilità di figurare entrambi come genitori, al momento la legge non lo prevede. Il che, si badi bene, non significa automaticamente che sia vietato, e proprio su questo aspetto la Appendino a premuto sull’acceleratore.
Questi in ogni modo sono gli aspetti legali, regolati male da una giurisprudenza ancora impreparata e da leggi pasticciate e stratificate negli anni.
Ma ciò su cui intendo focalizzare l’attenzione è l’aspetto etico-morale della vicenda.
Ad un bambino che nasce non viene dato nessun diritto di scelta: nasce dove capita e diventa ciò che diventa grazie soprattutto all’educazione che, primi tra tutti, gli impartiscono i genitori.
Naturalmente vi sono bimbi fortunati e altri no. Vi sono però bimbi fortunati che però col tempo diventano mele marce e bimbi che nascono in una mangiatoia e col tempo diventano profeti.
Ovviamente non è solo grazie all’educazione parentale che ciò accade, tuttavia vediamo i danni che riesce a fare una cattiva educazione o – peggio ancora – la totale latitanza dei genitori dalla loro funzione educativa. SI prenda ad esempio il recente episodio dei ragazzi che vessavano il loro insegnante intimandogli addirittura di inginocchiarsi in loro presenza. La conseguente bocciatura ci appare come il minimo sindacale per un fatto di tale gravità. Il guaio però è che i genitori tendono a difendere i loro piccoli teppisti, e peggio ancora a giustificarli.
Ciò accade nella quasi totalità dei casi in famiglie dove ci sono un padre e una madre, ossia le cosiddette famiglie ‘tradizionali’. Al contrario figli di coppie omosessuali (il più delle volte adottati, per ovvie ragioni) si possono mostrare educati, coscienziosi, solerti e volenterosi, e ciò probabilmente per il fatto che una coppia gay che desidera un figlio ed accetta di sottoporsi ad ogni prova che la burocrazia e la morale gli frappongono ha un desiderio tale di avere quel figlio che riverserà su di lui tutto l’amore e l’affetto possibile. Quindi, da questo punto di vista nulla di male o di negativizzante. Tuttavia resta quell’enorme vuoto che il povero bimbo si porterà dietro per tutta la vita, che l’amore delle bi-mamme o dei bi-padri non potrà mai colmare.
Per semplicità mi riferirò d’ora in avanti al caso di Torino, ma il discorso vale, mutatis mutandi, per tutte le coppie omogenitoriali.
Il bimbo crescerà, inizierà ad esplorare il mondo e prima o poi vedrà dei maschi che prendono in braccio un bimbo come lui. “Chi è quello?” chiederà a Mamma 1, e Mamma 2 gli risponderà che è il papà di Alfredo. “Ma allora Alfredo ha una mamma sola?” chiederà il bambino, quasi compatendo il povero infante.
Vagli a spiegare che Alfredo è felice di questa situazione: non è certo semplice!
Ma queste esperienze si stratificheremmo nella psiche del bimbo, il quale inizierà a chiedersi cosa si prova ad avere un padre. Magari vorrà andare anche lui con papà a vedere una patita di calcio anziché fare una passeggiata nel bosco con Mamma 1 o un giro all’IKEA con Mamma 2!
E via di questo passo. Poi crescendo e confrontandosi con amici e compagni di scuola sopravverranno altri dubbi, a partire da quello strano prurito che lo afferra quando la vicina di banco si china per chiudere lo zaino mostrando forme insolitamente attraenti. Altre volte gli sembrerà di trovare conforto e sicurezza nello spiare due amiche mentre si baciano nei bagni della scuola: la cosa gli ricorderà casa sua, eppure no, c’è qualcosa che non quadra: quella che dovrebbe essere una situazione di normalità sembra all’improvviso confinata in una frangia minoritaria dei suoi simili.
Ecco, capite cosa voglio dire? Non è bigotteria, figuriamoci. Sono sempre stato un grande ammiratore di un signore di Pompei la cui massima di vita era: “A un metro da me fotta chi vuole”. Però sottoscrivo in pieno le parole dell’ex governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, secondo cui un bambino ha il diritto di avere una mamma e un papà e il suo orientamento sessuale si dovrà manifestare quando sarà il momento senza nessuna spinta esterna nell’una o nell’altra direzione. Come lui molti altri omosessuali si sono espressi in questo senso, a cominciare dai due stilisti Dolce e Gabbana, per i quali la presenza di due genitori di sesso diverso è fondamentale per l’equilibrio del bambino.
Come si vede il dibattito è molto articolato e non saranno certo queste poche righe a portarlo ad una conclusione ecumenicamente condivisa. Ho solo voluto aggiungere il mio pensiero e spero che ciò possa quantomeno servire di stimolo per una più ponderata visione del problema.