Napoli: convento crolla durante il restauro


I cantieri edili confermano il triste primato di luoghi di lavoro tra i più pericolosi.
Quando poi si tratta di cantieri di restauro di vecchie strutture, davvero si trasformato talvolta in trappole mortali per le maestranze che ci lavorano.
È quanto accaduto nelle scorse ore a Napoli dove alcuni operai sono rimasti sepolti sotto le macerie conseguenti al crollo parziale del monastero di San Paolo Maggiore, a un passo da via Tribunali, in pieno centro storico.
Cinque gli operai coinvolti, di cui due ancora ricoverati. Uno é, purtroppo, in gravi condizioni.
Improvvisamente, non si sa ancora il perché, alcuni pilastri di pietra e una volta hanno ceduto travolgendo i malcapitati.
Il forte rumore ha allertato un vigile del fuoco che abita molto vicino allo storico monastero. Accompagnato dalla moglie, infermiera, si é immediatamente recato sul posto é ha operato come ha potuto. Ha scavato con le mani e, grazie a lui, almeno due operai sono subito stati tratti in salvo.
I lavori iniziati ad agosto 2017, prevedevano tra le altre cose la sistemazione del chiostro e della sala auditorium nonché la realizzazione di spazi di accoglienza e di promozione didattica per un budget complessivo di 3mln. di euro.
I lavori, sembra regolarmente autorizzati, erano stati affidati a una impresa nota nel panorama edile napoletano e anche gli operai pare fossero regolarmente inquadrati.
Insomma, un lavoro dove tutto era regolare e alla luce del sole e Forse la pioggia, caduta copiosa nelle ultime ore, ha aggravato la precarietà di una struttura vecchia e già provata da lesioni. Qualcuno, polemicamente, ha già sollevato la questione se gli operai fossero muniti o meno di abiti idonei e degli elementi di sicurezza ma, fermo restando la obbligatorietà di tali dispositivi di protezione individuali, di certo un crollo del genere non accade perché un operaio indossa o meno un casco e più interessante sarebbe dare uno sguardo ai progetti e al giornale dei lavori onde capire cosa la ditta si proponesse di fare e come lo stesse attuando. Sia come sia, sembra comunque presto per dire l’ultima parola e le vere cause saranno accertate dai consulenti tecnici che saranno all’uopo incaricati dalla procura.