Il Paese del Bengodi


Finalmente questa mediocre campagna elettorale è giunta al termine , il popolo italiano o meglio gli italiani hanno scelto, sarà con molta probabilità il movimento 5 stelle a formare l’esecutivo o quanto meno sarà il perno del futuro Governo, l’italidiota non sapendolo per mera ignoranza delle cose , offuscato da una martellante propaganda fatta anche di strafalcioni ben studiati ha votato un partito che è nato su piattaforma gestita da una società che ha come partners i Rotschild. Un ipotetico governo Di Maio non sarebbe nient’altro che la continuazione del processo iniziato con il governo Monti, anzi, ne sarebbe l’epilogo. Secondo me , i grillini sarebbero uno strumento di autodistruzione programmata dell’Italia. Prima i poteri liberal indeboliscono il paese con l’austerità di Monti, poi aumentano la dose di veleno con i governi di centrosinistra e, quando il paziente è sufficientemente indebolito, inseriscono il virus: il Movimento 5 Stelle, con il suo mix letale di incapacità e cupio dissolvi. Secondo l’analista geopolitico Dezzani, tutto nasce dalla crisi del sistema euro-americano: «Più il potere atlantico si indebolisce e più aumenta la volontà di fare terra bruciata, per impedire che i vecchi sudditi, una volta liberati, convergano verso la Russia e la Cina. L’Italia, il cui valore geopolitico è enorme, non fa eccezione: se non la si controlla, è meglio distruggerla, magari spartendosi le spoglie con i vicini (Francia e Germania). A penalizzare gli italiani, tradizionalmente esterofili, c’è anche un complesso di inferiorità nei confronti delle potenze straniere, ormai ferocemente in lotta tra loro ma coalizzate contro l’Italia, tra le macerie di quella che doveva essere una Unione Europea, e cui il Belpaese rischia di essere, definitivamente, la prima vittima. Il processo di annichilimento della Penisola, avviato nei primi anni ‘90 con Tangentopoli e la destabilizzazione della Somalia, ha accelerato a partire dal 2011: austerità, cessione delle imprese strategiche (Telecom, Edison, Unicredit, alimentare e lusso), guerra in Libia e conseguenti flussi migratori incontrollati. Arrivati nel 2018, sta per iniziare l’ultima fase del processo di demolizione controllata dell’Italia. E le elezioni del 4 marzo, hanno decretato chi dovrà gestire il pericolosissimo aumento generalizzato dei tassi ed il conseguente crollo delle piazze finanziarie, giocano un ruolo cruciale. La legge elettorale difettosa, che impedisce la governabilità? Non è un caso, che l’ingovernabilità è diventato nel tempo un valore perché , obbliga le istituzioni ad adottare, una volta chiuse le urne, soluzioni impensabili. Ovvero, costringe a sdoganare definitivamente il Movimento 5 Stelle, usandolo come perno attorno cui costruire un governo. Secondo l’opinione, che i poteri forti premano per una grande coalizione di centro, basata su un patto tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, è errata entrambi sono diventati indigesti a chi conta davvero, come i circoli finanziari rappresentati dal settimanale The Economist che, per inciso, sono gli stessi che hanno partorito la Casaleggio srl e il Movimento 5 Stelle. La strategia dell’alta finanza non contempla una grande coalizione tra partiti moderati, ma una grande coalizione incentrata sui grillini, la cui forza, si noti, nasce da quelle stesse politiche di austerità imposte dall’alta finanza. Dopo Monti e Letta, Renzi e Gentiloni, ecco il virus 5 Stelle, gonfiato a dismisura dalle politiche dei precedenti esecutivi europeisti. A tal proposito è illuminante esaminare l’atteggiamento del Corriere della Sera, storico giornale della borghesia anglofila e badogliana. Si parte nel 2011 con il sostegno a Mario Monti, poi si sostiene la linea di austerità, privatizzazioni e ultra-europeismo di Letta, Renzi e Gentiloni, e adesso, quando il Pd è ormai logoro, si vira verso il Movimento 5 Stelle, preparando così il terreno ad un governo grillino con la benedizione del primo quotidiano d’Italia, svolta incarnata da un editorialista come Ernesto Galli della Loggia, principale artefice dello sdoganamento del M5S: il movimento non è eversivo, è democratico e incarna la volontà del paese. Analogo percorso da La7 di Urbano Cairo, mai anti-grillina fin dall’inizio essendo nata come tv della Telecom che ha giocato un ruolo chiave nella nascita del M5S. Domanda: Perché il giornale della borghesia “anglofila” si prodiga per sdoganare i 5 Stelle, nonostante il clamoroso fallimento della giunta Raggi a Roma e di quella Appendino a Torino (che deve la sua nascita al decisivo supporto degli Agnelli-Elkann)?. Ovvero,perché l’establishment liberal lavora per portare i grillini al potere, nonostante la loro manifesta incapacità di governare?. Perché sono deboli e fragili, quindi facilmente manovrabili da chi mira a spolpare definitivamente il paese, prendendo spunto dal caso-Roma: supponiamo che l’esperimento Raggi o Appendino sia ripetuto su scala nazionale, per di più in un contesto sempre più ostile (aumento tassi e recessione economica); quale sarebbe il destino dell’Italia? Come una nave senza comandante in mezzo alla tempesta (dopo anni, peraltro, di incuria e malgoverno), l’Italia sarebbe travolta dai marosi della crisi: caos, saccheggio e default. La lunga stagione di destrutturazione del paese, iniziata nel 1992-1993, culminerebbe così in un epico schianto, grazie al M5S (dopotutto, non fu grazie ad Antonio Di Pietro, l’uomo simbolo di Mani Pulite, se Gianroberto Casaleggio si affacciò alla politica?).E come si arriverebbe, concretamente, a un governo 5 Stelle? Attraverso il contratto proposto da Luigi Di Maio, scrive Dezzani, ricordando che il leader grillino «ha smentito un’alleanza con la sinistra ma, per scongiurare scenari di “caos”, ha parallelamente aperto ad un programma di legislatura con chi è disponibile, da mettere nero su bianco in un contratto. E chi potrebbe essere disponibile a quest’avventura, se non proprio la sinistra?». Conti alla mano: Liberi e Uguali (5%) e un Pd al 20% depurato dall’ormai esausto Matteo Renzi, tutto sommato fornirebbero un numero di parlamentari sufficienti a formare una maggioranza, sommandoli al 32% del Movimento 5 Stelle. Così, le disastrose amministrazioni Raggi e Appendino verrebbero replicate nei dicasteri romani, con il preciso intento di portare l’Italia alla bancarotta e spalancare le porte alla speculazione più selvaggia .Qualcuno potrebbe obiettare: ma non è interesse dell’establishment atlantico preservare la calma sui mercati, spingendo verso un governo moderato? Non è l’Italia “too big to fail ”? Dezzani ritiene di no: «Dieci anni di liquidità a costo zero hanno creato un’enorme bolla azionaria e obbligazionaria che, alzati i tassi di interesse, cerca soltanto un pretesto per scoppiare: l’Italia del 2018 potrebbe essere la Lehman Brothers del 2008». Inoltre, l’oligarchia finanziaria atlantica ha spinto al default negli ultimi 20 anni la Russia, i paesi del sud-est asiatico (1997-1998) e l’Argentina (2001). Non si capisce per quale motivo dovrebbe risparmiare l’Italia che, come ricordano sinistramente molti commentatori, vale ormai soltanto il 2-3% del Pil mondiale. E se il Movimento 5 Stelle sarebbe il cavallo di Troia per portare il paese alla bancarotta, le nostre istituzioni massoniche e la borghesia badogliana, da sempre alleate col nemico, sono suoi migliori complici. Il vincitore è già sul trono: la Bce. L’élite finanziaria ha appena stabilito, se mai ce ne fosse bisogno, che i partiti impegnati nella tornata elettorale del 4 marzo non potranno in nessun caso tener fede alle (clamorose) promesse appena fatte agli elettori: i veri super-padroni, infatti, stringeranno i cordoni della borsa tagliando i viveri al sistema-Italia. Lo afferma l’avvocato Marco Della Luna, esaminando le ultime notizie trapelate sulle intenzioni dei supremi manovratori. «Il regime bancario europeo, quello che ordì la crisi del debito pubblico italiano nel 2011 per rovesciare il governo e imporre Monti scrive Della Luna ha preparato lo strumento per mettere in ginocchio e ai suoi comandi il prossimo governo italiano già dalla sua gestazione, condizionandone la formazione». Della Luna cita media specializzati come “Marketinsight”, nonché agenzie come “Reuters” e “Ansa”: «Hanno annunciato che la Bce vuole mandare in vigore da aprile (ma i termini temporali non sono chiari) una nuova normativa sull’ammortamento dei crediti in sofferenza delle banche». Risultato: «I crediti deteriorati dovranno essere interamente ammortizzati, cioè passati a perdite, in non più di 7-8 anni se assistiti da garanzie, in due soli anni se non assistiti da garanzie» queste nuove regole in prospettiva scateneranno una crisi bancaria generale(avvocato Della Luna). I programmi elettorali sono stati bollati come velleitari, perché non indicano concretamente le coperture? Certo: Sono velleitari, anzi illusori, soprattutto perché non tengono conto del fatto che l’Italia, come la Grecia, è sottoposta gerarchicamente al comando e al bastone di interessi esterni ad essa, che si stanno prendendo i suoi migliori assets aziendali. Da diversi decenni, e ancor più con l’imposizione della guerra alla Libia e con il colpo di stato del 2011, l’Italia è stata completamente sottomessa a quegli interessi. Peggio i suoi vertici istituzionali collaborano con essi. In più, la ribellione a tutela dell’interesse nazionale, anche solo parziale, non è tollerata e viene repressa attraverso la Bce, l’Ecofin, il Fmi. Volete un governo che faccia gli interessi del vostro paese, per cui pagate le tasse? Allora cambiate paese. L’agenda Italia è inquietante,ci attende una manovra correttiva di molti miliardi già a maggio. Saranno dolori veri, dopo le piccole dosi di morfina rilasciate con la legge di stabilità del governo Gentiloni. Soprattutto ci attende l’attuazione vera del Fiscal Compact, che costringerà qualsiasi governo dei prossimi venti anni ad accantonare un avanzo primario minimo del 5% annuo per ridurre il debito pubblico. Roba da 50 miliardi l’anno in uscita, prima ancora di decidere cosa si può fare e cosa no. Da dove succhiare tanto sangue? Dalle pensioni, che questa volta verrebbero riformate riducendo gli assegni erogati mensilmente, in stile Grecia, manca però l’esecutore, il boia sociale che impugnerà la mannaia in nome e per conto dei mercati internazionali e della Troika, nessuno vuole apparire tale prima di avere quella mannaia in mano è la parte giocata da Emma Bonino, con risultati minimi rispetto ai costi della sua onerosa campagna elettorale. C’è una distanza abissale e drammatica tra una popolazione disorientata in cerca di un possibile difensore e un ristretto ceto di aspiranti boia che, ovviamente, non intendono presentarsi come tali prima di cominciare ad operare (in attesa che i maghi della comunicazione costruiscano una narrazione accettabile). Non è una dinamica nata oggi, ma ora appare nitidamente. Le rapide ascese e gli altrettanto rapidi capitomboli dei nuovi leader sono una logica conseguenza della tenaglia costruita da promesse irrealizzabili dentro i vincoli europei chiunque andrà a Palazzo Chigi sa benissimo di poter restare lì giusto il tempo di realizzare qualche altra riforma imposta dalla Ue, e poi sparire. Come Renzi. L’UE non fu il parto spontaneo di pacifisti ispirati da alti valori umani di collaborazione tra i popoli: come mostrato dallo storico Joshua Paul, il disegno europeista «altro non è che un progetto americano, teso a tenere sotto il proprio tallone l’Europa occidentale e impedire che una potenza antagonista possa mai ergersi a minacciare la supremazia americana in quest’area geopolitica cruciale». Secondo Mazzuoli, lo dimostra anche lo sforzo prodotto dal cinema: con il famoso film “Vacanze Romane”, «Hollywood riuscì a trasformare una commediola sentimentale in un pretesto per parlare della bontà e necessità della cooperazione tra i popoli europei». La pellicola è degli anni ‘50, e proprio nel 1957 Roma fu scelta come sede dello storico accordo fondativo della Cee. Poi, a fine anni ‘80, il crollo dell’Urss fornì l’occasione per dare una vertiginosa accelerazione al progetto europeista, con la riunificazione tedesca, inutilmente osteggiata da Andreotti (Amo così tanto la Germania preferisco averne due). Pietra tombale: il famigerato Trattato di Maastricht che ci avviava, nel silenzio dei media, verso le nostre magnifiche sorti e regressive. Il progetto, è stato costruito dagli americani attorno alla Germania, conferendole un esorbitante vantaggio al fine di tenerla saldamente legata al carro atlantico e di distoglierla da tentazioni di liaisons con la Russia, esiziali per gli interessi geopolitici a stelle e strisce. In questo quadro, l’euro nasce appositamente per conferire alla Germania uno straordinario vantaggio economico: ed è per questa ragione che non può essere smantellato. Ecco perché l’appello No-Euro è stato soltanto un argomento demagogico per raccogliere consenso. Coincidenze? Avvicinandosi alle elezioni, l’uscita dalla moneta unica è sparita magicamente, e all’unisono, da tutti i programmi partitici. Salvini? Ha dichiarato che «la Nato non si discute». Di Maio? E’ volato a Washington a giurare fedeltà al padrone. Dopo anni di propaganda, convegni e pubblicazioni come il libretto “Basta euro”, al momento di fare sul serio e di proporsi come potenziale forza di governo, la Lega ci presenta come soluzione alla morte del paese, l’emissione dei “mini bot”, perché udite non violano i trattati. Ci rendiamo conto di quale dichiarazione di sudditanza, di impotenza, di servilismo e di mancanza di coraggio è contenuta in questa proposta da piattino in bocca?.Nessuno di questi “statisti” che oggi chiedono il voto degli italiani oserà mai svelare come stanno davvero le cose: C’è infatti una tragica verità, che nessun politico vi dirà mai. Ovvero: L’unificazione europea prevede il sacrificio dell’Italia, la colonia più servile, la più indifesa, per motivi storici e antropologici, chi si opponeva a questo progetto di marginalizzazione del paese (Moro, Craxi, parte della Dc) è stato eliminato con Tangentopoli e il paese è stato immolato agli interessi americani e dei loro alleati privilegiati, cioè in primis la Germania e subito dopo la Francia . Finti alleati, che il nostro paese lo divorano , grazie allo zelante collaborazionismo della nostra classe dirigente, che quando non è venduta è perché non trova acquirenti. Siamo ancora in piedi, solo grazie alla ricchezza reale che ci è rimasta. E adesso attendiamo fiduciosi l’ultima aggressione al succulento boccone del nostro risparmio, che ancora regge il sistema-Italia, assieme alle pensioni e alle case di proprietà (i soprammobili sono già al Monte dei pegni). Il Belpaese? Un territorio. L’Italia non è mai stata una nazione e non è più nemmeno uno Stato. La minaccia più grave e immediata? Il 30% di disoccupazione effettiva. Questa è la storia, il resto è stato propaganda.