Il PD ora vende indulgenze


In Italia appena si sente odore di elezioni, spuntano le proposte di posti di lavoro come se fosse la manna dal cielo.
Ed ecco che, in vista delle elezioni politiche (NDR: i prossimi mesi mesi di febbraio, marzo, aprile o maggio ospiteranno certamente la data delle votazioni che rinnoveranno il Parlamento oramai arrivato alla scadenza naturale della legislatura) il ministro della pubblica istruzione Fedeli, quella della fake laurea e del monito ai genitori di andare a prendere i figli quattordicenni a scuola perché lo dice la legge su cui ha frenato lo stesso Renzi, preme sull’acceleratore di un concorso per 4600 professori di religione.
In verità di concorsi la Fedeli, ospite nei giorni scorsi al museo dei treni di Pietrarsa (Napoli), vuole farne ben tre, di cui uno nel 2017 (salvo a capire come possa fare in termini così brevi essendo già a novembre) e due nel 2018 di cui uno anticipato nei primi mesi dell’anno nuovo, giusto in tempo per le prossime elezioni politiche.
La scusa è quella di voler superare il precariato seguendo la collaudata tecnica di creare un problema e poi proporsi come risolutori dello stesso con una operazione che, visto il tema religioso, ha tanto il sapore della vendita delle indulgenze. Certamente il posto di lavoro, specie se a tempo indeterminato e statale, fa gola a molti e a nessuno fa piacere rimanere precario ma la gente dovrebbe ricordare, quando va nel segreto della cabina elettorale, chi e quali formazioni politiche hanno condannato gli italiani a una vita professionale fatta di contratti a termine e precariato.
Nella scuola, certamente, una grossa responsabilità la ha il PD e, con esso, proprio la ex sindacalista Fedeli che ha appoggiato la “buona scuola” di Renzi e il conseguente abuso dei contratti a termine, una delle cause del precariato diffuso che il nostro paese ha proprio nel comparto scuola, con tanto di condanna giunta dalla Corte di Giustizia europea a cui, con le iniziative concorsuali di cui il Ministro della pubblica istruzione ha parlato durante l’incontro avvenuto lo scorso 28 settembre al MIUR (NDR: il Ministero della Istruzione, dell’Università e della Ricerca), ora vuole fare fronte.
Con l’idea del concorso dei professori di religione la Fedeli, inoltre, sembra volersi rifare una verginità verso il mondo cattolico e mondarsi del peccato di aver fatto in passato l’occhiolino al mondo gay e gender proprio nel settore dell’istruzione obbligatoria e così riavvicinarsi alla Conferenza Espiscopale italiana che tanto aveva criticato le sue idee, ma anche perché buona parte dei professori di religione provengono dal mondo degli studi seminariali e teologici posti nell’area di influenza della chiesa, riguadagnando consensi anche verso tale direzione.