Vennero per suonare… e rimasero suonati


Il risultato delle elezioni amministrative di questo mese ha segnato una netta vittoria dei candidati di centrodestra e una perfetta rispondenza alle previsioni della vigilia.
La sinistra ha subito una sonora sconfitta praticamente in ogni città, sia che si presentasse coalizzata (Pd + M5S) sia che i due partiti si presentassero senza alcun apparentamento.
Non è nemmeno il caso di citare i partiti minori, in quanto né Calenzi (o Renda?) né tanto meno i rosso-verdi hanno mai avuto alcuna chance. Lo stesso Conte ormai-più-che-dimezzato è lì in un cantuccio a leccarsi le ferite, ma non rinuncia a lanciare proclami del tipo: non basta fare un’alleanza per battere la destra. Ok, comunque tu magari provaci, perché al momento sei solo riuscito a scoprire che da soli rappresentate al massimo un prefisso telefonico.
Ma il grande sconfitto è il Partito Democratico: da settimane sentivamo battere sulla grancassa elettorale e si sentivano echeggiare parole come “riscossa”, “idee vincenti”, “nuovo corso della sinistra” e via farneticando. E invece no. Citando la segretaria del Pd, anche questa volta non li hanno sentiti arrivare: e infatti non sono proprio arrivati. Forse sono ancora per strada a cercare il gazebo dove si erano recati qualche tempo fa, per farsi restituire i due euro. Forse i milioni di euro raccolti in quell’occasione non sono stati spesi nel modo giusto per una campagna elettorale, o forse la campagna stessa faceva acqua come e più di quella romagnola. Facciamo solo una piccola analisi e prendiamo la città di Vicenza come banco di prova. Vicenza è stata l’unica città dove ha vinto uno sconosciuto candidato del Pd, il quale ha sommessamente fatto notare di non aver voluto la Schlein a Vicenza per il comizio finale di venerdì scorso. Cosa ci dice questo fatto? Beh, ci dice molto, moltissimo su cosa la gente vera pensi di una classe dirigente che anziché pensare ai problemi della gente si pavoneggia nei salotti e sui palchi o si perde in sproloqui fumosi quanto inintelligibili.
Un brutto segno per tutta la sinistra italiana, anche per quella utile, che non c’è più da un pezzo.
I resti della carneficina elettorale sono ora pasto per le iene e gli sciacalli, che faranno strame delle ultime spoglie di un partito nato con due anime e morto senza più un cervello.
Già c’è chi auspica che la segretaria neoeletta si faccia da parte. Non certo Bonaccini, candidato naturale alla successione che al momento ben si guarda da una tale eventualità: infatti il prossimo segretario sarà quello che dovrà portare via le macerie.
La Schlein dovrà fare – pensiamo – un grosso mea culpa: la lezione che il centrodestra le ha impartito è stata pesante da digerire ma sicuramente, dopo tanto tempo, deve aver capito cosa significa essere trombata.