Al Maradona una festa esagerata


Una festa esagerata quella della capolista allo stadio Maradona domenica 7 maggio. Perché Napoli è la città degli eccessi, nel bene e nel male, non vive mezze misure, o sei all’inferno o ti crea il paradiso e questa volta l’eden si è tinto d’azzurro.
Con il pareggio conseguito in trasferta ad Udine il 4 maggio, i partenopei avevano già la matematica certezza di aver raggiunto l’ambito trofeo: il terzo campionato della loro storia. Quindi si trattava solo di attendere lo scadere dei 90’ contro la Fiorentina per poi dare il via alle celebrazioni. Ma perché aspettare? Cominciamo da subito, e così è stato.
Un enorme numero 3 appare al centro della Curva A, in mezzo ai colori della bandiera italiana, per ricordare che è la terza volta che la città porta a casa lo scudetto, mentre la Curva B è colorata di bianco e di azzurro. Ad inizio partita la Fiorentina omaggia i partenopei con il pasillo de honor. Un tributo che si riconosce ai vincitori: la Viola divisa in due ali applaude al passaggio di tutti gli azzurri che entrano in campo, panchina compresa.
La partita passa in secondo piano: Spalletti dà spazio a chi ha giocato meno durante l’anno mischiando le carte. Il Napoli controlla ma non affonda contro una ordinata Fiorentina che non regala nulla. Osimhen sbaglia un calcio di rigore, ma al 73′ ha una seconda chance – “Riprovaci Osi” – par che dica il georgiano e Victor, questa volta, non fallisce dagli undici metri. Finisce 1-0, ma alla fine conta poco. Lo stadio impazzisce, il Maradona si consacra San Diego ed anche San Paolo è d’accordo. Al fischio finale parte lo show e la festa entra nel vivo. Cinquantamila tifosi sugli spalti e altre migliaia sparsi per la città celebrano i ragazzi di mister Spalletti. E’ tutto un tripudio di bandiere, striscioni, fuochi d’artificio, abbracci, sorrisi, cori e lacrime di gioia: è festa grande, è toccare con mano la felicità.
Tanti gli artisti intervenuti a rendere omaggio alla squadra: il rapper Clementino, Edoardo Bennato, Geolier e Luché. Si esibisce anche Liberato, il misterioso cantante incappucciato, che al termine della sua performance al piano, come una litania liturgica scandisce i nomi dei giocatori preceduti dal numero di maglia, regalando al pubblico un momento molto suggestivo tra il mistico ed il profano. A Napoli succede spesso che le due cose vengano mescolate, specialmente quando il risultato umano viene raggiunto con forti sacrifici si scomoda il miracolo. E se dopo 33 anni ritorna in città lo scudetto è merito anche dell’intervento divino, perché contro gli uomini del sistema è stata schierata l’arma segreta dei protettori celesti.
Parte il momento clou della serata. In stile hollywoodiano il Presidente De Laurentiis si gode la passerella, questa volta acclamato da tutti, e via via arrivano in pedana tutti gli staff azzurri: dirigenziale, medico e tecnico. Fa ingresso in campo tutta la famiglia De Laurentiis al completo ed infine la squadra tutta: portieri, difensori e attaccanti con in testa il capitano De Lorenzo. Prende parte ai festeggiamenti con la sua verve lo storico magazziniere del Napoli, Tommaso Starace. Ultimo ad entrare in scena l’allenatore Luciano Spalletti al suo primo scudetto in Italia – “È proprio vero che questa è la città dei miracoli, se siete riusciti a far vincere uno scudetto anche a me, allora vuol dire che tutto è possibile” – , queste le sue parole rivolte al pubblico e gli applausi sono tutti per lui.
Sul palco anche il sindaco della città, Gaetano Manfredi, e Paolo Sorrentino che ha seguito il match a bordocampo – “Questo scudetto se è accaduto è perché Maradona ci ha spiegato come si fa e noi lo abbiamo fatto” -, ha detto il regista.
Napoli sul campo fa festa con Napoli sugli spalti. Si confondono i ruoli, dalle gradinate migliaia con il cellulare riprendono gli eroi ma altrettanto fanno i giocatori dal campo riprendendo lo spettacolo dei tifosi protagonisti di una serata fantastica, da Oscar. Sulle note di O’ Surdato ‘nnamurato si è conclude la festa per celebrare il Napoli campione d’Italia.
Per la città, invece, la festa continua ovunque e la gente è felice di condividerla con chiunque voglia partecipare ma non chiedeteci di smettere, perché quando la gioia è nel cuore non si può soffocare.