Zelensky e la guerra in Ucraina: tra voltagabbana e ricerca di soluzioni


Il presidente ucraino Zelensky ha avuto tante vite: il comico nazional-popolare, il populista in cerca di facili consensi e ora si muove tra contatti internazionali, difficoltà belliche e incertezze politiche, finanza spregiudicata e scomodi retroscena.
Un comico televisivo d’assalto che, con banalità antisistema, seppur vere, è diventato eroe mondiale, davanti a cui si alzano i Parlamenti del mondo. Rifiutando le reiterate offerte degli Usa di lasciare l’Ucraina, si è dimostrato statista di pregio, ma avrebbe scheletri nell’armadio, pare con ville lussuose e forse denaro all’estero. Ecco un ritratto del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, il quale si trova al centro di una serie di polemiche e di interrogativi riguardo alla sua azione politica in merito alla guerra che da oltre un anno sta sconvolgendo il paese.
In questi giorni, infatti, Zelensky ha fatto parlare di sé per una serie di contatti internazionali, tra cui quelli con il premier italiano Giorgia Meloni e il presidente cinese Xi Jinping.  Se nel primo caso, più che altro sembra che, riguardo alla futuribile ricostruzione in Ucraina, l’Italia stia cercando un posto al sole, nel secondo c’è qualcosa di più sostanzioso sul piatto della bilancia. Qualche positiva avvisaglia sul cammino verso la pace, ma veri negoziati si potranno avere quando gli sviluppi sul terreno offriranno garanzie. E il primo passo sarebbe convincere Putin a contenere l’aggressione. Pechino lo farà mai?
Non si perderà d’animo uno come Zelensky, un vero e proprio propugnatore della diplomazia su Instagram: il presidente dell’Ucraina sa anche utilizzare il social network per comunicare coi leader del mondo e, laddove non riuscirà per altre vie, continuerà ad agire in questa modalità ad oltranza. Tuttavia, sullo sfondo di questi movimenti diplomatici, anche arditi, si stagliano le difficoltà belliche che stanno mettendo a dura prova l’Ucraina, come dimostra l’articolo che parla della controffensiva delle forze ucraine per la riconquista dei territori occupati dalla Russia.
Questa è l’era in cui le dichiarazioni propagandistiche possono essere puntualmente smentite dalle immagini satellitari. Così si è scoperto che l’esercito della Russia ha costruito una linea difensiva di oltre 800 chilometri, triplicata in alcuni punti, e mobilitato un gran numero di soldati per mantenerla, in attesa di un’annunciata controffensiva dell’Ucraina. Dopo un’offensiva russa nei mesi scorsi, con progressi limitati, l’esercito ucraino sta preparando la sua controffensiva, annunciata per la primavera, anche se potrebbe essere rinviata all’estate. Ma c’è chi presume sia l’ennesima intimidazione di Kiev, per giungere prima ad un tavolo negoziale. Comunque, l’armata russo sembra aver imparato dagli errori del passato e ha organizzato le sue difese con l’obiettivo di mantenere il conflitto come una guerra di logoramento.
Su questa stregua, molti si chiedono se Zelensky si possa alla fine reputare spacciato o se, invece, stia cercando di trovare una soluzione che posizioni il suo paese sulla scena internazionale a pace avvenuta. Il presidente ucraino sembra, infatti, muoversi tra la ricerca di soluzioni diplomatiche e la necessità di tenere sotto controllo le posizioni dei falchi e delle colombe che fanno parte del suo cerchio magico. Un arcipelago le cui aspettative vanno oltre le dichiarazioni di impossibile guerra ad oltranza nonostante le armi e i soldi americani. Il premier è nei confronti di costoro alla costante ricerca di un equilibrio, una sorta di tregua senza pace. Non basta a proteggerlo il gruppo di quarantenni rampanti e grintosi che hanno accompagnato la sua ascesa e che gli fanno da pretoriani.
Dunque, deve affrontare una trafila di compromessi, senza senza eroi di governo, sotto la minaccia della partita politica interna che si possa in ogni istante riaprire. Una storia oscurata dai Tam-tam bellici, nella dialettica tra fuga e rientro dei padroni dell’Ucraina, che controllano i settori nevralgici dell’economia. Sono i signori che di tanto in tanto capita a tutti di veder circolare su auto di lusso anche sulle strade italiane. Una presenza fatta di danari pronti a compare di tutto, ove ci sia profumo d’affari, non badando tanto al preminente interesse patriottico. Arricchiti intraprendenti che si assomma all’esercito degli espatriati ai tanti disperati: badanti attempate e fuggiaschi, per lo più donne e bambini.
La commistione di intrallazzi è molto complicata: non sarebbero quindi solo gli oligarchi russi a utilizzare le società offshore per occultare i loro patrimoni all’estero. Da un’inchiesta giornalistica internazionale Pandora Papers, era a suo tempo emerse che pure Volodymyr Zelensky e alcuni dei suoi più fidati collaboratori – tra cui l’amico Serhiy Shefir, primo consigliere pubblico della presidenza ucraina, e Ivan Bakanov, capo del servizio di sicurezza del Paese – avevano a disposizione una rete di società con sede tra le Isole Vergini britanniche, Cipro e Belize, e che alcune di queste furono utilizzate per acquistare costosi immobili a Londra. Scheletri nell’armadio imbarazzanti per colui che venne eletto tre anni fa con l’obiettivo di contrastare la corruzione imperante e lottare contro l’evasione fiscale.
In una cornice di palesi ambizioni da parte ucraina di aderire a Nato e Ue, si parla anche di un possibile ruolo personale da protagonista sulla scena internazionale che in futuro Zelensky sembrerebbe voler ricoprire. Se non un delirio di onnipotenza, effettivamente in lui si intravede una propensione ad essere onnipresente. Dopo il primo attacco russo, si è fatto portatore di una narrazione eroica sin da quando lo si vide in pole position a Kiev, nel momento in cui la popolazione si stava adoperando per contenere l’avanzata dell’armata di Putin.
Zelensky, non ancora raggiunta la fatidica soglia dei cinquant’anni, ha appunto dimostrato un profilo del tutto anomalo rispetto ali altri leader europei e la sua è una storia che non può essere accomunata a nessun omologo, tra capi di stato e primi ministri. Dagli studi in giurisprudenza al percorso artistico, come attore e sceneggiatore, un insolito ed irrituale percorso dalle mille vite. La perfetta ortogenesi per chi ha saputo costruirsi la strada per divenire un’icona mondiale della resistenza contro l’invasione russa.
Per quanto bravo a dribblare fra i guai, non gli basta più la sola invocazione di una “punizione giusta” contro i crimini russi in Ucraina. L’incertezza politica, che regna nel paese a causa della guerra e delle sue conseguenze economiche e sociali, potrebbe essere uno dei fattori che stanno condizionando l’azione del presidente ucraino. Alcuni osservatori parlano, infatti, di un possibile voltagabbana di Zelensky, che sarebbe condizionato dalle difficoltà belliche e dal cattivo andamento della guerra.
In questo scenario complesso, il presidente ucraino sembra muoversi tra molte incognite. La ricerca di una soluzione alla guerra sembra essere la priorità per il paese, ma la difficoltà di trovare un accordo con la Russia e l’incertezza politica interna stanno rendendo difficile l’azione di Zelensky. Il futuro dell’Ucraina dipende, quindi, anche dalle scelte del suo presidente, che dovrà trovare il giusto equilibrio tra le esigenze del paese e le pressioni internazionali, non tralasciando la propria ambizione.