Chi ha paura di Elly Schlein?


Il terremoto che ha scosso la sinistra italiana la scorsa domenica ha provocato un vero sconvolgimento delle forze in campo all’interno del PD, già orfano di Letta (come di tutti i suoi predecessori) e ora disorientato sul futuro del partito stesso, Sebbene le votazioni degli iscritti la domenica precedente nei gazebo (esiste il plurale? Gazebi? Mah!) avesse premiato bonaccioni con un buon distacco dagli avversari, le primarie – aperte con una logica suicida anche ai non iscritti – hanno ribaltato l’esito della competizione grazie. Si pensa, anche al voto di migliaia di pentapitechi infiltrati che hanno fatto il gioco sporco. Anzi no: hanno semplicemente spinto il bottone che attiva l’iniezione letale che il PD stesso aveva messo a loro disposizione.
Perché? Sicuramente perché la brutta copia di Pippo Franco ha un maggior feeling con la sinistra oltranzista che non il moderato governatore dell’Emilia Romagna, il quale è stato comunque il mentore della Schlein, e questo vorrà ben dire qualcosa. Cosa? Lo capiremo presto Per il momento accontentiamoci di goderci questo spettacolino gustoso, con tutte le forze politiche prodighe di complimenti alla vincitrice, ma con le antenne dritte per capire cosa accadrà.
La paura è tanta, da parte della vecchia guardia in primis, la quale pensa che la Schlein riuscirà dove Letta ha fallito, ossia portare il PD al 5%; ma anche per nuovi arrivati nella stanza dei bottoni di Via del Nazareno che non conoscendo a fondo le regole del gioco e i meccanismi dell’organizzazione brancoleranno nel buio di un futuro che era già nero, ma ora pare proprio notte fonda. Molti stanno affrettandosi a scegliersi o a formare nuove compagini per restare a galla; è quasi certa una scissione: alcuni alti papaveri si sono già defilati o hanno stracciato la tessera senza tanti complimenti, e le beffarde parole dell’ex-caposardina Santori (“… per un Fioroni che se ne va avremo 100 nuovi iscritti”) suona quanto meno offensiva nei confronti del partito che lo ha appena accolto e dei suoi valori, lui ‘rookie’ dell’ultima ora che si erge già a Vate della futura sinistra. Ma per piacere…

La contrapposizione tra il nuovo corso e il vecchio che se ne va, ben rappresentato da un biglietto ferroviario per Parigi, è nettissima. Basta confrontare i valori che sottendono alle parole di un ipotetico dialogo tra la Premier e la sua controparte politica:
“Io sono Giorgia” “Io sono Elly”
“Sono una donna” “Beh sì, sono una donna”
“Sono una madre” “Non sono una madre”
“Sono cristiana” “Non sono cattolica”
“Sono italiana” “Non sono italiana”
E aggiungeremmo: quella che dovrebbe rappresentare i meno fortunati e le classi sociali più svantaggiate è ricchissima, ha cittadinanza americana e svizzera, mentre chi guida la destra (che dovrebbe essere reazionaria e a difesa della borghesia) viene da una famiglia povera della Garbatella.
È comunque vero che la politica italiana ha accomunato le linee della destra e della sinistra almeno in un aspetto: dopo Giorgia Meloni ecco un’altra forza politica che affida il timone a una donna. Tuttavia come sempre nella sinistra, meno prosaica, prevale l’ideale: ideale politico, ideale di donna e ideale di femminilità, tutte racchiuse nella stessa persona; altro che semplice quota rosa! I canoni della bellezza classica, uniti ad una morigeratissima 1ª misura e alle tendenze sessualprogressiste, sono certamente quelli che hanno spinto i pidicoli a preferire al calvo don Quijote bolognese questo fiore di intelligenza e beltà che li traghetterà verso un indolore e rapido trapasso politico.