Chitarra Classica – Intervista a Christian Saggese


Nato a Verona nel 1974, si è avvicinato alla chitarra classica all’età di undici anni, studiando privatamente con Candido Lodezzano e perfezionandosi successivamente anche in chitarra elettrica ed harpguitar
Nel 1994, sotto la guida di Angelo Gilardino, consegue il diploma di chitarra presso il Conservatorio di Musica A.Vivaldi di Alessandria.
Intrapresa la carriera concertistica nel 1992, tiene concerti in veste solistica ed in formazioni cameristiche in Spagna, Portogallo, Germania, Francia, Russia, Inghilterra, Usa e Giappone.
Vincitore di alcuni dei più importanti concorsi di chitarra del mondo, dal Concorso Internazionale “Andres Segovia” di Almunecar, Spagna (1999), al “Vincenzo De Bonis” al Concorso Internazionale di Cosenza (2001) al “Pittaluga” di Alessandria (2002).
Ha lavorato con Mauricio Kagel, Area, Gyorgy Kurtàg, Percy Jones, Guy Pratt, Richard Barbieri, Tony Levin, Adrian Belew, Trey Gunn, Pat Mastelotto, Marco Minneman, Mick Karn, Jerry Marotta, Mike Keneally……
Dal 2020 si perfeziona con il musicista napoletano Stefano Aruta.


DICONO DI LUI:

LUCIO MATARAZZO
“Devo essere sincero, quando ho ascoltato per la prima volta Christian ho pensato: “eccone un altro, di quelli nati con la chitarra in mano, che suonano con la disinvoltura con cui noi “normali” camminiamo, respiriamo, etc., …uffa che invidia…”. Quando poi l’ho conosciuto e l’ho visto studiare mi sono dovuto ricredere, un lavoratore instancabile e meticoloso che ha raggiunto una tale spontaneità strumentale che, appunto, sembra congenita. Ma il bello è che tutta questa naturalezza acquisita – lo penso, lo faccio – è totalmente trasparente e usata solo per restituirci il suo incantato e seducente pensiero musicale. Quando lo si ascolta suonare ci si trova immersi in un mondo sonoro particolarissimo e personalissimo, anche una semplice scala di poche note ci può restituire una magia stupefacente! Caspita, non è cambiato niente… lo invidio ancora, anzi di più…“

MAURO STORTI
“Chiunque ami la chitarra dovrebbe ringraziare quel benevolo nume tutelare che ha guidato Christian nella scelta di un tal mezzo espressivo, estremamente congeniale alla sua straordinaria natura musicale. Nelle sue mani, lo strumento difficile e complicato non è che un esilissimo filtro attraverso il quale passano le più magiche armonie, i più nitidi contrappunti, i più seducenti colori della musica. Quanto basta per rapirvi in un’aura di assoluto godimento artistico”

PAOLO LAMBIASE
“Christian Saggese ovvero una spugna musicale capace di far propri gli stili interpretativi piu’ disparati ed opposti; inutile parlare del suo talento smisurato almeno altrettanto pari alla facilita’ digitale di cui e’ stato fornito da madre natura, frutto di capacita’ naturali che, ne sono sicuro, sono le stesse che appartengono ai GRANDI geni e grandi campioni che di tanto in tanto la storia dell’uomo sul pianeta ci regala.
Estremo in tutto, dalla sensibilita’ alla potenza dinamica, non conosce limite nelle sue performances, anzi sembra divertirsi nell’infrangerli di volta in volta, sembrerebbe quasi per gioco e con la purezza e la schiettezza d’animo di un fanciullo.
Insofferente agli schemi, se ne appropria immediatamente per poi rimodellarli a modo suo e li ricrea variandoli incessantemente; camaleontico nel suo proporsi, ora in veste accademica e colta con la sua chitarra classica, ama allo stesso modo imbracciare l’elettrica o improvvisare con estrema abilita’ cercando sempre nuove modalita’ di espressione anche tra generi diversi, contaminando e mantenendo inalterata una coerenza e una severa dignita’ a tutto quel che fa.
Sicuramente non solo uno dei piu’ grandi chitarristi della sua generazione ma anche tra i piu’ grandi nel nostro tempo.
E’ vincitore di alcuni dei più importanti concorsi di chitarra, a cominciare dal Concorso Internazionale “Andres Segovia” di Almunecar, Spagna (1999), al “Vincenzo De Bonis” al Concorso Internazionale di Cosenza (2001) , al “Pittaluga” di Alessandria (2002).


W.M.: Grazie di aver accettato questa intervista per WeeklyMagazine, mi parli dei tuoi inizi musicali?

C.S.: Mio fratello Elenio mi ha insegnato i primi rudimenti musicali… scale, accordi e canzoni.
I miei inizi sono stati vari, passavo le giornate (allora lunghissime) a “tirare giu” dal disco o dalla cassetta i brani che ascoltavo (deep purple, led zeppelin) e poi anche molti pezzi di chitarra classica di cui non riuscivo a reperire lo spartito.
Ho affinato negli anni, e mai abbandonato questa tecnica… perfezionata fino al punto di capire anche la diteggiatura usata dal chitarrista. Questa pratica musicale ritengo che sia stata il migliore esercizio musicale che io ho fatto, assieme a quello di “suonare con il disco” (in pratica metti su una canzone e ci suoni sopra).

W.M.: Ci racconti delle tue esperienze musicali?

C.S.: Adoro suonare ed insegnare allo stesso modo, quindi più insegno e più imparo.
Non troppi concerti, pochi ma fatti bene (ne ho fatti tanti negli anni passati, ed ho sprecato molte note) quindi adesso a 48 anni è tempo di fare ogni cosa al meglio, senza la pericolosa ansia di fare, fare, fare tanto.

W. M.: Poi il passaggio alla classica…

C.S.: Per suonare meglio la chitarra elettrica, ho cominciato a studiare la chitarra classica, e non l’ho mai più abbandonata.
Da ex rockettaro, non è nella mia natura un po’ ribelle, fare differenza tra chitarra classica, elettrica o acustica… l’unica differenza se la suoni bene o male.

W.M.: Ci descrivi le metodologie didattiche che proponi ai tuoi numerosi allievi?

C.S.: Parto dall’inizio (ma ogni bravo musicista “inizia” ogni giorno) con la postura del corpo, e come il corpo stesso funziona etc… fino ad arrivare al movimento delle dita, che per me è l’ultima cosa.
Quello che cerco di far capire all’allievo è il motivo per cui si suona, e cosa serve la musica ed a che cosa “serve” il musicista.
Poi uso vari metodi per chitarra, soprattutto quelli del passato come il metodo Carulli, anche se penso che sia il docente a costruire il metodo per ogni allievo, perché sarebbe inutile usare lo stesso con tutti gli allievi.

W.M.: Che chitarre utilizzi?

C.S.: Partendo dal fatto che non amo il modo “moderno” di suonare, quindi corde di carbonio, titanio, etc…associata a strumenti di concezione moderna e sperimentale, uso quasi esclusivamente corde di budello e seta (Aquila Corde Armoniche) accordate a 415hz, su chitarre con un tipo di concezione sonora più intima e meno urlata, come ad esempio le chitarre di Alfonso Savastani.
Quando suono in ensemble o in duo, invece uso una chitarra del liutaio messinese Alessandro Previti.

W.M.: Credi che la chitarra classica nelle scuole medie ad indirizzo musicale e nei licei musicali possa essere utilizzata nell’organico orchestrale o debba essere utilizzata soltanto nelle formazioni di musica da camera?

C.S.: La chitarra classica può e deve essere inserita ovunque, ovviamente considerando e sfruttando bene le caratteristiche ed i limiti del nostro strumento, (con dovuti accorgimenti, come amplificazione, arrangiamento e trascrizioni accurate etc..). La cosa importante è non voler trasformare la chitarra classica in una tromba o in un organo a canne.

W.M.: Che consigli daresti ad un giovane chitarrista per il suo percorso di formazione concertistica?

C.S.: Di studiare bene il solfeggio.

W.M.: Ritornando al tuo percorso artistico quale repertorio preferisci?

C.S.: Suono solo le opere che mi piacciono davvero, senza limitazioni di stile o di moda.
Evito un repertorio che gli altri chitarristi suonano meglio di me, perché in quel caso avrei poco da dire. Nella mia vita ho studiato e suonato molta musica e diversi generi, ma adesso mi sto concentrando prevalentemente sulla musica dell’ 800 e primo “900”, in particolare agli studi dei primi anni di conservatorio. Ho un progetto con l’amico Lucio Matarazzo che si chiama “Little masterworks for guitar”
Mi piacciono molto anche le trascrizioni, ovviamente quelle fatte bene (nella vita le cose non fatte bene… sono semplicemente non fatte). Penso che si metta troppa attenzione alla scelta dei brani del repertorio, per me non è la scelta il problema, ma il “come” si suona.
Il brano Giochi proibiti suonato da un grande Musicista, sarà per me sempre meglio di una “mattone” di sonata di 20 minuti pseudo-intellettual-concettuale (inutilmente rinforzata dall’espressione facciale dell’interprete).
Il programma da concerto dovrebbe essere vario più vario possibile, i brani non devono essere troppo lunghi, altrimenti sarebbe come un menù al ristorante non equilibrato, fatto da 10 grammi di pasta, 3 kg di carne troppo cotta ed una caramella come dolce…

W.M.: Ci racconti qualche aneddoto o episodio particolare intercorso la tua vita artistica?

C.S.: Due brevissimi aneddoti divertenti su Mario Gangi, che reputo il più grande chitarrista Italiano di tutti i tempi, anche se molti ancora oggi non vogliono capire la sua grandezza.
Quando Mario mi invitò al concorso Mauro Giuliani di Bari, io non capii bene e mi iscrissi come concorrente… ma lui intendeva invitarmi a far parte della giuria.
Il secondo aneddoto, quando prima della finale del concorso De Bonis di Cosenza (organizzato dal mio amico fraterno Antonello Dieni) Gangi mi “becco’” a fumare nei bagni del teatro Rendano… 

W.M.: Eccoci giunti alla fine di questa chiacchierata, grazie molto per la disponibilità data ai nostri lettori.

C.S.: Post scriptum
1) Da quest’anno insegno al conservatorio Cimarosa di Avellino, circondato da docenti uno più bravo dell’altro, quindi un ringraziamento speciale al mitico Lucio Matarazzo, senza di lui sarebbe stato molto difficile iniziare al meglio questa mia nuova avventura. Un grazie enorme anche ai numerosi allievi di Avellino, che mi hanno riservato un’accoglienza meravigliosa.
2) Il mio segreto è avere una moglie straordinaria come Cinzia (detta “la marescialla” per un carattere timido ed introverso) che è anche la mia manager per masterclass e concerti per l’Italia. Dietro ad una grande donna…c’è sempre un chitarrista esaurito e paranoico come me.
3) musicisti preferiti: prevalentemente musicisti del passato come Ida Presti, Ivry Gitlis, Casals, Cortot e molti altri.
4) un consiglio ai colleghi chitarristi, quello che pensate vada bene o male suonare in pubblico… moltissime volte va bene o male per un pubblico di chitarristi (quindi in un certo senso, un non pubblico). Il pubblico vero, cioè quello misto, vuole emozioni e storie da raccontare.
5) Concludendo il consiglio più importante che “possiamo darci” è quello di non prenderci troppo sul serio, la Musica esisteva prima di noi e ci sarà anche dopo, forse anche meglio.