Si chiude con la Gasdia il primo secolo dell’Arena di Verona


CON CHI SI APRIRÀ IL SECONDO?


Un cartellone di assoluta rilevanza globale, con le migliori scelte di spettacoli e di cast per la celebrazione del 100° Festival dell’Arena di Verona, a chiusura del primo secolo. È una ricorrenza storica, cui la Sovrintendente e Direttrice artistica Cecilia Gasdia dona tutta la rilevanza. Palco cinematografico e di social media per eccellenza, l’Arena di Verona è stata per oltre un secolo il luogo di sperimentazione dei migliori registi d’opera, inevitabilmente sfidati dalla sua stessa natura, già di per sé magniloquente scenografia, nonché dalla sua storia di millenario luogo di spettacolo, dalle naumachie romane alle giostre medievali fino al Rossini del primo ‘800, diventando dal 1913, quasi ininterrottamente, il primo e più grande palco d’opera all’aperto in epoca moderna. Migliaia di artigiani specializzati da tutt’Italia, quintessenza di sapienza Made in Italy, dalla decorazione alla sartoria operano per Verona, che è anche vero banco di prova delle più innovative tecnologie.
Vediamo i contenuti di questa epocale edizione.
Fino al 9 settembre va in scena una vera antologia dei titoli e degli allestimenti più amati dal pubblico areniano in una parata irripetibile della storia del teatro. Sono alte sono le aspettative per la nuova regia di Aida – titolo con cui l’Arena inaugurò la sua nuova vita nel 1913 – giacché quello affidato a Stefano Poda rappresenterà il primo allestimento di oggi ad affiancarsi ai capisaldi dell’Aida filologica del ’13 e a quella di Zeffirelli (dal 16 giugno). Ad essa si affiancheranno sei produzioni storiche, dal Barbiere (2007, dal 24 giugno) e Tosca (2006, dal 29 luglio) secondo Hugo de Ana, alla colossale Babilonia nel Nabucco per la regia di de Bosio (1991-2015, dal 15 luglio), al magistero di Zeffirelli nella sua ultima Traviata (2019, dall’8 luglio), nella ritrovata Carmen (1995-2022, dal 23 luglio) e in Madama Butterfly (2004, dal 12 agosto) con i costumi da Oscar di Emi Wada. Poi, una seconda nuova produzione, evento eccezionale nella storia recente del Festival: Rigoletto (dal 1 luglio), assente da 6 anni dalla programmazione estiva, del quale sarà svelato a breve l’intero team creativo. Il tutto incarnato da una parata di eccellenze vocali unica nel panorama mondiale: Verona sarà il Villaggio Globale dell’Opera grazie ad Alagna, Alaimo, Armiliato, Battistoni, Berzhanskaya, Burdenko, Conesa, Corbelli, De Tommaso, Enkhbat, Gazale, Grigolo, Korchak, Kurzak, Kunde, Lepore, Lim, Luciano, Margaine, Meli, Micheletti, Minasyan, Oren, Oropesa, Pertusi, Petrova, Piazzola, Pirozzi, Pretti, Ruciński, Salsi, Schrott, Semenchuk, Sicilia, Sierra, Siragusa, Siri, Siwek, Tézier, Vinogradov, Viotti, Yoncheva, Zilio. Ci sarà il direttore Alessandro Bonato, giovanissimo premiato in competizioni internazionali e apprezzato in Italia e all’estero, al debutto nell’Anfiteatro della sua città natale. Inoltre, due recite de La Traviata, segnatamente la prima e l’ultima, saranno impreziosite dalla partecipazione d’arte e di vita della coppia d’eccellenza della danza scaligera, i primi ballerini Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, che proprio sul palco veronese nel 2022 fecero a sorpresa la loro promessa di matrimonio durante il gala di Roberto Bolle. Un pensiero dedicato va poi alla presenza del grande tenore ormai non solo rossiniano Juan Diego Florez, che conquista uno spazio privilegiato, e ad Anna Netrebko in Aida, alla Prima in mondovisione, il 16 giugno.

Cecilia Gasdia, regina della scena, mostra dunque il coraggio da leonessa col quale ha affrontato un quinquennio di tempesta perfetta: la pandemia, che per l’Arena è stata più grave che per tutti i teatri del mondo, dati i 13000 posti e il pubblico internazionale; il ricambio politico, che vede Verona e i vertici della Fondazione scorrere da destra a sinistra; la straordinaria ricorrenza del centesimo anno del festival lirico…
È naturalmente provata, Cecilia. Sempre aperta e sincera, sprizza comunque intelligenza: impossibile dimenticare con quale luce di ispirazione ha affrontato le limitazioni dell’anno della riapertura dopo la pandemia, coinvolgendo elevatissime istituzioni culturali italiane nel programma del 98° e spostando con genio il concetto di regia dall’interno all’esterno del Parnaso operistico. E altrettanto indimenticabile la ripresa e sottolineatura della importanza registica in quell’apoteosi artistica parnasiana che è l’opera lirica, con la dedica del passato 99° Festival al più grande e magniloquente sosia di Apollo nella regia operistica, l’apollineo appunto Franco Zeffirelli.
E ora, dopo il 100°, come comincerà il II secolo areniano? La sensazione è che ci sarà un rivolgimento.
Sento nell’aria una pulsione innovativa, dopo la gestione geniale, oculata e classica dell’ultimo quinquennio… qualcosa mi dice che ci sarà una rivoluzione. Che i successi del più grande tra gli antichi contenitori operistici potrebbe tentare la via del moderato rinnovamento… e che la conseguente apertura a un target più moderno e raffinato richieda esperienza impresariale e di direzione artistica rinnovata…
Sarà sempre Cecilia Gasdia, l’eroina della resilienza postpandemica, a interpretare il Nuovo Secolo o qualcun altro/a è pronto/a ai blocchi di partenza per un salto nella modernità e nel futuro delle millenarie mura romane intrise di musica perenne?
Giuro. Nessuna voce di corridoio. Nessuna confidenza riservata. Nessuna soffiata.
Solo un mio pensiero, che va sull’ali dorate… il prossimo ciclo quinquennale di Sovrintendenza veronese, il nuovo vento del 2024-2029, soffierebbe perfettamente, oltre che per un rinnovo di Gasdia, anche per le ali dorate della grande Anna Maria Meo.
Sapete, che emozione sarebbe! La grande sperimentatrice, la regina degli equilibri estremi, la maestra della nuova opera, la sposa ideale di Apollo, la guida materna e illuminata delle Muse tutte, l’intelligenza etimologica e figurata, alla guida della più amata istituzione teatrale del mondo? Dopo aver fatto risorgere il Regio di Parma e aver riportato Giuseppe Verdi sugli scudi parmensi, ora dar ancora più vita all’Arena (e all’opera lirica, al grande teatro musicale…) dal vertice veronese? Quale migliore sfida per questa bellissima signora del teatro, che lega le profondità naturali della Magna Grecia con la luce iperrealistica delle sperimentazioni più audaci, in un equilibrio chakrico originale e brillantissimo che renderebbe l’Arena una centrale di nuova civiltà e di ricerca estetica, non solo grandissimo monumento, quindi, ma anche astronave culturale per il futuro dell’umanità e la visita dei suoi mondi culturali ulteriori?
Un bel sogno… o un progetto?
Il mio intuito dice che sarebbe una clamorosa prospettiva. E, data la visibile stima che porto ad Anna Maria Meo, anche una stupenda avventura per la umanità, per il teatro, per l’opera. Lo dico da sociologo dell’Arte, con tanta, tanta esperienza clinica di istituzioni e di progettazione culturale ed economica…
Se ben rimanesse Cecilia Gasdia, altra grande, ben arriverebbe anche Anna Maria Meo.