Mattia Santori: da sardina a pesce in barile


Apprendiamo con trepidazione che l’ex capo-sardina Mattia Santori, dopo aver lanciato al PD e alla sua dirigenza critiche velenose durante gli ultimi due anni, ha deciso – con la massima coerenza – di prenderne la tessera.
La sua decisione segue quella di Elly Schlein, detta la miliardaria dei poveri, che il giorno prima aveva fatto la stessa cosa. Santori ha dichiarato che intende fare campagna elettorale per la quasi-coetanea sosia di Marilyn Manson nella corsa alla segreteria del PD. In pratica un altro imboscato tra le schiere di coloro che facendo finta di niente mirano a fare le scarpe a Enrico Letta.
La cerimonia della consegna della tessera è stata oggetto di servizi televisivi e una gran festa è stata fatta per l’occasione alla sede bolognese del moribondo coacervo di ex-demosinistri e post-comunisti a corto di idee.
Santori, intervistato dai giornalisti si è detto emozionato e felice di poter dare il suo contributo al partito (e che altro avrebbe potuto dire?). Inoltre in alcuni servizi andati in onda, tra cui il TG4 delle 19,00, è stato fatto ascoltare un brano di una sua dichiarazione che un po’ ci perplime:
“Io credo nella politica perché ho studiato Zanardi, ho letto Gramsci, ho ascoltato i discorsi di Berlinguer e di don Andrea Gallo; ma anche perché in questi due anni di apprendistato volontario
ho conosciuto persone come Alessandro Ruotolo, Luisa Morgantini, Gianfranco Pagliarulo, Nicola Zingaretti”.
Bene, è sempre positivo che uno legga e si formi delle idee, però detta così la frase suona male, perché sembrerebbe che se invece dei suddetti avesse letto Mein Kampf, sarebbe corso a iscriversi al partito nazionalsocialista! E se avesse conosciuto persone come Francis Turatello o Bernardo Provenzano cosa sarebbe potuto diventare?
D’altra parte la lettura di Gramsci è un classico (ma davvero lo hai letto? Ci sei riuscito? Io mo addormento dopo sei righe…), però paragonare il pensiero del grande filosofo e critico comunista oristanese con quello di Ruotolo risulta quanto meno un po’ complicato. Se poi nel gran calderone degli ispiratori delle sue idee aggiungiamo Zingaretti, Morgantini e Pagliarulo (personaggi gli ultimi due il cui rilievo è più sindacale che politico-ideologico, possiamo azzardarci a dire che il loro pensiero è decisamente più “debole” di quello gramsciano.
Invece i discorsi di Berlinguer possono essere stati senz’altro educativi, anche se dichiarare di averli ascoltati non significa certo “dal vivo” dato che l’allora segretario del P.C.I. è morto nel 1984, prima che la giovine sardina fosse ancora nemmeno avannotto.
Da ultimo ci piacerebbe sapere quali importanti testi di questo prof. Zanardi siano stati così formativi per l’ex-caposardina, giacché pur ammettendo trattarsi del professor Alberto Zanardi ordinario di Scienza delle Finanze dell’Università di Bologna, non si trova traccia nella sua biografia di scritti che possano in qualche modo aver influenzato la formazione politica del pensiero del neo-tesserato piddì.