Qatargate: Mosca dietro lo scandalo


Mosca dietro allo scandalo che sconvolge il Parlamento dell’Unione europea per corruzione e concussione in Qatar e nei Mondiali di calcio? L’ambiguo ruolo di Luigi Di Maio.


Il Qatargate, soprannominato così dalla stampa internazionale, vede coinvolti numerosi politici di spicco dell’Ue che sono stati accusati di corruzione e tra gli indagati ci sono anche degli italiani. Per capire di cosa si parla, però, è necessario fare un passo indietro, a quanto è accaduto nei mesi passati, con lo spettro della Russia, e delle sue influenze sulla politica, capace di agitare non solo le campagne elettorali. Bisogna fare chiarezza su dichiarazioni e atteggiamenti, ex ante ed ex post, del penultimo inquilino della Farnesina: Luigi Di Maio (NDR: in foto di repertorio, nel corso di una sua visita negli Emirati Arabi) .

UE sotto scacco. Pare un tiro incrociato. Con il Quatargate, ci sarebbero tante considerazioni da fare, sull’etica pubblica che ormai mostra definitivamente la sua crisi da malato terminale, al di là di come andrà a finire per i soggetti coinvolti. Che sono parte delle istituzioni e dei partiti, non dell’attivismo sociale. E Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, abbozza, cerca di metterci una pezza, di salvare la faccia, gridando all’intrigo.
Oh, certo, fa rabbrividire una ‘spy story’ con nuovi protagonisti e con trolley pieni zeppi di denaro, mentre, nei corridoi di Bruxelles, si trema, perché c’è un aumento esponenziale del numero degli europarlamentari coinvolti.
Ma, tutto questo sfacelo non nasce oggi e si intreccia con una ragnatela di pregressi e diffusi rapporti d’interesse, ed in tal senso basta compiere alcuni passi a ritroso per riscontrare un clima saturo di foschi presagi e di angosciose inquietudini.
Già nello scorso mese di giugno, attraverso le parole di uno dei suoi big, Dmitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione, era sembrato che la Russia volesse minacciare ancora una volta l’esistenza stessa dell’Europa. Non nuovo ad aggressioni verbali velatamente rivolte all’Occidente, Medvedev su Telegram aveva terribilmente scritto che l’Ue potrebbe sparire prima dell’adesione dell’Ucraina, alludendo alle lunghe tempistiche necessarie e forse anche a una qualche azione esterna che ne sconvolga la struttura, ma soprattutto lasciando trapelare fin troppo bene la direzione indicata da Vladimir Putin: nuovi equilibri mondiali.
Se da un lato, la sostanziale impasse bellica potrebbe in qualche rassicurare circa l’effettiva consistenza delle mire del Cremlino, si è in questi giorni aperto un nuovo vorticoso fronte a seguito delle accuse mosse a politici europei di primo piano. Appartenenza ad un gruppo criminale, riciclaggio di denaro e corruzione sarebbero gli architravi di un’indagine su un sospetto traffico di influenze da parte del Paese del Golfo Persico presso il Parlamento dell’Unione Europea.
Di conseguenza, a trovarsi in estrema difficoltà sono le massime istituzioni dell’Unione Europea, la cui credibilità è minacciata da uno scandalo di corruzione che sta danneggiando le carriere di figure di rilievo, mentre il dito è puntato contro i funzionari del Qatar (ma una analoga pista condurrebbe anche in Marocco, peraltro molto stranamente piazzatosi bene ai Mondiali…) accusati di averle corrotte per minimizzare le preoccupazioni sui diritti dei lavoratori in vista della Coppa del Mondo di calcio.
Che già Putin lo sapesse o lo avesse previsto? Forse. In ottobre, al vertice di Astana, in Kazakistan, dove centrale fu il tema del gas, comunque il premier russo incontrò anche l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani: parlarono insieme della crisi energetica e dell’impatto sui rispettivi mercati energetici. Ma non solo, l’emiro ringraziò Putin per il grande sostegno nell’organizzazione dei Mondiali 2022.
Non sarà il caso di lasciarsi andare a considerazioni che possono anche involontariamente stimolare o fomentare dietrologie, o particolari ricostruzioni che alloggiano in menti molto fantasiose, tuttavia, lo scandalo, pubblicamente emerso la scorsa settimana, ma le indagini risalirebbero al 2021, compromette la reputazione dell’unica istituzione dell’UE composta da funzionari eletti direttamente nei 27 Paesi membri. Inoltre, può minare la pretesa dell’Assemblea di continuare ad avere un ruolo di primo piano in altri delicati dossier, come ad esempio le accuse di corruzione nell’Ungheria di Viktor Orban, nel momento in cui Vladimir Putin vede questo paese come migliore amico possibile nel continente.
Lo scandalo si ripercuote con violenza sul gruppo parlamentare dei Socialisti e Democratici (S&D) e c’è un altro dato apparentemente curioso. Questo gruppo, che riunisce i partiti di centro-sinistra di tutta Europa e resta il secondo più numeroso nell’assemblea, nonostante la perdita di oltre 30 seggi alle ultime elezioni a causa del vistoso calo di consensi, guarda caso mantiene una posizione apertamente contraria all’invasione scatenata dalla Russia di Putin.
A settembre, infatti i Socialisti e Democratici del Parlamento europeo hanno addirittura deciso di candidare la popolazione ucraina al Premio Sakharov 2022, che porta il nome di un dissidente russo, Andrei Sakharov, e viene assegnato ai difensori dei diritti umani e della legge internazionale, visto il valore altamente simbolico che un simile conferimento assumerebbe nel momento del più brutale attacco alla pace dalla Seconda guerra mondiale.
Nel fortino europeo, che adesso trema, sono intanto cadute teste eccellenti e, stando agli aggiornamenti del momento in cui scriviamo, la lista potrebbe inesorabilmente allungarsi: si mormora già di circa 60 euro parlamentarsi sotto la lente dei detective. Chiamata in causa, tra mille scalpori, è la vicepresidente del Parlamento, la greca Eva Kaili, il cui mandato è stato terminato a stragrande maggioranza dell’assemblea comunitaria nei giorni scorsi. A casa dell’ormai ex vicepresidente e di Antonio Panzeri, eurodeputato di S&D, come riportano i media belgi, sono stati difatti trovati oltre 1,5 milioni di euro in banconote durante le perquisizioni.
Con la loro tipica astuzia malandrina alcuni tra gli indagati – politici, lobbysti e dintorni – avrebbero predisposto un canale attraverso il quale far defluire un fiume di soldi e di beni nelle loro insaziabili fauci. I soldi giravano infatti attraverso Ong create ad arte, una di esse “Fight Impunity” (dal nome evocativo, come quello di altre tirate in ballo: “No Peace Without Justice”, “Metediterranea Saving Humans” e così definitivamente naufragherà una favola buonista!) è l’organizzazione no profit adducibile a Panzeri. Questa, secondo quanto scritto dal quotidiano La Repubblica, una delle rivelazioni di una gola profonda, Francesco Giorgi, compagno della Eva Kaili, che sta collaborando con la giustizia, dopo essere stato anch’egli arrestato.
Grande sospettato di aver offerto denaro o regali ai funzionari di questa assemblea, al fine di comprarne i voti per coprire lo sfruttamento e la morte dei lavoratori migranti nelle infrastrutture della Coppa del Mondo, risulta quindi il Qatar, il cui Ministero degli Affari Esteri però respinge le accuse in quanto infondate e gravemente disinformate. E, in effetti, provare che i funzionari europei siano stati pagati sarebbe difficile da dimostrare.
Tra fatti e misfatti, quest’anno il Qatar ha comunque ricevuto alcuni plausi dal gotha di Bruxelles, con suoi membri di spicco ad elogiare le riforme del lavoro che il paese ha introdotto prima della Coppa del Mondo. Ad aprile, la Commissione ha inoltre avviato un’iniziativa per fornire l’esenzione dal visto ai qatarini, in possesso di passaporto biometrico, che vogliono entrare in Europa per brevi soggiorni, anche se il Parlamento ha declinato il suo ruolo in questo procedimento alla luce di una indagine, che rappresenta oggi un importante punto di riflessione per comprendere tutte quelle dinamiche e tutte quelle logiche perverse, che si possono infiltrare nel sistema politico comunitario.
Il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas, con deleghe allo sport, si è poi recato in Qatar per i Mondiali di calcio, nonostante la sua dichiarata fedeltà alle politiche della Commissione, luci ed ombre si intravedono intorno a questo suo viaggio, quanto meno per il fatto di aver ricevuto un pallone da calcio della Coppa del Mondo e alcuni cioccolatini dai dignitari ospitanti.
Volendo ulteriormente scavare nel recente passato, già a luglio di quest’anno, stranamente l’Europa risultava da settimane colpita da una lunga serie di dimissioni di ministri e parlamentari nelle ultime settimane.
In Bulgaria era caduto il governo di Kirill Petkov. Nel Regno Unito, i parlamentari conservatori avevano costretto il primo ministro Boris Johnson a dimettersi. In Italia si era dimesso il presidente del Consiglio Mario Draghi. A causa dei disaccordi nella coalizione di governo in Estonia, il governo di Kai Kallas era pure caduto, anche se gli fosse stato subito chiesto di formare un nuovo gabinetto dei ministri. In Francia, l’opposizione aveva tentato, anche se senza successo, di destituire il governo di Elisabeth Born. In Germania la presidenza del cancelliere Olaf Scholz stava vacillando e non poco.
Molti politici europei furono inclini a vedere la longa mano di Mosca in ciò che stava accadendo. In particolare, «I russi stanno ora festeggiando per aver costretto alla caduta un altro governo occidentale», aveva dichiarato l’allora ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, dopo le dimissioni di Draghi.
Ma adesso lo stesso Di Maio tace, e secondo i media spera, credendo che l’inchiesta che squassa la Ue possa tirargli la volata per diventare inviato speciale nel Golfo. L’avversario principale che lo divide dalla nomina è infatti stato toccato (anche se non è indagato) dal Qatargate. È il greco Dimitris Avramopoulos e sedeva nel board della ben nota “Fight Impunity”, l’ong del già menzionato ex parlamentare europeo del Pd Antonio Panzeri, arrestato per tangenti.
Le proporzioni della corruzione all’interno delle istituzioni europee sono ancora tutte da definire ed alcuni organi stampa stranieri già additano, visti i nostri connazionali coinvolti, l’Italia come pietra dello scandalo, come viziosa fonte del contagio.
Servizi segreti, eurodeputati blasonati e piccoli faccendieri ingordi, valige di soldi e cyberwar e tutto il resto danno la vera dimensione di ciò che sta accadendo, e che sembra solo all’inizio: sarà difficile esprimersi compiutamente se non dopo aver assistito agli sviluppi dell’intera vicenda, una vicenda intricatissima e su cui nessuno dei protagonisti avrà, come al solito, interesse a dire tutto ciò che sa: e, nonostante ciò, ha una sua verità da affermare.