Lobbismo, partiti e istituzioni (europee…)


Il problema dell’eccesso di infiltrazione economica privata nelle istituzioni è dovuta alla fragilità degli organismi di partito, che dovrebbero trovare nel consenso popolare la propria forza e non in altre organizzazioni, magari semplicemente economiche, concorrenti sul Potere, con le quali peraltro è naturale intessere connessioni: negli organi istituzionali no, ma nelle sedi politiche di partito sì.
E tali sedi devono essere governate in modo trasparente, per legge, nell’unico interesse appropriato in democrazia, quello del popolo, del demos.
L’accezione di lobbismo usata volgarmente è viziata di ideologia sorpassata e non è corretta: fare lobbying NON significa per il politico porsi al servizio di qualcun altro rispetto al popolo in democrazia; fare lobbying significa costruire insieme prospettive di creazione di valore tra aziende che lo producono e amministrazioni pubbliche, ad esempio, che lo commissionano. Va detto, peraltro, che il giusto posto nel ciclo delle società moderne per questa benefica attività di creazione del valore per i popoli sta NEI PARTITI, e non nelle istituzioni. Se il riferimento divengono le istituzioni direttamente, i rischi di corruzione o concussione aumentano fortemente. Infatti, mentre il partito è fatto per connettere virtuosamente pubblico e privato, le istituzioni sono luogo purissimo del pubblico.
Ciò non toglie inoltre, che i partiti debbano essere controllati nei loro funzionamenti, proprio in quanto scambiatori di nature sociali e civili, di pubblico e di privato.
Ma non c’è nulla da inventare. Basta guardare le migliori democrazie (UK) e giudicarne anche le azioni (Brexit). Che non vuol dire assolutamente fare azioni analoghe (ci sono ben altri motivi sostanziali per opporsi a una Italexit) ma considerare la varia gamma degli elementi che l’hanno determinata, tra cui anche istituzioni europee farraginose e permeabili al malaffare. Questo il punto, non l’opposizione a una funzione economica vitale per le società del terzo millennio come il “sano lobbismo”, che non è il lobbismo malato o l’incapacità di sostenerlo da parte dell’impianto democratico, istituzionale e di partito.
Volendo opportunamente approfondire, occorre distinguere l’approccio politico da quello scientifico (seppur di sistema aperto).
La integrazione di economia e Stato (o istituzioni sovraordinate, come le Federazioni di Stati o Unioni come è l’Unione Europea) è un fondamentale e pervasivo tema civile e sociale. Il funzionamento della produzione del valore e del conseguente benessere vede i soggetti privati come un potere autonomo, e vieppiù con la naturale evoluzione globale, che li porta a livelli di potere concreto di entità sconosciute nella storia umana.
È chiaro che questo potere, legato a fattori completamente diversi da quello degli Stati, agisce con una caratteristica autonomia e malsopporta condizionamenti esterni, ad esempio quello degli Stati. Questa dialettica va monitorata per il Bene dei popoli, ma è, per quello stesso Bene, ineludibile.
Il sano lobbismo, che è quello che ho descritto in termini molto generali, deve avvenire FUORI dall’ambito strettamente istituzionale (soldi a casa di un esponente delle istituzioni sono un indizio o forse una prova di una deformazione del lobbismo, cioè corruzione o concussione). Questo ancora in termini generali e moderatamente esatti.
Il fatto politico invece vede molte possibili critiche, che rimandano ad approcci di altri modelli socioeconomici, anche alcuni radicali non più presenti in natura. Ad esempio:
1. Il Socialismo reale, decaduto come sappiamo, vedeva l’economia incardinata nello Stato. Forse con troppa velocità è stato liquidato, ma certo lì il problema di congiungere economia privata e benessere popolare gestito dalle Istituzioni non si poneva, in quanto non esisteva potere nel privato;
2. Il modello ibrido cinese odierno, vede uno Stato fortemente concentrato sul controllo del privato, ma anche un privato (le grandi corporation di originario diritto cinese) che operano con radici diffuse in altri Paesi, ove hanno potere e libertà. Dunque, questo secondo modello è in realtà ben più ibrido di ciò che sembra. In aggiunta, nella stupida e opportunistica cosiddetta geopolitica odierna, cuore del vero “oppio dei popoli” che è la comunicazione di massa oggi (e NON la religione), tale modello viene contrabbandato per ciò che nei fatti NON É, cioè una espressione di Socialismo reale e di dittatura.
3. Nei regimi democratici invece esiste lo strato della connessione tra Paese reale (ed economia) e Paese legale (istituzioni) che è deputato ai partiti. Quindi è all’interno dei partiti che questo scambio tra economia e istituzioni deve avvenire.
Con attenta regolazione di Legge e conseguenti controlli.
L’invasione del privato nelle istituzioni è particolarmente grave e pericoloso. E avviene, se i partiti non funzionano, con le forme disgustose della corruzione e della concussione, patologie che non hanno necessariamente a che fare con il necessario, opportuno e legittimo Lobbismo.