Il basto


Pierre Subleyras – Olio su tela (30,5 x 24,5 cm.) – Museo dell’Hermitage, San Pietroburgo (Russia), 1732.

Abbiamo già incontrato recentemente questo pittore; oggi l’esegesi riguarda un altro dei suoi pregevoli e spesso spiritosi dipinti.
Figlio di un artista abbastanza mediocre, Subleyras si trasferì a Parigi nel 1726. L’anno seguente si diresse verso l’Italia, dove arrivò nel 1728, grazie alla borsa di studio del Prix de Rome.
Ammesso all’Accademia di Francia, ottenne subito importanti commissioni per dipinti che inviò in Francia o in altre parti d’Italia, come la grandiosa ‘Cena in casa del Fariseo’ per i canonici Lateranensi di Asti nel 1737 (oggi al Louvre).
Due anni dopo fu incaricato di dipingere alcune tele per la distrutta chiesa dei Ss. Cosma e Damiano a Milano, nell’ambito di un ciclo che comprendeva pale dei più importanti artisti attivi a Roma in quegli anni.
Jean de La Fontaine, il grande favolista francese del XVII secolo, ha narrato la storia di un pittore geloso che sospetta che sua moglie lo tradisca. Per evitare l’infedeltà, l’artista dipinge un asino sul pube della moglie come sigillo. Ma quando se ne va, compare l’amante della donna, che guarda caso è anche pittore. Poiché i colori adoperati impiegano un po’ ad asciugarsi, l’immagine dell’asino svanisce durante il rapporto. Ma il pittore, credendosi capace di copiare lo stile del cornuto, ridipinge l’immagine dell’asino sul pube della moglie, ed è proprio questo che Subleyras ci mostra: gli innamorati cercano di ricostruire l’immagine del marito geloso, come se niente fosse successo. Quello che non si vede nel dipinto è che il pittore, forse per arroganza, stupidità o forse eccessiva creatività, quando dipinge il nuovo asinello dimentica il modello originale e gli disegna un basto, l’arnese di legno che permette alle bestie da soma di caricare pesi sui due lati. Così quando il marito tornerà, scoprirà l’inganno.
Qual è la morale? Molte sono le tesi a riguardo. Secondo la Buttafava il sugo del discorso è che copiare un altro artista è molto facile da scoprire (Amelia Buttafava in Bocca, Responsabile della confricazione peniena-orofaringea presso l’Ist. Naz. Dei Piccoli Onanisti e dei Trinitari Scalzi di Sulmona, in: “Oh, perette morali!”, Solbiate Arno, 2012). Stando invece allo Scànsati l’eccesso di creatività può essere un male (Eriberto Scànsati Proprio da Lassù, “Fenomenologia dei grattacieli americani e compromissione della loro statica per causa della creatività mediorientale”, New York, Sett. 2001). Il Mekoijony si chiede a tal proposito: è più asino chi ha le corna o chi gliele dipinge? (Taras Mekoijony Kebékkho, “Discorso Filosofico sull’Infedeltà Coniugale nella Mitteleuropa dal Tardo Gotico al Rinascimento Fiammingo”, Lubecca – Piano, 1876) O forse, per dirla con il Sommo Cervantes, “La colpa dell’asino non va gettata sulla sella” (Miguel de Cervantes Cortinas Saavedra, “Don Chisciotte” II, 66).
Comunque sia, Subleyras dipinge questo dipinto in stile rococò libertino, e non intende insegnarci esattamente la morale, ma piuttosto creare un dipinto erotico che abbia anche qualcosa a che fare con la sua professione di pittore.
Esiste tuttavia una seconda e assai più profonda morale, quale ci viene sugggerita dall’episodio assai gustoso capitato in casa del mi’ cognato Oreste la sera in cui questi si dovette recare a Collesalvetti a recuperare due chili (forse sei etti) di aggiughe del Cantabrico sotto sale (le acciughe, non il Cantabrico) che gli aveva lasciato una cugina a casa della di lui sorella.
Appena uscito di casa il marito, la sora Argìa fece salire il ganzo, nonché suo maestro di danza, che aspettava in strada. Dopo frettolosi preliminari, i due iniziarono l’ “allenamento” con la ben nota danza a due schiene dimenticando che il cornificato aveva piazzato in casa alcune telecamere a mo’ di antifurto, che si attivavano nottetempo con movimento di persone nella stanza. Avvertito dal ronzio dello smartphone che di solito il pover’uomo usava per andare su YouPorn, sulle prime pensò di trovarsi davanti ad una scena delle solite che memorizzava nel cellulare. Poi, quando si avvide della reale situazione, tornò sui suoi passi improvvisando un incontro di thai-boxe a tre, talché l’Argia dovette poi, suo malgrado e nonostante le contusioni, pulire muri e pavimento per eliminare i segni della carneficina.