Il degustatore di vino


Alessandro Sani (circa 1880) – Olio su tela cm. 64.2 x 46.3 cm – Collezione privata.


Alessandro Sani (1856-1927) è stato un prolifico pittore manierista post-macchiaiolo attivo a Firenze nel XIX secolo. Considerato uno dei maggiori pittori italiani dell’800, Sani fu uno dei pochi artisti che resistettero alla tentazione di trasferirsi in America in quell’emigrazione di massa che andò dal finire dell’800 ai primi anni del ‘900, tanto che le sue opere sono tra le poche di artisti italiani realizzate in Italia durante in quel periodo.
I suoi dipinti, quasi sempre ambientati in interni o rappresentanti scene domestiche, hanno titoli che svelano già molto dei contenuti: La tentazione, Una lezione di mandolino; Scacco matto; Il piatto preferito; Una partita a scacchi; I soldati e l’ostessa; Un cercatore mal capitato; Le promesse; La visita alla balia… Più in generale, la sua pittura, sempre assai realistica e attenta ai particolari, ha la caratteristica non comune di rappresentare fedelmente scene domestiche, spesso in chiave comica (Lodovico Henkel, “Quei sudicioni de’ macchiaioli e il loro trattamento col Dixan”, Mira, 1941).
Il quadro oggetto della presente esegesi raffigura un frate (uno dei tanti immortalati da Sani dei suoi dipinti) il quale, sceso in cantina per fare scorta di bottiglie di vino, approfitta di un attimo di pausa per sorseggiare il vinello dell’annata più pregiata (si legge un ‘1865’ scritto col gessetto sulla botte), riservata al priore del convento.
Come ci svela il Borgthorsson nel suo famoso saggio: “… il buon fraticello si è ben munito di bottiglie, caricandosele non solo nella cesta ma pure nella pettorina del grembiule e addirittura nel cappuccio! Al religioso piace il vino, come si evince anche dal rubizzo colore delle sue gote e dall’occhio languido, sintomo di una generosa dedizione a Bacco. Dopo aver spillato il vino dalla botte con la caraffa ai suoi piedi, egli lo ha versato della boccetta da degustazione da cui sta sorseggiando quel nettare sorso dopo sorso” (Erlendur Tyranpetø Borgthorsson, già campione di lancio del nano ai mondiali di Arcore del ’91: “How friars got drunk sipping wine in the nineteenth-century Italian convents” in “Annals of alcoholism and religious fanaticism”, XXVI, 45-51, Reykjavìk, 2003).
Il buon liquore che gli scende in gola – e che sarà seguito dal contenuto di altre fiale come quella – lo farà in breve tempo ubriacare tanto da non reggersi quasi in piedi. Sarà allora che, chiamato dal padre guardiano al corrente delle tendenze alcoliche del fraticello, il poveretto dovrà scuotersi dal torpore e risalire le scale, ma proprio allora il moccolo di candela che si vede alle sue spalle si esaurirà e la cantina piomberà nel buio, facendo inciampare il frate sulle scale e facendolo ruzzolare giù tra il fragore di bottiglie infrante, scrosci di vino versato e bestemmie apocalittiche del povero frate che passerà le successive nove settimane a dire rosari nella sua cella a pane e acqua.
Con una somiglianza che ha dell’ultraterreno, la scena richiama quanto accadde nella cantina del mi’ cognato Oreste quando questi, mentre imbottigliava il nuovo sangiovese, si accorse che curiosamente la damigiana era finita assai prima di aver riempito le canoniche 54 bottiglie. Annebbiato dai fumi del purpureo nettare e in cerca di una spiegazione laddove la logica era ormai naufragata nell’ennesimo tazzone di rosso, si sentì chiamare in quel mentre dalla consorte Argìa che gli chiedeva di portar su un paio di quei salami stagionati tanto buoni, da regalare al reverendo il quale nel frattempo era giunto a benedire la casa. Il poveretto mormorando parole poco amichevoli verso il sacerdote si avviò per le scale con quanto richiesto in una mano e due bottiglie dell’anno prima nell’altra per accompagnare la degustazione (“Boia de’, se mangia e beve quello lì, mangio e bevo pure io!”), quando l’ebbrezza gli fece mancare uno scalino.
Il risultato può essere così descritto: frattura scomposta di tibia sinistra e ulna destra, due costole incrinate, pneumotorace, lussazione della clavicola sinistra, trauma cranico da tenere in osservazione 48 ore, vino e cocci sparsi per il corridoio delle cantine e minaccia di scomunica da parte del curato a causa delle ingiurie verbali profferite nei confronti della Madonna, del Padreterno e persino di San Rocco che non c’entrava una sega ma passava di lì per caso.