L’architrave della società civile sono le regole


L’architrave della società civile sono le regole. E’ un’affermazione di cui si avverte maggiormente il senso in questi tempi di grande incertezza e tensione, sul piano nazionale e internazionale, tra enormi difficoltà sociali ed economiche. Epoca in cui la politica è sempre più ridotta ad una rappresentazione simbolica. Una sorta di show che illude il cittadino di partecipare attraverso un applauso o al massimo un’alzata di mano: facendo il tifo per un’immagine, in buona sostanza. Ed è proprio la sostanza che viene a mancare: questo vuoto non può che essere riempito con la buona e concreta azione di ricostruzione delle reti sociali nei territori, dalle città ai paesi, dalle regioni alle comunità di valle. Meno slogan e simboli mirabolanti e più attenzione alla realtà concreta: è su questo fronte che si deve costruire una nuova proposta. In alcuni ambienti della società civile, culturali ed artistici si sta discutendo e portando avanti la concettualizzazione di un termine innovativo: «Sociurgia» (un nome composto ibrido, latino e greco, che da societas, ossia «società», + ἔργον, ossia «opera», letteralmente significa «opera sociale»). Si denota quindi una funzione sociale attiva, operante, in cui la promozione e la divulgazione costituiscono una dimensione che sul fronte di cultura, arte, tradizione… inferisce tutto il resto, la conoscenza, la curiosità, la relazione, i valori sociali. Quella interdipendenza naturale, necessaria, etica che non concepisce cultura, arte, ossia tutto ciò che attiene lo spazio dello spirito, appunto, come luogo a parte, elitario e autoreferenziale, ma come bene pubblico. Mezzo comune di progresso e civiltà. Forse nulla di sostanzialmente nuovo, ma una rinnovata dialettica tra contenuti e forme, utile a creare movimento per recuperare dal passato insegnamenti, dal presente nuova linfa e tentare di oltrepassare contraddizioni sotto gli occhi di tutti. In tal senso, pubblichiamo un contributo del dott. Antonio Peragine, figura che ha dedicato, con passione e zelo, attraverso molteplici e significative iniziative, una intera vita allo sviluppo dell’ “opera sociale”.

di Antonio Peragine:

Far rispettare ai giovani regole e disciplina sembra rappresentare oggi uno dei maggiori e più diffusi problemi lamentati dalla società civile.

Buona parte dei ragazzi ha difficoltà non solo ad introiettare emotivamente le norme di comportamento sociale, ma anche ad inserirle in modo permanente nel proprio ventaglio di azioni e ad autoregolarsi rispetto ad esse.

Ma per quale motivo alcuni ragazzi non ce la fanno a rispettare le regole o, comunque, ne sono insofferenti?

La scuola rappresenta per loro un’importante esperienza sociale perché è l’ambiente di vita in cui le abilità comunicative dei ragazzi si arricchiscono in forza delle maggiori occasioni di contatto con i coetanei: l’appartenenza al gruppo dei pari, con i quali hanno l’opportunità di compiere nuove esperienze, diventa per loro un bisogno perché il gruppo si delinea come luogo di confronto, di scontro, di discussione, di valutazione delle proprie capacità.

Ma la convivenza, soprattutto nelle istituzioni scolastiche, presenta loro nuove sfide: capire il punto di vista dell’altro, collaborare con i compagni, frenare gli impulsi aggressivi, imparare a difendersi quando occorre.

Una volta c’era l’infanzia, la gioventù, le prime esperienze, le prime scoperte, la leva militare. Si diventava grandi pian piano, e si poteva anche scegliere, cosa conoscere prima e cosa conoscere dopo. Oggi c’è una realtà cruda, spesso depravata, ragazzi con famiglie alle spalle che non distinguono più il bene dal male. Adulti sempre meno presenti.

Conosco il mondo dei giovani da una prospettiva unica, quella di una persona cui danno la loro fiducia e questo lo considero un bene prezioso e delicato. Ancora di più se posso aiutarli.

Giovani… il termine giovane oggi ha una connotazione cronologica molto ampia, arrivano a trent’anni ed oltre.

Senza valori, si perde la strada, si perde la testa, e anche tutto quello che di bello la vita può regalare. I valori sono importanti, sono ancore che mantengono a terra, luci che illuminano la strada per non farti smarrire.

Possiamo considerare “valori” tutte quelle regole, quei principi e quelle linee di condotta che permettono alle persone di costruire la loro “esistenza”, di stabilire le proprie priorità e di compiere delle scelte. Credere nel valore dell’amicizia, della famiglia, della verità, della sincerità.

Per i ragazzi di oggi, perciò, è importante avere dei valori che li guidano a fare delle scelte. Delle scelte giuste. Delle scelte che si porteranno per tutta la vita

Le regole sono l’architrave della società civile, ma spesso vengono ignorate dai cittadini. La soluzione sta nella ricerca di equilibrio

Le regole che ci diamo, in fondo, non sono altro che le radici dell’albero della nostra convivenza. Solo se le radici sono sane e robuste, allora le nostre comunità possono prosperare, e noi con loro. Le regole sono gli elementi costitutivi delle istituzioni e queste ultime sono gli strumenti che utilizziamo per organizzare e coordinare i comportamenti sociali in modo che questi possano concorrere nel modo più efficace al benessere collettivo.

Ebbene dunque, le istituzioni e i comportamenti morali evolvono congiuntamente e, se è vero che buone istituzioni si basano su un ampio tessuto di virtù civili, è altrettanto vero che le stesse istituzioni, quando funzionano in maniera giusta ed efficiente, contribuiscono al rafforzamento e alla diffusione di tali virtù.

Analogamente, inefficienze e ingiustizie pubbliche sono frutto, ma anche causa, di piccoli e grandi opportunismi e tendono a generare ingiustizie.

Il degrado morale è più nocivo di una grave malattia e nel corso del tempo può avere conseguenze devastanti. Esso comporta un inevitabile declino della società causato dal passaggio da un livello di moralità superiore a uno inferiore. Esso di solito precede ,come detto innanzi, un decadimento culturale e sociale.

La storia ci insegna che questo processo inizia lentamente con scelte individuali apparentemente innocue che estendono i loro effetti, come accade in un’epidemia, a tutto il tessuto sociale, colpendo il singolo individuo, la famiglia, i governi e le nazioni.

Ecco appunto la storia altra nota dolente!

La memoria è la sorgente dell’identità di una persona e di un popolo, l’unica cosa che, a detta di Foscolo, non può essere strappata all’Italia (così ne I sepolcri del 1807). In effetti, ogni persona e ciascun popolo è responsabile della perdita della memoria. La memoria ha a che fare con una storia. Si ha memoria se si ha una storia da raccontare. Conoscere il passato è un atto morale.

Ritorniamo a studiare la nostra storia!

Auspico il ritorno al sistema scolastico in vigore fino a un po’ di anni fa per cui l’intera storia veniva affrontata nel ciclo della scuola primaria, poi nella scuola secondaria di primo grado e poi in quella di secondo grado, per tre volte, secondo livelli di comprensione differenti. La verità (oppure la ricerca della verità storica) si incontrava, e la si approfondiva nel tempo. I bambini si aprivano, così, alla categoria della storia che oggi hanno in gran parte perso. Arrivano a conoscere il Novecento solo a 13 anni.

Chi insegna nelle scuole superiori sa quale disastro culturale abbia provocato questo cambiamento nello studio di questa disciplina.

I ragazzi sembrano in gran parte non aver aperto la categoria temporale/storica, un secolo equivale ad un altro, sembra per molti esistere solo il presente, non sono capaci talvolta di collocare le guerre mondiali nel secolo giusto (sembra una battuta, ma è la tremenda realtà di studenti di 14 anni).

Ebbene, una rapida verifica consente di attestare che questa riforma dello studio della Storia è stata negativa e nefasta anche per le altre discipline. La Storia è, infatti, l’impalcatura che permette la comprensione e lo studio dell’Arte, della Letteratura, della Filosofia, …

La memoria è, però, anche sorgente dell’etica, della vera moralità, ovvero della possibilità di agire per un bene!

Ne ritornerò a parlare in qualità di presidente dell’Associazione Italiana Combattenti Interalleati (A.I.C.I.).

Per ora vi lascio lanciandosi rivolgendovi un accorato appello perché si abbandoni la strada del degrado morale, riconciliandosi con Dio affinché sia finalmente chiaro a tutti che non si può vivere come se Dio non esistesse, sottolineando il fatto che esiste un unico fine che l’umanità deve perseguire.

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Il dr. Antonio Peragine, insignito dell’onorificenza di Ufficiale OMRI, è direttore de ‘Il corriere nazionale.net, http://www.corrierenazionale.net, Corriere di Puglia e Lucania, www.corrierepl.it, Radici, www.progetto-radici.it, nonché direttore del dipartimento di dipartimento Giornalismo e relazioni pubbliche internazionali, etica e dinamiche dell’informazione dell’Università Federiciana Popolare, parte integrante del Direttivo Nazionale di Rete Italia Web, nonché responsabile di redazione per il Centro Sud Italia. E’ inoltre è presidente dell’Associazione Nazionale Italiani nel Mondo-ANIM e da ultimo presidente dell’Associazione Italiana Combattenti Interalleati (A.I.C.I.) per la Sezione della Città Metropolitana di Bari.

Riferimenti:
Ass.interalleatibari@libero.it
https://www.facebook.com/AssociazioneItalianaCombattentiInteralleati