Nagasaki, 9 Agosto 1945: l’orgoglio ha 10 anni


Quest’anno la ricorrenza delle atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki sono passate quasi del tutto sotto silenzio in Italia, a causa del fragore mediatico generato dalla campagna elettorale.
Ebbene, non volendo – e non potendo – dimenticare, vorrei solamente riportare quanto raccontato dall’autore della foto che vedete, il fotografo americano Joe O’Donnell, giornalista e fotografo americano che lavorava per la United States Information Agency come inviato in Giappone, per documentare gli effetti delle due bombe atomiche sganciate a Hiroshima e Nagasaki.
“Vidi questo bambino che camminava, avrà avuto all’incirca 10 anni. Notai che trasportava un bimbo sulle spalle. Era una scena abbastanza comune da vedere in Giappone, spesso incrociavamo bambini con i loro fratellini e sorelline sulle spalle. Ma quel bambino aveva qualcosa di diverso. Si vedeva chiaramente che era venuto in questo posto per una ragione seria. Non indossava scarpe. Il viso era contratto. La piccola testa del bambino (sulle spalle) era piegata come se fosse addormentato. Il ragazzo stette lì per cinque o dieci minuti. Poi gli uomini in maschera bianca gli si avvicinarono e cominciarono tranquillamente a togliere la corda che legava il bambino. Allora ho visto che il bambino era già morto.
Gli uomini presero il corpo per le mani e i piedi e lo adagiarono sul fuoco. Il ragazzo era fermo, immobile, fissava le fiamme. Stava mordendo il labbro inferiore così forte che brillava di sangue. La fiamma bruciava bassa come il sole che scendeva. Il ragazzo si voltò e se ne andò in silenzio.”.