Il pericolo fascista


Con la campagna elettorale di fatto già iniziata ci aspettano due mesi di violentissimi attacchi a tutto ciò che non è allineato con PD & Co. L’allarme fascismo, l’allarme razzismo e l’allarme omofobia saranno la bandiera e l’inno di tutti i vari cantanti, attori, youtuber, influencer, vignettisti, ex-partigiani e loro nipoti a libro paga di Via del Nazareno. Per non parlare degli ospiti più o meno fissi dei talk show televisivi, sempre pronti a interrompere e a sovrapporsi per non lasciare spazio a chi la pensa diversamente da loro (fateci caso).
La musica sarà sempre la stessa: se il PD perderà la sfida elettorale torneranno i fasci da combattimento, il saluto romano e forse anche Mussolini; gli immigrati saranno sottoposti a tortura nei lager di cui qualcuno giura che ha già visto i progetti, quindi rispediti a casa a nuoto; gli omosessuali verranno castrati chimicamente e se non abiureranno sono già pronti gli autodafé; infine la Fonderlayen e tutta la banda bassotti di Bruxelles ci tirerà i piedi e rivorrà i soldi con interessi da strozzino con la scusa che abbiamo scritto resilienza senza sapere che cavolo significhi davvero.
Essendo già pronto il piano per un Draghi bis, teso ad affondare definitivamente la corazzata Italia, con il premier eletto da Letta e soci Imperatore e Re abolendo a tale scopo anche il suffragio universale, strillerà per il pericolo antidemocratico. Quelli che sputano sulla bandiera e sbeffeggiano la Patria e la famiglia (salvo poi averne due) invocherà il bene della Patria e coloro i quali godevano a imporre i lock down e i green pass ai lavoratori li lamenteranno che “in Italia mancano i diritti fondamentali”.
Purtroppo la propaganda pidiota, ormai svincolata dal cappio pentapiteco, è ormai libera di reclutare migliaia di volontari trinariciuti i quali con le mani e con la lingua porteranno acqua al mulino della sinistra, sbraitando al contempo per il retorico autoflagellarsi per essere (a loro dire) la solita italietta vista con superiorità e commiserazione non solo dal resto dei paesi occidentali, ma perfino da Putin, con il quale “è necessario instaurare un dialogo costruttivo e i poveri ucraini si fottano!”. Letta ormai è alla canna del gas, e proprio per questo è pronto a tutto. È confuso come un camaleonte in una scatola di Smarties, lo dimostra il fatto che ha accettato le condizioni di Calenda senza batter ciglio, persino l’estromissione di Fratoianni, che comunque uno striminzito trepercento glielo avrebbe portato. Ha calato i calzoni, si è messo a novanta gradi e ha pure fornito a Calenda la vaselina. Tanto che il capo di Azione sarà il leader della coalizione di sinistra. Avete capito bene: un uomo di centro guiderà la sinistra italiana (o almeno il grosso di essa) verso il baratro che l’attende. Non ho la sfera di cristallo e non voglio insegnare il tiptap ai serpenti, ma le probabilità che la sinistra vinca le elezioni di settembre sono a mio avviso le stesse che ha un leccalecca al gusto di letame di essere apprezzato dai bambini. Calenda avrà un successone, perché il suo programma somiglia come un gemello siamese a quello del centrodestra e qualche gonzo riuscirà senza dubbio ad accalappiarlo.
Nel campo avverso occorre dire che il centrodestra italiano fa pena. Non per i motivi sbandierati a più non posso tipo “Meloni = Duce”, “Se non tolgono la fiamma sono dei nostalgici” e così via. Fa pena perché due su tre delle sue componenti faticano a mettere in discussione l’Europa così com’è oggi, ben lontana dai Trattati di Roma, e non propone alcuna alternativa all’attuale modello sociale ed economico. Detta proprio fuori dai denti, sono quelle stesse componenti che hanno sostenuto addirittura per un anno e mezzo lo stesso Draghi aggrappandosi al cadreghino come e forse più dei pentapitechi, non per il seggio in sé, ma per non permettere alla Meloni di emergere. Vedendo le cose sotto questo aspetto, Salvini e Berlusconi stanno favorendo più Letta che la Destra, e in questa situazione contingente risultano inopportuni come tre mariachi a un funerale.
I globalisti dal canto loro sperano nell’uomo solo al comando, sia pure un banchiere con fama di squalo affamatore dei bimbi greci. Ma dev’essere uno che la pensa come loro, altrimenti è pericolo fascista!
Comunque, coraggio: sette settimane passano in fretta… È il dopo che ci preoccupa!