L’esercito dei vecchi


È notizia di pochi giorni fa che le armi fornite dall’Occidente (ed in primis dallo zio “Sam” Biden) hanno iniziato a marcare la differenza rispetto alla precedente forza difensiva dell’esercito ucraino.
I missili Himars e le altre diavolerie elettronicamente equipaggiate sembra che stiano facendo segnare la differenza. Già gli efficacissimi Javelin di seconda generazione avevano sorpreso non poco gli invasori russi e i filmati dei droni hanno mostrato come in fondo sia facile annientare intere colonne di tank e blindati, soprattutto se non supportati a sufficienza a causa della spavalderia ignorante e sbruffona di generali tronfi di sé quanto incapaci di tattica e di strategia.
Adesso i sistemi missilistici a medio raggio stanno iniziando a raccogliere successi ancor più importanti, arrivando a colpire (e più di una volta) depositi di munizioni e di carburante strategici per l’armata di Putin, la quale si troverebbe ora abbastanza a mal partito per una serie di motivi che farebbero venire la pelle d’oca a uno stratega con gli attributi e che al tempo in cui Krusciov prese il comando della difesa di Stalingrado avrebbero portato alla fucilazione di parecchi gallonati.
L’invasione intanto prosegue molto a rilento: i russi ogni giorno si vantano di aver conquistato un nuovo avamposto, ma quasi sempre si tratta di villaggi di poche case, abbandonati dagli abitanti quando la linea di difesa si è attestata più ad ovest. È chiaro che il Donbass sarà completamente conquistato in breve tempo, ma ci si inizia a chiedere se davvero i russi ce la faranno a mantenere le conquiste fatte. Zelensky ha annunciato che entro agosto inizierà una nuova fase della guerra, che nei piani di Kiev prevede la riconquista dell’intero territorio caduto in mano nemica. Il presidente ha annunciato alcuni inasprimenti riguardo ai permessi di espatrio e alle licenze per i militari in servizio attivo, oltre ad un richiamo in massa dei riservisti: nei piani dello stato maggiore ucraino c’è infatti l’intenzione di formare un esercito di un milione di effettivi, perfettamente armato e addestrato. Si ritiene che le sei-otto settimane da qui all’inizio di questa offensiva siano necessari per l’addestramento all’uso dei nuovi sistemi d’arma forniti dai paesi alleati. Finlandia, Norvegia, Francia, Lituania e Polonia in primo piano, ma anche – pur se in misura minore – anche gli altri paesi NATO e perfino il Giappone hanno dato un concreto appoggio fornendo tutto quello che Zelensky ha chiesto, e anche di più.
Staremo a vedere, anche perché – purtroppo – non possiamo fare altro.
E Putin che fa? Stando alle comunicazioni ufficiali, non prende nemmeno in considerazione la cosa, quasi che si senta pronto a schiacciare qualsiasi tentativo di rivalsa degli avversari. In realtà, se ci si addentra in quello strano mondo che sono le veline di agenzia, che solo di rado assumono la dignità di notizia e prendono la via di qualche Tg, si possono scorgere segnali del tutto differenti. Tra queste notizie, quella che dovrebbe far suonare mille campanelli d’allarme ai cosiddetti analisti è uscita la scorsa settimana. Si tratta di un comunicato ufficiale della televisione di Mosca (quindi avallata dal Cremlino) secondo cui è stata alzata l’età massima per il servizio militare attivo, che è stata portata a 65 anni!
Ringraziando il Signore di non vivere nel Paese di Lenin, perché altrimenti qualche mese di naja mi toccava ancora, possiamo valutare il significato di questa notizia pensando che l’autocrate moscovita sia (e sappia di essere) alla canna del gas. E siccome lui il gas ce l’ha, prima di morire gassato sta cercando ogni mezzo possibile per arrestare un esercito di un milione di uomini che si schiererebbe di fronte ai suoi… 100 mila? 150 mila a voler essere ottimisti? Perché nonostante i continui rimpiazzi, sempre fatti di ragazzi poco più che bambini, senza alcuna voglia di morire per lui, la sua armata fa acqua da tutte le parti, senza un’organizzazione logistica come si deve, senza il supporto del genio quando sarebbe necessario, senza contromisure elettroniche efficaci, ma soprattutto senza alcuna motivazione e col morale sotto gli anfibi.
Così, come mostrano i filmati provenienti da Mosca, interi reparti di ultrasessantenni vengono fatti marciare e costretti a sparare con armi che non hanno mai imbracciato prima. Gente nata tra il ’57 e il ’62 che non ha mai fatto una guerra, prima perché troppo giovani poi, al tempo dell’Afghanistan, già troppo vecchi; figuriamoci in Georgia o in Siria. E li vedi lì, belli allineati, coi capelli bianchi che spuntano da sotto i berretti, con la ‘telnyashka’ a righe orizzontali dove braccia e spalle ossute ci ballano dentro.
I filmati sono commoventi. Quei vecchi fanno tenerezza, eppure pensiamo che loro più dei ragazzini oggi al fronte sarebbero pronti a dare la vita per la “Matrushka Rassìa”. Il fatto è che hanno solo il cuore da gettare oltre l’ostacolo, mentre tutto il resto rischia di fermarsi per un ictus o per una trombosi.