Maradona tra i vicoli supera il suo stesso mito


Tra i vicoli e le stradine dei quartieri spagnoli di Napoli, a ridosso della via Toledo, nel dedalo di viuzze ricche di storia che si intrecciano nel cuore della città, può capitare di imbattersi in un caratteristico slargo. Uno spiazzo tutto addobbato con bandiere azzurre e fra queste anche qualcuna dell’Albiceleste argentina. E’ un santuario a cielo aperto con un’edicola votiva, ricca di reliquie e cimeli dell’ex capitano del Napoli, che si erge proprio al centro, ai piedi del grande murales che raffigura, manco a dirlo, il D10S del calcio: Diego Armando Maradona. Sciarpe, magliette, fiori, targhe, lumini e tanti messaggi sono stati accumulati dai pellegrini che con passione si recano ad omaggiare il giocatore argentino.
Siamo in via Emanuele de Deo e precisamente al n. 60 dove, sulla facciata di un edificio di 6 piani nel 1990, a seguito della conquista del secondo scudetto del Napoli, fu realizzato il primo dei due grandi murales dedicati a Maradona. Mentre il secondo, quello di San Giovanni a Teduccio per intenderci, è opera di Jorit Agoch, il bravo artista napoletano con origini olandesi, questo dei quartieri spagnoli fu realizzato da un giovane artista della zona, Mario Filardi, che a soli 23 anni, grazie ad una colletta organizzata dai tifosi del quartiere, riuscì a completare il grande ritratto del Pibe de Oro in due notti e tre giorni. Con il trascorrere degli anni, però, l’immagine realizzata con vernici semplici iniziò a sbiadirsi e si rese necessario un restauro, tanto più che nel 1998, nel punto del muro dov’era la testa di Diego, fu aperta anche una finestra. L’incarico del rifacimento fu affidato nel 2016 all’artigiano Salvatore Iodice, dal momento che il Filardi era prematuramente scomparso in circostanze misteriose. L’ultima rielaborazione invece è dovuta all’artista argentino Francisco Bosoletti che, trovandosi a Napoli per altre opere, nell’ottobre del 2017 rifece di nuovo il volto di Maradona.
Questo murales rappresenta un luogo di culto per il popolo napoletano dove esprimere tutto l’amore verso il suo idolo. Di fronte a quel tabernacolo, in mezzo a quei colori si respira il legame ed il senso di devozione che la città nutre per chi l’ha amata e resa grande nel mondo.
Ma l’opera ha finito per travalicare i confini della passione azzurra ed è diventata luogo di visita obbligata anche per giocatori, dirigenti ed ex atleti di ogni fede sportiva che si recano, nel ventre di Napoli, a porgere atto d’ossequio alla memoria del campione più grande della storia del calcio.
Ma la fama del fuoriclasse non si esaurisce e non conosce frontiere. Infatti, mentre con grande rispetto e commozione ci si appresta a contemplare questo piccolo tempio del calcio in stile partenopeo, può succedere di essere distratti dalla voce di una guida turistica. L’accompagnatrice, rivolta al suo gruppo, esordisce: “ Diego Armando Maradona was born in Argentina in 1960…,” e continua enucleando le sue prodezze sportive. Proprio così, Piazzetta Maradona, mentre attende l’ufficialità della toponomastica, si consacra tra le tappe degli itinerari turistici napoletani, consigliata anche dai tour operator stranieri. Questa è la grandezza di Diego, del mito che finisce per superare se stesso.