Italia: ricomincio da 1


Era il 12 luglio 2021, è quasi trascorso un anno da quella sera a Wembley. Roberto Mancini guida i suoi uomini alla conquista degli Europei. Un meritato e sofferto successo, fatto di determinazione e volontà, sforzi e dolori. Una vittoria pregna di emozioni e di aspettative sulla possibile rinascita del calcio italiano. Ma proprio queste attese sono rimaste deluse, dapprima con la mancata qualificazione della nazionale al prossimo mondiale in Qatar e poi dalle ultime performance. La pesante sconfitta per 3-0, rimediata nella finalissima Italia-Argentina, partita che ha messo di fronte i campioni d’Europa contro i vincitori dell’analogo torneo del Sud America, ha decretato senza appello che ormai la favola azzurra è finita e che urge ricorrere ai ripari.
Certo la prova contro Messi e compagni è stata durissima. Il 3-0 Albiceleste ha messo in evidenza tutti i limiti di un gruppo che è riuscito nell’impresa di vincere un Europeo per poi fallire a stretto giro dimostrando che non c’è bisogno di un semplice ricambio ma di una vera e propria rivoluzione.
Insomma è ormai evidente che siamo alla fine di un ciclo e non è certo un bel momento per il ct della nazionale. Nel calcio quando vinci è tutto perfetto mentre quando perdi hai tutti contro, ma ciò non vuol dire, secondo il tecnico, che se oggi non c’è non ci potrà essere in futuro una ripresa della nazionale.
L’Italia è tornata nel fortino di Coverciano a rimuginare sulle sue disgrazie. Roberto Mancini fa fatica a capire come sia stata possibile una caduta così rapida e rovinosa. Quella che si trova davanti è una compagine stanca e sfiduciata e dovrà lavorare sia sul piano tecnico che su quello psicologico.
A tale scopo l’allenatore ha avviato colloqui individuali per provare una svolta. Gli esiti hanno spedito a casa gli infortunati Insigne, Verratti e Sirigu e i più spremuti, Jorginho, Bernardeschi e Emerson Palmieri, oltre a Chiellini, che ha finito la sua carriera azzurra, ed alla coppia laziale Lazzari e Zaccagni che, acciaccati, hanno preferito marcare visita e lasciare il ritiro.
La rivoluzione parte da qui e si guarda avanti. Occorre ripartire e ritrovare la stessa magia degli Europei. Ci vorrà del tempo e ci sarà da soffrire, i giocatori non si inventano. Il ct quindi pensa a ricostruire e a sperimentare, ragionando su un cambio di volti e di modulo cercando giocatori con qualità e velocità per ritrovare certezze e risultati.
Al debutto nella nuova edizione della Nations League, ieri sera davanti alla Germania, l’Italia poteva avvitarsi su se stessa o darsi una scossa di adrenalina tale da resettare le ultime dolorose prestazioni.
Mancini, ad eccezion fatta per Donnarumma, ne ha cambiati 10 prendendo il meglio che c’è adesso a disposizione.
Davanti al portiere del Psg schiera al Dall’Ara, Bastoni e Acerbi come centrali, Florenzi e Biraghi sulle corsie laterali. A centrocampo con Cristante, Tonali e Frattesi mentre nel reparto offensivo Politano e Pellegrini ai lati di Scamacca.
Un bel rischio ma non si può attendere oltre.
Gli azzurri partono con il fiato sospeso, la pressione tedesca fa paura e i ragazzi di Mancini pensano principalmente a difendersi con ordine.
Nel secondo tempo l’Italia acquista coraggio e al 70’ Gnonto, entrato in sostituzione di Politano, lascia partire un cross perfetto per il tap-in vincente di Pellegrini. La reazione della Germania, però, non si fa attendere e al 73’ Kimmich pareggia. Donnarumma salva la porta azzurra un paio di volte dal raddoppio tedesco mentre al 92’ un colpo di testa di Cristante, deviato in angolo, chiude le ostilità.
Questa versione 2.0 dell’Italia convince con un pareggio che rischiara le tenebre dà un po’ di respiro a Mancini. Non tutti i problemi sono stati risolti, ovviamente, ma questo pari è il segnale della speranza, della ripresa che tutti aspettavamo.
Adesso si attende la prossima sfida di martedì contro l’Ungheria momentaneamente in testa dopo il successo a sorpresa sugli inglesi.