
Torna l’asse franco-tedesco per la pace in Ucraina?
28 maggio. Una notizia cruciale per l’evoluzione degli attuali assetti geopolitici occidentali, ma non solo. Apprendiamo dalla stampa internazionale che il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e il presidente francese, Emmanuel Macron, hanno invocato negoziati concreti e diretti con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in una recentissima conversazione telefonica intercorsa con Vladimir Putin.
Il gesto certo va ben oltre il ripiegamento sulle canoniche posizioni occidentali. Durante una telefonata lunga ben 80 minuti con il presidente russo, i due leader hanno insistito su un immediato cessate il fuoco e sul ritiro delle truppe russe, come si legge in un comunicato della cancelleria tedesca. Per quali reali motivi Francia è Germania si stanno inaspettatamente ergendo a paladini della pace?
Macron e Scholz hanno soprattutto sollecitato il presidente russo a tenere negoziati sostanziali direttamente con l’omologo ucraino allo scopo di una soluzione diplomatica al conflitto. Questo il cuore dell’iniziativa, nella quale di sicuro non possiamo leggere soltanto un gratuito spirito di pacifismo.
Assumendo un ruolo attivo, di certo dettato anche da esigenze economiche e politiche di ordine nazionale, smarcandosi da NATO e UE, torna l’asse Berlino-Parigi in questa straordinaria videoconferenza dedicata al potrarsi della guerra russa contro l’Ucraina e agli sforzi per porvi fine.
Il Cancelliere tedesco e il Presidente francese hanno inoltre evidenziato al Presidente russo la necessità di garantire una migliore situazione umanitaria della popolazione civile, ritenuta al momento preoccupante, specie a Sievierodonetsk, nel Donbass, dove i bombardamenti sono incessanti.
I due leader occidentali hanno quantomeno registrato positivamente l’impegno del Presidente russo a trattare i combattenti catturati in conformità con il diritto umanitario internazionale, in primis secondo le Convenzioni di Ginevra, e ad assicurare un accesso senza ostacoli al Comitato internazionale della Croce Rossa.
Il Presidente Putin avrebbe poi fornito rassicurazioni circa una non opposizione all’esportazione di grano dall’Ucraina, anche via mare. Simili affermazioni delle fonti ufficiali rappresentano finalmente una nota di speranza innanzi alla ormai conclamata crisi alimentare nei paesi dipendenti dalle forniture di cereali.
Come ulteriore punto in discussione, il presidente russo si sarebbe impegnato a far sì che la Russia non approfitti dell’apertura dei campi minati posti a protezione intorno ai porti ucraini, al fine di consentire l’esportazione di grano via nave, per compiere azioni offensive.
Ulteriormente, i tre leader avrebbero concordato su rilancio del ruolo centrale che le Nazioni Unite dovrebbero svolgere nel garantire le esportazioni. In chiave strategica tutto ciò potrebbe significare una perdita di preminenza da parte USA?
In ultima analisi, in questa fase geopolitica, segnata da una durata ritenuta eccessiva del conflitto, ai primi segnali di sfinimento da parte di entrambi i contendenti, il blocco occidentale pare cominciare a perdere la propria monoliticitá, palesando più chiaramente una differenziazione di interessi di varia natura.
Una riformulazione dell’asse franco-tedesco può forse giocare a favore di un riequilibrio dei rapporti fra le due sponde atlantiche?
Vi sono analisti che ipotizzano una UE a rediviva trazione Berlino-Parigi e meno disposta ad assecondare i disegni multilaterali USA, con cui l’amministrazione Biden tenta di riaffermare un ruolo di prima potenza mondiale sempre più insidiato dalla Cina. E la volontà di mantenere con il colosso asiatico i progetti inerenti la nuova Via della Seta, altrimenti compromesso, potrebbe celarsi dietro tali propositi.
Potrebbe dunque crearsi a breve una reazione a catena di effetti sorprendenti a livello globale. La fine del conflitto russo ucraino determinerà in ogni caso cambiamenti paradigmatici e svolte epocali sulla scena internazionale.