PsicologicaMente – Luci e ombre, questioni di punti di vista


Un giorno chiesi alla zebra: “sei una zebra bianca con strisce nere o sei nera con strisce bianche?”
La zebra guardandomi mi chiese: “Sei tu un uomo agitato con alcuni istanti tranquilli o sei un uomo tranquillo con alcuni attimi agitati?”.
“Sei un tipo trasandato con alcuni modi ordinati o sei un tipo ordinato con alcune cose trasandate?”
“Sei un uomo felice con alcuni attimi di tristezza o sei triste con alcuni momenti di felicità?”
Non chiederò mai più alla zebra delle sue strisce. (Shel Silverstein)

Cari lettori,
Questa domenica vi parlerò di… punti di vista!
Quante volte ci capita di litigare con una persona e di arrabbiarci ferocemente perché i fatti che sosteniamo sono così evidenti e così chiari che ci sembra assurdo non avere ragione? Circostanze in cui il bianco è bianco, il nero è il nero, non ci sarebbe molto su cui discutere insomma, almeno così a noi sembra.
Sono certo che accade tante volte e a tutti noi, ma quanti si chiedono perché questo si verifica? Perché capita che quanto a noi appare assolutamente inconfutabile per un altro non lo è?
Dentro di noi, nella nostra mente, albergano dati di fatto, oggettività, cose ovvie che ci appaiono irrimediabilmente chiare e scontate, ma, se davvero fosse tutto così chiaro e semplice forse sarebbe inutile, o meglio impossibile, scontrarsi e discutere.
Nella vita quotidiana accade che aspetti della realtà che noi percepiamo come estremamente oggettivi, si trovino a fare i conti con dati di fatto che per un’altra persona sono altrettanto evidenti ed innegabili, da qui lo scontro/confronto che in alcun modo si riesce a dirimere se non con la resa gratuita di uno dei litiganti che accetta, forse addirittura senza convinzione, l’opinione dell’altro.
Eppure, in circostanze simili, non è detto che uno dei contendenti abbia un’opinione sbagliata.
Ricordo un episodio che qualche anno fa attirò molto la mia attenzione e mi fece riflettere sull’argomento: nel 2015 Caitlin McNeill pubblicò su tumblr la foto di un vestito, cucito a strisce di colore diverso, e nella didascalia chiedeva a tutti di scrivere di che colore lo vedessero.
Ebbene, alcuni scrissero che lo vedevano blu e nero, altri che lo vedevano addirittura bianco e oro, insomma quel famoso vestito blu e nero ovvero bianco e oro sconvolse molti di noi e ci indusse alla riflessione.
McNeill voleva, in effetti, semplicemente dimostrare come addirittura per i colori, che sono luce riflessa, non si può contare sempre su valutazioni oggettive.
La considerazione della realtà è estremamente dipendente dal nostro punto di vista, situato in un determinato contesto, ovvero il nostro contesto, e questo induce a valutare gli eventi attraverso ciò che si chiama “percezione”.
In psicologia la percezione è intesa come un processo mentale volto a convertire i dati sensoriali in concetti dotati di significato, è l’atto del prendere coscienza di una realtà che si considera esterna, attraverso stimoli sensoriali, analizzati e interpretati mediante processi intuitivi, psichici, intellettivi.
Insomma è quella caratteristica psicologica che permette alla persona di organizzare il mondo esterno: essa raggruppa, interpreta, codifica, e spesso tra persone diverse non lo fa allo stesso modo.
Non dobbiamo mai dimenticare che la realtà che viviamo è una realtà percepita, e non una realtà oggettiva e assoluta e che il punto di vista è lo strumento che ci è stato dato in natura proprio per interpretare e comprendere gli eventi del mondo ma in modo soggettivo.
Infatti questa capacità non ci garantisce di essere sempre oggettivi e giusti nel valutare quanto accade intorno a noi: la fisica ci mostra proprio che addirittura la realtà degli oggetti e delle cose non conosce oggettività.
Inutile dire che, dimostrazione lampante di quanto ho appena affermato, ci giunge da Einstein e dalla sua teoria della relatività.
Quest’ultima afferma che esiste solo un assoluto al mondo, solo una cosa che non può mai cambiare, a prescindere da qualsiasi fattore esterno: la velocità della luce.
Quando siamo in movimento, magari corriamo, o quando siamo fermi, vediamo sempre la luce “correre” alla stessa velocità (300.00 Km/s), anche se, intuitivamente, può sembrarci strano perché ci aspetteremmo qualcosa di diverso.
Invece, a prescindere dalla velocità dell’osservatore la luce ha sempre la stessa velocità, e questo fenomeno comporta una serie di conseguenze che mette in discussioni tutti gli altri assoluti che non siano la luce. Grazie ad Einstein, che ha posto la questione, sappiamo che il tempo scorre diversamente quando andiamo molto veloci, e che le dimensioni di chi va veloce si restringono lungo l’asse della direzione del viaggio.
Questo per dire che, come anche la fisica dimostra, il modo in cui la realtà che ci circonda appare dipende dal nostro punto di vista, e dai fattori personali e culturali che lo influenzano.
Il nostro punto di vista, poi, è estremamente orientato e suggestionato dalle emozioni che viviamo e dagli eventi che ci accadono.
Ne consegue che, quella “realtà oggettiva” che spesso invochiamo ed a cui ci aggrappiamo, non esiste, tanto che le teorie di Einstein ci mostrano che l’oggettività non appartiene neanche agli oggetti e quindi alla materia.
Stando così le cose, ogni volta che litighiamo e che non riusciamo a comprendere le tesi di un nostro interlocutore, sarebbe bene non trincerarci dietro le nostre idee che riteniamo giuste al cento per cento, non interroghiamoci sull’intelligenza dell’altro, pensiamo invece che forse sta accadendo che i rispettivi punti di vista partono da premesse, contesti, sistemi di riferimento, senza dubbio differenti.
E’ impossibile convergere e trovare un accordo quando non ci si preoccupa di indagare da che punto si osserva rispettivamente il mondo e quali sono le chiavi emozionali che ci stanno facendo decodificare la realtà esterna in quella determinata maniera e con quella specifica reazione.
Questo è anche il motivo per cui la psicologia, parlando degli eventi della realtà non li qualifica mai come fatti, ma li definisce vissuti. Questi ultimi sono il veicolo attraverso il quale noi percepiamo emozionalmente il mondo e, del resto, sono anche l’unico modo che ci consente di farlo.
Ma allora, è possibile fugare la discussione o il litigio? La risposta non è semplice, purtroppo a volte è inevitabile ma si può lavorare almeno per prevenire o attenuare lo scontro.
Pascal, nei suoi Pensieri, sostenne che pochi sono disposti ad affermare che la propria prospettiva è sbagliata, ma quasi tutti ammetteranno che ci sono altri modi di vedere le cose.
Questo ci ricorda che, appunto, le cose possono essere viste in modi diversi, i quali generano diversi comportamenti.
Condividere le prospettive è un primo passo, ma non sempre è possibile.
In questi casi può essere allora necessario un disarmo unilaterale: una delle due nazioni deve smettere di armarsi!
Riuscire a valutare diversi punti di vista è una grande qualità perché serve ad essere mentalmente duttili, la qual cosa è salvifica per il nostro benessere e per il nostro equilibrio interiore.
Chi si abitua a comprendere e cogliere diversi punti di vista, accetta facilmente anche i cambiamenti  più inaspettati e veloci, compresi quelli interiori.
Ovviamente essere flessibili non significa cambiare continuamente e di volta in volta la prospettiva, ma consiste nell’avere dei sani principi di base da cui partire per poi sentirsi liberi di guardare tutto anche da altre angolazioni.
Chi vuole davvero capire e non solo avere ragione, guarda il mondo senza preconcetti e libero dai vincoli dell’abitudine o delle consuetudini sociali.
Questa è l’unica via che ci rende capaci di riconoscere davvero la verità.
Voglio concludere con la frase di un celebre film. “È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva.”

Notazioni Bibliografiche:
• “Psicologia funzionale del sé. Organizzazione, sviluppo e patologia dei processi psicologici”, L. Rispoli, Astrolabio Ubaldini;
• “Biosintesi. L’integrazione terapeutica di azione, sentimento e pensiero” D. Boadella; Astrolabio Ubaldini.