La nuova logica dei blocchi


Guerra in Ucraina: perché Xi Jinping ritiene più importante assecondare Vladimir Putin, rischiando saltare la pax euroasiatica e la nuova via della seta?
Cina, Russia, Stati Uniti ed Europa stanno giocando in Ucraina la partita del futuro del mondo? Forse. Non è facile capire le cause e le conseguenze degli avvenimenti storici, le relazioni internazionali e la geopolitica.

Il blocco occidentale contro internazionale degli autocrati. Questa formula è senza dubbio caricaturale, ma descrive in parte la realtà. Lo sfondo della guerra in Ucraina è quello di uno scontro tra due “campi”, che si contendono la preponderanza sul futuro del mondo. Ben oltre l’immane tragedia vissuta dagli ucraini, si fronteggiano due blocchi di potere.

Da un lato, è innegabile l’offensiva diplomatico-ideologica che la Cina sta conducendo contro l’Occidente sulla scena internazionale. Dall’altro, il presidente Joe Biden iscrive il sostegno dato all’Ucraina dagli Stati Uniti e dai suoi alleati nella lotta tra democrazie e autocrazie: un confronto che considera decisivo per il futuro del secolo. Anche perché non pare ripetibile il colpaccio che fece l’ex segretario di stato Henry Kissinger nel 1972: coltivare Pechino contro Mosca, un vero e proprio “golpe” sul piano planetario…

L’apparente contraddizione cinese.

La Cina di Xi Jinping ha optato per la scelta di sostenere, almeno politicamente, la Russia di Vladimir Putin. Strano ma vero, così rischia di far saltare la stabilità che sta alla base della Nuova via della seta, un’iniziativa strategica della Repubblica Popolare Cinese per il miglioramento dei suoi collegamenti commerciali con i paesi nell’Eurasia – la denominazione proposta nel 1858 dal geografo Reusche per indicare l’insieme dell’Europa e dell’Asia-, che dovrebbe articolarsi sulle direttrici terrestri della “zona economica della via della seta” e sulla “via della seta marittima del XXI secolo”.

Pechino non poteva giocare un altro ruolo, più rassicurante? Forse condividendo ambizioni superiori, di fatto Xi ha preferito sposare la tesi di Putin: la vicenda ucraina è conseguenza di enormi responsabilità da parte della Nato, degli Stati Uniti, di questo blocco occidentale sempre più ostile nei confronti di Mosca. I proclami di guerra putiniani, salvo sfumature, infatti sembrano venire completamente recepiti dalla macchina propagandistica cinese.

Evidentemente, la Russia è una migliore compagna in una battaglia epocale per forgiare un nuovo ordine internazionale. Si vogliono cambiare le relazioni tra gli stati nel 21° secolo, per entrare nella “nuova era”, che affosserà definitivamente gli assetti geopolitici usciti da Yalta nel 1945. La guerra in Ucraina è un dramma per Pechino, che sicuramente ne viene danneggiata sul piano degli scambi economici globali. Ma l’interesse precipuo di Pechino sembra ormai quello di consolidare una partnership con la Russia, con un obiettivo preciso: creare un ambiente internazionale favorevole al governo autocratico.

Si vis pacem, para bellum?

Certo, sulla carta, per ragioni di mercato, anche l’Europa resta amica, però non abbastanza. A Pechino poco importa che il progetto europeo, nato come antidoto alla guerra, stia cambiando sempre più la sua natura per reazione alla minaccia russa ai confini. Per effetto di questi cambiamenti epocali, come ha comprato i vaccini, se vuole, la Ue corra pure al riarmo. Intanto, per spendere di più in armi, dovranno al contempo diminuire certe forme di controllo democratico. Quando pure i singoli governi si riarmano, l’Europarlamento deve predisporre riforme dei trattati che vadano nella stessa direzione. Anche l’equilibrio istituzionale del Vecchio continente si sta ridisegnando di conseguenza.

E, per via della strategia che prevale, questo non può non far piacere ai cinesi, nell’attesa che magari un domani la presa americana si allenti. In tal senso, la cronica fame europea di materie prime potrebbe alla lunga aiutare. Se la Russia pare destinata ad adagiarsi sulla Grande Muraglia, non andrà pertanto meglio all’Europa, costretta a destreggiarsi ad essere il vaso di coccio tra Cina e Stati Uniti.

Ne va quindi di una tendenza alla militarizzazione, che a Bruxelles trova obiettivi sempre più nitidi, precedenti l’aggressione dell’Ucraina: l’ombrello unico della difesa europea, fatto non solo di coordinamento delle forze e di ottimizzazione delle spese, va anche a beneficio dei colossi armieri. In conclusione, se “Chi fa affari co ‘ la guera nun guarda a la bandiera”, se per i mercanti non esistono ideologie e quindi nel corso di una guerra sono sempre disposti a fare affari con tutti, a maggior ragione i cinesi, produttori all’avanguardia di sistemi di difesa e offesa, saranno ancora pronti dietro l’angolo, per calcare una forma ulteriore della via della seta.