Pensieri di guerra


Le notizie si rincorrono, mille voci incontrollate danno la misura di quanto in questa guerra, almeno per il momento, conti più l’aspetto mediatico di quello diplomatico. A fatica sto cercando di comporre un mosaico di realtà mettendo insieme i brandelli di logica che emergono dal mare di buffonate che si sente in giro con i fatti crudi che ci presenta la cronaca quotidiana.
Finora 20 mila morti tra i soldati russi, poveri fantaccini mandati a morire da un macellaio privo di alcun senso morale. Credevano di andare a fare un’esercitazione e si sono trovati impantanati all’inferno.
Tanti morti anche dall’altra parte, probabilmente un numero simile. Ma c’è una differenza: la distruzione dei mezzi e armamenti russi è 10 volte maggiore rispetto a ciò che hanno perso gli aggrediti. Inoltre non va dimenticato che in Ucraina oggi ci saranno pure 150 mila soldati russi, ma ci sono 180.000 soldati ucraini oltre a 35 milioni di civili che saranno duri sconfiggere. Hanno dimostrato di essere più caparbi di un mulo paralizzato, duri come rocce, nonostante le migliaia di morti che spuntano ormai da fosse comuni scavate alla buona. Ossa semicarbonizzate che si intravedono tra i mucchi di cenere lasciata indietro dagli aguzzini coi loro forni crematori da viaggio, andati ad ammazzare come si va ad un pic-nic.
Le voci, dicevamo. Come quella che Zelenskij sia cocainomane. Molti ucraini, quasi tutti contrarie alla politica del loro presidente fino al 23/2 negano che si sia mai sentita una diceria simile in patria prima dell’invasione. Sia come sia, si è dimostrato un leader di tutto rispetto, qualunque siano stati i suoi peccati precedenti. Vorrei che avessimo noi un leader con quattro coglioni cubici, a spigoli vivi, anziché i nostri lombrichi in doppio petto.
Da noi nel frattempo succede l’incredibile. Si scopre che il prof. Orsini non aveva affatto predetto l’invasione. La senatrice Liliana Segre che si spertica in lodi alla brigata Azov, gente che si lamenta perché gli ucraini scendono nelle nostre piazze (ma cosa vogliono ancora?). Magari scendono in piazza da noi perché sono qui, da noi. Mi pare peraltro che manifestino per la pace, non per la guerra. Chiedono di tornare a casa, chiedono un tetto provvisorio e dove possono pagano ciò che mangiano. Mi pare diverso dai vari diversamente indoeuropei che sbarcano a Pozzallo. O no?
Non c’è un pensiero unico tra gli spettatori di questa tragedia, soprattutto qui da noi. In realtà siamo tifosi, dell’una o dell’altra squadra. Più ascolto Moni Ovadia, Mario Capanna, l’ANPI e gli altri loro compagnucci più mi accorgo che sono molti a ritenere che i russi siano forti e bravi mentre gli ucraini sono deboli e cattivi.
Poi ci sono voci che negano che ci sarà un default della Russia. In realtà il default è già stato deciso nel momento in cui Putin ha iniziato a pagare le cedole in rubli. Si tratta solo di capire quando sarà ufficializzato. Alcuni lo chiamano genio, perché nonostante tutto il rublo cambia di nuovo ai valori ante guerra e le sanzioni (dicono) si ritorceranno contro chi le ha applicate. C’è da andar piano a chiamarlo genio. Intanto militarmente si è dimostrato un nano: se gli ucraini avessero Napoleone avrebbero già vinto.
Sembrava incredibile, nessuno alla fine di febbraio avrebbe pensato che il secondo esercito del mondo sia fatto da sprovveduti, come hanno invece dimostrato. Hanno messo in campo, oltre a ragazzi di leva, mezzi obsoleti. Hanno portato i T72, nemmeno i T80 o le due successive generazioni di tank che pure sfoggiano alle parate sulla Piazza Rossa. Stalin a questo punto avrebbe riempito i gulag di generali e apparatchick.
I comandanti si fanno fucilare dai cecchini per il loro protagonismo. I tank vengono beccati come folaghe da missili ben conosciuti e per i quali un esercito ben organizzato avrebbe dovuto aver progettato e realizzato le contromisure da tempo. Si sono fatti fottere la corazzata per non aver buttato giù il drone Usa. C’è (forse) un sottomarino inglese nel mar Nero – che per il trattato di Montreux non ci dovrebbe essere! – da cui verosimilmente potrebbero essere partiti gli Harpoon che hanno condannato a morte cinquecento marinai (anche se i giornalisti ignoranti continuano a chiamarli soldati). Per lo stesso trattato i Russi non potranno sostituire il loro bell’incrociatore perché la Turchia ha chiuso il Bosforo, come era suo diritto. Quindi l’unica sarebbe costruirne una a Sebastopoli. Come se fosse uno scherzo.
Ricordate la colonna di 60km che non riusciva ad arrivare a Kiev? Sapete perché? Semplicemente perché non si erano portati dietro un battaglione del genio e al primo ponte crollato si sono trovati nella cacca. Di tutta la ferraglia che hanno portato in Ucraina sarà tanto se ne riporteranno a casa il 10%. Che volessero svuotare i magazzini? Magari mi ripeto, ma se fossi un ucraino dopo la guerra mi farei dare un finanziamento e aprirei una fonderia. La materia prima la regala Putin.
Questi russi che tutti temevano sono molto al di sotto del loro stesso standard dei tempi dell’Afghanistan, e l’assedio di Mariupol lo dimostra: la stanno martellando da un mese e non sono ancora arrivati al dunque. I militari dell’Azov e i marines del 36° reggimento potrebbero resistere per anni nei sei piani sotterranei delle acciaierie Azovstal; per ammazzarne uno i russi potrebbero perdere quaranta uomini in quel labirinto. Altro grave errore strategico del “genio” del Cremlino.
L’esercito ucraino ha una difesa in profondità: tre linee di difesa sul confine immaginario del Donbass. I russi dovevano occupare il Paese in due giorni e non hanno ancora passato il Dniepr, né lo passeranno in tempi brevi!