Come è nata l’Ucraina


Leggendo la storia dell’Ucraina ci si rende conto di quante guerre e fatti di sangue di crudeltà inaudita sia impregnata. Mentre in Grecia e poi a Roma ci si limitava a conquistare terre e soggiogare i popoli che le abitavano (Cartagine fu un’eccezione) da quelle parti la vendetta era il sentimento più ricorrente e la vita delle popolazioni nemiche era considerata inutile se non addirittura pericolosa. Non si può escludere che tale retaggio di tradizioni sanguinarie guidi ancora oggi la mano di alcuni leader di quell’area.
Verso la metà del IX secolo si insediarono, sovrapponendosi agli Slavi, anche elementi di un popolo scandinavo, i Rus’, appartenenti al grande gruppo dei Variaghi da cui discesero anche altri ceppi normanni. Il re Oleg nell’882 unificò tutte le terre rus’ e pose la capitale del suo regno a Kiev: è lo Stato oggi chiamato Rus’ di Kiev. I Rus’ formarono per lungo tempo l’élite militare e politica della regione, ma si slavizzarono velocemente, assumendo le stesse tradizioni del resto della popolazione che già viveva in quelle terre almeno dal VI secolo. L’unificazione di un territorio così vasto sotto un’unica autorità conferì per due secoli una grande prosperità alla regione di Kiev, che divenne un punto di passaggio obbligato del commercio lungo il Dniepr, tra il Baltico e il Mar Nero. Lungo il fiume si trasportavano merci pregiate come pellicce, cera, miele, zanne di tricheco e schiavi provenienti dall’odierna Bielorussia.
Olga era una donna sola al potere, che regnava su una terra circondata dai nemici ai margini occidentali della steppa. Quando i Drevljani uccisero suo marito Igor’, Gran Principe di Kiev, Olga prese il comando della Rus’ al posto del figlio Svyatoslav di soli 3 anni. Era il 945 d.C. Gli assassini di suo marito si opposero, chiedendole di sposare il loro principe, Mal, e condividere con lui il trono della Rus’. Olga, allora, reagì da vera vichinga.
Fece seppellire vivi i venti uomini dei Drevljani giunti per convincerla a sposarsi. Poi mandò un messaggio a Mal accettando il matrimonio, ma chiedendo che le persone più sagge tra i suoi la accompagnassero nel viaggio. Quando questi arrivarono a Kiev, Olga offrì loro un bagno caldo per ristorarsi dal lungo viaggio e poi chiuse le porte dell’edificio e li bruciò vivi. Poiché gli uomini più forti e i più saggi dei Drevljani erano ormai morti, Olga distrusse tutti gli altri potenti della tribù slava: dopo averli invitati al funerale sulla tomba del marito e averli fatti ubriacare, li fece sterminare dai suoi soldati. Tornata a Kiev, armò il suo esercito per distruggere i sopravvissuti; i Drevljiani implorarono pietà a chiesero di poter pagare un tributo in miele e pelli. Olga, che ormai voleva concludere l’assedio, si limitò a chiedere tre piccioni e tre passeri per ogni casa. Quando i Drevljiani le spedirono il loro tributo, Olga diede ad ogni soldato del suo esercito un piccione o un passero, e vi fece attaccare un pezzo di zolfo avvolto in pezzi di tessuto; al sopraggiungere della notte, fece poi incendiare lo zolfo e rilasciare i volatili. Gli uccelli tornarono ai loro nidi, situati perlopiù sui tetti delle case, incendiando l’intera città drevljane. Nessuna casa rimase in piedi, in quanto fu impossibile estinguere le fiamme con tutti gli edifici che prendevano fuoco contemporaneamente. Mentre la gente fuggiva dalla città, Olga faceva catturare tutti dai suoi soldati, anche gli anziani; alcuni vennero uccisi, altri schiavizzati. Da quel momento la popolazione dei Drevljani scomparve completamente dalle cronache russe. Olga sapeva essere spietata perché nel suo mondo non c’era un’altra via per sopravvivere. Dopo aver eliminato i suoi nemici, si dimostrò una sovrana valorosa, abile e preveggente. Capì che il destino della Rus’ era nel cristianesimo e si convertì, viaggiando fino alla Roma d’Oriente, Costantinopoli, per essere battezzata.
Purtroppo il suo gesto generò una reazione nell’aristocrazia dei boiari, legata alle proprie antiche tradizioni e, dopo la sua morte, il figlio Svjatoslav rinnegò la sua fede, ma fu ucciso nel 972 dai Peceneghi, alleati dell’Impero Bizantino, che occupavano la parte meridionale dell’attuale Ucraina. Fu il nipote, Vladimir, a convertirsi col resto del suo popolo, aprendo definitivamente le porte a quella civiltà ortodossa che sarebbe diventata uno dei fondamenti di Russia e Ucraina. Olga fu nominata santa e oggi è venerata sia dai cattolici che dagli ortodossi.
La sua Rus’ prosperò per quattro secoli finché i mongoli non la distrussero trasformandola in tanti principati. Tra questi, quello di Mosca riuscì a emergere nel XV secolo, sotto la guida di uno Zar (Cesare) di tutte le Russie (Rus’), diventando poi l’Impero Russo a noi noto. L’Ucraina prese, allora, il suo nome: “u okraina”, ovvero terra di confine. Due terre legate e distinte dalla storia, oggi in guerra tra loro, mille anni dopo la morte di Olga.