PsicologicaMente – In medio stat virtus


“Se la gravità è la colla che tiene insieme l’universo, l’equilibrio è la chiave che ne svela i segreti.” (D. Millman).

Cari lettori,
Quest’oggi vorrei partire da un principio tanto semplice quanto importante per il benessere quotidiano di noi tutti: “in medio stat virtus” cioè “la virtù sta nel mezzo”.
Questo concetto, da sempre noto ma esaltato particolarmente dai filosofi latini, è un invito a ricercare l’equilibrio, quella posizione che si pone sempre tra due estremi, quindi al di fuori di ogni esagerazione.
Si tratta di una idea sulla quale ho sempre riflettuto molto, fin da adolescente quando mi sono imbattuto in questa espressione per la prima volta a scuola, all’inizio non non mi aveva esattamente convinto, mi sembrava un concetto astratto ed un po’ vile. Da giovani si tende ad essere un po’ estremisti e si crede che la verità stia da una sola parte, ovvero “quella giusta” che, solitamente, è anche l’unica.
Tuttavia, crescendo, ci troviamo a confrontarci con persone e situazioni nuove e, per fortuna, diverse da noi, così iniziamo a modificare le nostre prospettive e ci rendiamo conto che, di fronte a determinate circostanze e scelte, esiste un infinito ventaglio di possibilità che possono avverarsi ed innumerevoli sono le sfumature che possono assumere.
Ogni evento può essere osservato da molteplici punti di vista, tutti degni di essere considerati e rispettati, e questo significa metterci in discussione ed è importante per evolverci e migliorarci, così da poter raggiungere quel famoso risultato “più giusto” ma anche più vero.
E’ fondamentale, inoltre, aprire le nostre menti ad orizzonti più ampi perché la “via di mezzo” riduce enormemente i conflitti interiori e ci alleggerisce le spalle dal peso dei pregiudizi e dell’ansia di ricercare l’ “unica soluzione”, quella perfetta, per agire ed intervenire.
Si dice che, un tempo, sul fregio originale del tempio di Apollo a Delfi si potessero leggere diverse massime, in particolare una diceva “medèn àgan” ovvero “nulla in eccesso”.
Nell’antichità, tempi in cui un grande spazio era riservato alla riflessione, si era ben consapevoli che ogni scelta che si compie comporta una miriade di possibili conseguenze che sarebbe impensabile prevedere e quindi categorizzare.
La decisione giusta non è facile da trovare soprattutto perché il concetto di “giusto” risulta particolarmente astratto, in quanto profondamente personale e culturale. Senza considerare gli infiniti intrecci che i propri agiti possono avere con con quelli degli altri e che non ci consentono mai di prevedere cosa accadrà in seguito.
Per comprendere al meglio questa idea di via di mezzo come equilibrio da raggiungere, ci si può appellare al principio della Dialettica: si inizia formulando una tesi, poi segue l’antitesi e quindi la dialettica tra le due conduce ad una sintesi. Quest’ultima, altro non è che una rielaborazione creativa di tesi ed antitesi, ha la finalità di ottenere qualcosa di nuovo e, possibilmente, di migliore rispetto ai precedenti punti di partenza senza, tuttavia, rinnegarli.
Io credo che l’importanza della sintesi stia nel fatto che consente di raggiungere un risultato positivo mantenendo in contatto opinioni che parrebbero inconciliabili e lontanissime tra loro, quelle opinioni diverse, in tal modo, anziché contrastare, dialogano per partorire soluzioni più vantaggiose.
Un simile meccanismo dovrebbe ispirare sempre il comportamento umano.
Optare per la “via di mezzo” permette di superare pregiudizi e discriminazioni, quindi di evitare gli estremi perché attraverso questo percorso si considera ogni alternativa, nulla viene emarginato o ignorato ma, al contempo, si salvaguarda quella giusta distanza di osservazione che consente di non essere travolti.
C’è da dire che non è proprio facile restare su questo sentiero, paradossalmente è addirittura difficile trovare una stabilità e restare equilibrati!
Ma perché è così complicato? Perché l’essere umano desidera continuamente mettersi alla prova, è inquieto, quindi gli sembra quasi che questa condizione di bilanciamento lo spenga, annulli le sue caratterizzazioni ed, a tratti, lo annoi, si sente intrappolato in un profilo basso e mediocre.
Purtroppo, oggi più che mai, va per la maggiore l’idea che nella vita bisogna continuamente eccellere, quindi eccedere, nel bene e nel male, per sentirsi vivi e giusti i giovani sono attratti dagli estremismi, dalle sregolatezze, perdono l’equilibrio perché credono, in tal modo, di liberarsi dalle catene domestiche di quella noiosa “normalità” che non fa notizia, non fa seguaci, non ottiene i “like”.
Tuttavia si dovrebbero sempre tener presente alcuni aspetti importanti e con i quali, prima o poi, si dovrà fare i conti.
Prima di tutto schierarsi da una parte piuttosto che da un’altra, non aprirsi alla possibilità di trovare una mediazione, è davvero stancante, ci ruba moltissime energie perché comporta il dover ingaggiare una guerra, un conflitto interiore persistente e limitante, fino ad arrivare, ad un certo punto, a comprendere che è stato tutto inutile perché si prospetta una realtà ben diversa e da accettare necessariamente.
In secondo luogo, dobbiamo convincerci che l’esperienza è sempre e solo una delle tante possibili interpretazioni della realtà, quindi non è l’unica realtà né tanto meno la verità assoluta, ammesso che questa esista davvero.
Ancora, va tenuto presente che la famosa via mediana è suggestionata delle nostre personalissime concettualizzazioni, pertanto per assumere una posizione super partes, equilibrata appunto, bisogna agire prescindendo da questi presupposti.
Del resto, essere nel mezzo significa proprio rendersi capaci di osservare, valutare e talvolta mettere da parte le polarità, il tutto si traduce nella capacità di godere del qui ed ora e della sacralità della vita perché si comprende che non esiste nulla di statico, che tutto è in continuo movimento e mutamento, e che questa trasformazione è bene.
Svincolarci dalle idee preconcette sugli altri e su noi stessi è estremamente importante perché ci libera, affrontando ed accettando saggiamente gli aspetti dualistici in cui ci imbattiamo quotidianamente, tutto ritorna ad assumere un naturale equilibrio.
Camminare nella “via di mezzo” è illuminante e risolutivo, ed opera positivamente anche per i meccanismi fisiologici, ad esempio ci supporta nella gestione degli stati d’ansia che generano ripercussioni sul corpo. Adottando la strategia dell’equilibrio, infatti, si potrebbe riuscire a dosare l’ansia, potremmo imparare che averne troppa è sbagliato perché ci immobilizza, ma anche che averne poca non funziona perché ci rallenta e ci impedisce di dare il giusto peso a situazioni e cose importanti e prioritarie. Allora, sarà fondamentale mettersi alla ricerca di un livello di attivazione ottimale che ci consenta di agire con moderazione e quindi ci sleghi dal timore di sbagliare, trasformando questo status psichico da patologia nemica a strategia alleata.
Insomma, camminare al centro della pista, guardarsi attorno e mantenere le giuste distanze dai bordi, è il modo migliore per raggiungere il proprio traguardo integri e con un bagaglio di esperienze realmente utile e soddisfacente.
Che dire di più? Facciamoci coraggio, rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci seriamente alla ricerca della “giusta via di mezzo”, quella che ci arricchisce e ci permette di andare oltre, più avanti possibile e serenamente perché “in medio stat virtus”!.

Notazioni Bibliografiche:
-“Il Ricordo di sé. Le Tecniche della Quarta Via”, R. E. Burton, Ubaldini Editore.
-“Le Leggi dello Spirito. Una storia di trasmutazione” D. Millman, Antipodi Edizioni.