Venti di guerra ma nessuna guerra mondiale


Non basta leggere le cronache delle testate giornalistiche più diffuse per capire cosa stia davvero succedendo e cosa possiamo fare nei vari scenari possibili dello sfogo della tensione che si è creata tra Russia (Cina? Iran?) e NATO (USA, Europa & c.).
Vediamo tutto dall’inizio. L’Ucraina è una terra bislacca, nell’accezione che si usa a Trieste, terra bislacca a sua volta, cioè terra di confluenza di tante storie di civiltà diverse. Terra di ambizioni per popoli forti confinanti (ad esempio la Grande Russia), “Granaio d’Europa”, importante posizione portuale in un mare di entrata nel Mediterraneo, i Turchi a due passi. In quella terra ne sono successe nei secoli di tutti i colori, perfino una lunga invasione svedese. Ciò non significa che non si tratti di un Paese identitario, di un popolo con precisa e forte dignità e cultura. Il più grande magnetismo è con la Russia, senza dubbio, fino ad esserne stata recentemente parte del suo “impero”, chiamiamolo pure così, perché, prima che una grande operazione antropologica per l’umanità, al giorno d’oggi il comunismo sovietico nato in Russia, è stato anche un’epoca di suprematismo culturale e civile mai sopito per il popolo con spina dorsale sugli Urali e clamorosa estensione bi-continentale, e non tri-continentale solo perché gli astuti americani si sono comprati l’Alaska, se non ce li avrebbero avuti pure come appartenenti al grande condominio del continente di Colombo e Amerigo Vespucci.
Venti di guerra… Ma solo venti. Perché oggi la guerra è un concetto nuovo: nemmeno lo spirito psicanalitico più aggiornato e ancora fertile, quello di Jacques Lacan, trova nella guerra un significato ecumenico e strategico. Certo, il grande francese sottolinea, a modo suo, con un bellissimo e vertiginoso jeu des mots dei suoi, che “l’ostile è l’uomo”, ma la definizione che poi dà, consiste nella composizione con l’altra fonologia, che anche in italiano ci porta a dire che “lo stile è l’uomo”. Il concetto bellico, indiscutibile sotteso, perde quindi il significato strategico, militare, per sciogliersi nella ambivalenza del significante e rimanere legato alle questioni personali. O poco più. Infatti il suo vero padre, Sigmund Freud, di cui Lacan ha ereditato tutta la genetica intellettuale e scientifica, si domandava “Perché la guerra”, insieme ad Albert Einstein. Stupendo carteggio, a cavallo tra la scoperta dell’uomo moderno attuato dal grandissimo viennese, e una delle 5 più importanti scoperte-o-invenzioni scientifiche dell’umanità (insieme a radio, energia elettrica, motore a scoppio e microprocessore), l’energia nucleare, che viene dalla dimostrazione sperimentale attuata dal tedesco sull’esistenza degli atomi e dalla più famosa equazione della storia, E=mc2, che lega energia e materia (anche nella bomba atomica).
Einstein e Freud, entrambi di genealogia ebraica. Un caso? Certamente no. Non è questa la sede per capire come un popolo dalla piccola demografia ma con una grandissima tradizione e cultura, abbia portato due genii come loro a fare quel che han fatto, e anche moltissimo altro. Umani sempre, così li vediamo: il loro carteggio è molto curioso e molto utile per capire che cos’era la guerra prima del deterrente nucleare e della globalizzazione economica, creatrice del Nuovo Feudalesimo industrial-finanziario del Terzo Millennio.
Gli arsenali nucleari dicono all’umanità per la prima volta nella storia che la forza, che Freud ancora celebra con realismo demodé, distrugge chi la usa; non è buonismo quest’affermazione, bensì la constatazione che le distruzioni con armi di quel tipo sarebbero totali e colpirebbero sia gli aggressori che gli aggrediti. E che queste distruzioni totali e ingovernabili sono concettualmente contrarie agli interessi della nuova élite privata al potere nel mondo, i Nuovi Feudatari, che vedono il mondo come un grande contenitore del loro apolide potere. Gli Stati? “Antichi feticci”, che si mettono a battibeccare pericolosamente per i loro poveri interessi, rischiando di distruggere risorse giù attribuite all’uno e all’altro dei “Signori”, in uno o nell’altro dei continenti dalla subordinata geografia politica, creando danni…
Riprendendo i motivi profondi di questo slancio alla distruzione citato gravemente da Freud e un po’ più serenamente da Einstein, questi motivi sembrano decaduti. Ed eccoci di fronte alla grande rivoluzione dell’uomo moderno: attenzione, non sto dicendo che l’uomo non sia più ostile a se stesso, caso unico tra le specie animali (la sola specie che ha il suo di gran lunga peggior nemico al suo interno)… Sto dicendo che ci sono segni profondissimi di una evoluzione antropologica, di tipo sostanzialmente civile e sociale: lo segnala proprio Lacan, che sostiene la sostituzione del significante primario della differenziazione umana, il fallo bellicoso, con l’immagine della donna, eutrofica e fertile.
Tradotto per tutti, cosa significa? Che l’umanità starebbe per mettere al centro altri valori comportamentali rispetto a quelli aggressivi storici, ben descritti da Freud nella sua risposta ad Einstein, in forme progressivamente meno energiche fisicamente ma sempre dello stesso segno, “lo stato originario, il predominio del più forte, della violenza bruta o sostenuta dall’intelligenza” (S. Freud). Oggi, che sempre di più e con grande velocità la donna sta prendendo coraggio e discrezionalità, la sua immagine, l’immagine della donna, infonde invece senso di società e di mutuo soccorso, guidato dalla costruzione riproduttiva di stampo familista, un erotismo tollerante, vario e non effrativo, un premio ai (maschi) più intelligenti e sensibili e non ai più vigorosi e prepotenti, un progetto per una umanità solidale e non suprematista.
Ad esempio ulteriore, su un piano cultural-religioso, il messaggio di Fatima chiede al mondo cristiano la consacrazione del mondo al “Cuore Immacolato di Maria”, e al mondo islamico, da cui è altrettanto riconosciuto il miracolo dell’apparizione (ma è di Fatima, nome della quarta e ultima figlia di Maometto), la miglior valorizzazione della donna, quasi una riforma del Corano.
E così ci troviamo nel bel mezzo del guado. Allora, la strategia di potenza di questi maschietti antichi, Capitan Fracassa e Capitan Tempesta, potrebbe portare ancora a un disastro, quale sarebbe un vero conflitto tra Russia e NATO? Dubito. Maschi nuovi, i nuovi Feudatari industrial-finanziari-apolidi vedono come fumo negli occhi le distruzioni che una volta potevano eccitare gli industriali legati agli Stati, che dicevano “Distruggiamo con le guerre fatte dagli Stati, e ricostruiamo con l’interesse degli industriali”. Acqua passata, che non macina più. E i nuovi feudatari sono molto più evoluti dei vecchi padroni del ferro e dei cannoni. Mica dei santi, eh… ma molto fini nelle loro strategie di potenza e attenti alla salvaguardia dei loro patrimoni globali. Concorrenti con gli Stati, che sono sempre più “tribuni delle plebi”, loro sindacati quasi, questo sì, ma anche loro fatti di Immagine della donna e non più di un volgare Fallo che percuote.
Ottimismo, quindi, sui destini della pace mondiale. Ma anche una triste chiarezza: l’epoca delle democrazie come sistema libertario di gestione dei più grandi poteri, quelli degli Stati, è probabilmente finita. Oggi la democrazia e gli Stati ci serviranno per difendere le popolazioni umane, mentre il Nuovo Feudalesimo sovrastante, globale e apolide, impedirà, insieme al deterrente estremo (le grandi armi di distruzione di massa), ogni eccesso nelle guerre (non ogni guerra…).
Scopriremo altre insidie, anche molto scomode, come le pandemie e chissà cos’altro.
Ma una terra resa lunare dalla guerra atomica, penso proprio di no.