PsicologicaMente – Nankurunaisa


“Smettila di pensare a cosa potrebbe andare male e inizia a pensare a cosa potrebbe andare bene.” (R. Benigni)

Cari lettori,
In questo articolo vorrei parlarvi del significato di una parola nella quale mi sono imbattuto recentemente, molti la attribuiscono alla lingua giapponese, ma, approfondendo l’argomento, ho scoperto che in realtà deriva dal dialetto di Okinawa, ed è una sorta di fusione tra il giapponese, appunto, ed un antico dialetto di Shuri.
In effetti “nankurunaisa”, è questa la parola, non è neanche un termine vero e proprio ma piuttosto una frase, che tradotta significa all’incirca: “Be’, in qualche modo andrà”.
Ma, vi chiederete, perché parlare di un vocabolo, per di più di un’altra lingua? perché tanta importanza?
Per rispondere vorrei sottoporvi la frase in cui compare questa parola nella sua completezza: “makutu sookee nankuru nai sa”, che letteralmente ha un significato abbastanza semplice: “Tu comportati come si deve e (vedrai che) in qualche modo le cose andranno a posto”.
Ebbene, questa frase molto semplice, esprime un concetto altrettanto semplice ma, a quanto pare, difficile da cogliere.
Eh si, perché se tutti noi lo interiorizzassimo davvero vivremmo di gran lunga più serenamente!
Quindi “nankurunaisa” viene pronunciata come una sorta di proverbio, considerato che gli antichi giapponesi la adoperavano per descrivere un’immagine che intendeva rappresentare “tutto il bello della vita”, ovvero qualcosa che potrebbe apparirci aleatorio e scontato, ma è davvero tutt’altro.
E’ un intercalare adoperato in molte occasioni per auspicare pace e trasfondere un senso di ottimismo, un modo per connettersi con elementi positivi, riequilibrare le energie e concentrarsi su emozioni costruttive e ricche di speranza.
Insomma questa parola, che in qualche modo significa: “tutto andrà bene”, è un modo saggio per rincuorarci, per ricordarci che ogni dolore, ostacolo o crisi passerà, e serve a darci il tempo di comprendere che disperarsi non fa altro che farci sciupare quelle energie preziose per ripartire. Ci fa riflettere sul fatto che, in circostanze sfavorevoli, bisogna guardare alla soluzione del problema e considerare le difficoltà come occasioni da cui trarre i migliori insegnamenti, questo ci darà speranza e quella capacità di affrontare quanto meglio possibile i momenti bui.
Se non riuscissimo a pensare che le cose prima o poi si sistemeranno, se perdessimo totalmente la speranza, verrebbe certamente meno anche la voglia di lottare nonostante le avversità, il coraggio di affrontare un nuovo giorno, di credere ancora in qualcosa.
E’ in questi momenti che pronunciare “nankurunaisa” o qualcosa che abbia lo stesso significato diventa importante e potente, è come avere un piccolo custode che sta lì sulla spalla per ricordarci che il mondo è pieno di positività, basta crederci ed avere pazienza.
Anche il suono di questa parola è piacevole, ma, ovviamente, ognuno può scegliere quella che più preferisce, purché riesca ad esprimere a sé stesso o ad altri la forza di questo concetto.
Le parole sono un veicolo davvero importantissimo, ecco perché bisogna adoperarle e sceglierle bene: quella giusta può cambiare la prospettiva futura e certamente la percezione del presente.
“Nankurunaisa”, o quale per essa, rappresenta quel tempo che aggiusta le cose, quello che risolve tutto, un incoraggiamento a credere nel potere nella vita e quindi in sé stessi e nelle proprie capacità e qualità.
Un pieno di ottimismo che tutti dovremmo fare ogni mattina, prima di iniziare la nostra giornata, per ricaricare quella fiducia nel lieto fine, per rammentarci che fretta ed impazienza sono i nemici dei buoni risultati, ogni cosa ha il suo tempo per realizzarsi ed evolversi nel modo più opportuno in quella data situazione e per quelle date persone.
Importante è impegnarsi, essere volitivi, credere nelle giuste cause, adottare un atteggiamento corretto, la migliore strategia da mettere in campo per affrontare gli ostacoli quotidiani, da quelli più normali a quelli più imprevisti, sforzandoci di guardare ad essi come opportunità positive di trasformazione e crescita.
“Nankurunaisa” è tutt’altro che un abbandono al fatalismo, considerare inutile affannarsi perché basta lasciare andare le cose come devono andare, sarebbe davvero troppo semplice ma sopratutto lontano dalla verità.
Invece, si tratta di un invito a credere in noi, ad avere una fiducia indispensabile nell’esistenza umana, un invito a tener sempre presente che, nonostante tutto, ogni cosa che ci accade ha un senso ed una ragione per realizzarsi.
Oltretutto attraverso questo quotidiano insegnamento si giunge a scoprire, giorno dopo giorno, che la realtà intorno a noi ha una natura fondamentalmente benevola, che non è veritiera quella visione che abbiamo quando tutto ci appare drammaticamente negativo.
Ovviamente tutto questo sarà possibile solo se sapremo guardare alle cose dalla corretta distanza e dalla giusta prospettiva: guardiamole dall’alto e riusciremo a vederle nel loro significato complessivo, a scoprirne la perfezione; guardiamole da vicino, analizziamole, scomponiamole e ne perderemo il senso.
Anche Steve Jobs, in un celebre e noto discorso fatto agli studenti di Stanford, ha invitato i ragazzi all’ottimismo, lo ha fatto attraverso l’immagine di un disegno che acquista un senso solo quando finiamo di connettere tutti i punti che lo compongono. Egli disse: “….non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro..”
Questo significa che, per comporre il disegno, dobbiamo fare nostra una visione della realtà che concepisce la natura come luogo ove esista un perfetto bilanciamento, ove tutto ha il suo senso, ed in cui nulla è fuori posto: ci si perde solo se non si percepisce questo equilibrio e si va alla ricerca della separazione guardando alle cose come in contrasto.
Per evitare ciò bisogna porsi a metà strada tra due eccessi: il desiderio di poter avere tutto sotto controllo, credere che il futuro dipenda solo da noi e che il mondo smetterà di girare se noi ci distraiamo, ovvero abbandonarsi, lasciarsi andare, rinunciare a decidere, fuggire le responsabilità e lasciarci invadere dal caos perché tanto alla fine è il destino a decidere per noi.
Il tutto può essere spiegato meglio attraverso una metafora che rubo ad una delle mie letture: un uomo che, stando in canoa, viene trasportato alla deriva dalla corrente: non può contrastarla, ma può con i remi governarsi, scegliere il percorso migliore, cercare di evitare gli ostacoli, e questo riuscirà a farlo solo assecondando il flusso, adoperando le proprie energie senza disperderle. In tal modo avrà la speranza di potersi salvare, cosa che certamente non accadrebbe se si lasciasse andare tirando i remi in barca e finendo sicuramente, in breve, travolto o sbattuto su una roccia.
Questo è quanto anche tutti noi possiamo e dobbiamo fare: riconoscere che la vita è un torrente spesso in piena, non rinunciando mai però a governare la nostra canoa, imparando ad adattarci, di volta in vola, agli eventi senza farci travolgere ma ragionando e ripetendoci che a tutto c’è una soluzione.

Notazioni Bibliografiche:
-“La regolazione degli affetti e la riparazione del sé”, A. N. Schore, Astrolabio;
-“Il miracolo della presenza mentale. Un manuale di meditazione”, T.N.Hanh, Ubaldini Editore.