Assolta la giovane Tenente della Marina Militare che fece ballare “Jerusalema” alle reclute


Ricorderete sicuramente la vicenda (che fece molto scalpore sui social lo scorso anno) della improvvisata coreografia sulle note di “Jerusalema” da parte di giovani reclute della nostra Marina Militare e della loro Comandante. Il filmato fece milioni di visualizzazioni.
Taranto estate 2020 – Caserma della Scuola Sottufficiali M.M. di San Vito: A margine di un giuramento delle reclute, si diffuse un video sui social che ritraeva una giovane Ufficiale che accennava ai passi di “Jerusalema”, vero tormentone di quei mesi, subito seguita nella danza dalle reclute con una sorta di ballo di gruppo.
Ne seguì un vero e proprio incendio mediatico ed i social, specie i gruppi popolati da militari in servizio e in congedo, si spaccarono in due distinte fazioni.
La prima, assolutamente conservatrice, che sosteneva tesi di aperta condanna alla donna Ufficiale per aver dissacrato, sia pure in un momento di relax, un certo formalismo militare.
La seconda, assolutamente più benevola, che plaudiva all’umana iniziativa della giovane mamma Comandante che aveva cercato di stemperare il disagio di un lungo periodo di reclusione (si era nel clou dei vari lock down) e la delusione delle reclute per non potere neppure riabbracciare i loro cari in occasione di un avvenimento così sentito come quello del loro giuramento.
Ma la vicenda andò ben oltre per questa giovane Tenente che fu, infatti, trasferita e rinviata a giudizio con pesanti accuse dalla stessa amministrazione militare tra cui quella, penalmente rilevante ai sensi del Codice Penale Militare del tempo di pace, di «disobbedienza continuata pluriaggravata» in concorso con il sottufficiale che l’aveva coadiuvata.
Nei giorni scorsi, tuttavia, il GUP del Tribunale Militare di Napoli a cui era stato per fatto di competenza territoriale affidato il giudizio, ha disposto il «non luogo a procedere» per entrambi gli imputati «perché il fatto non sussiste» nonostante il parere contrario del PM che chiedeva il rinvio a giudizio degli imputati.
Per vederci più chiaro, tentando di rimanere quanto più obiettivi possibile, abbiamo raggiunto uno dei legali che si è occupato della vicenda l’avv. Michela Scafetta che, tra l’altro, è una vera esperta in diritto militare ed è già balzata agli onori della cronaca per importanti e famosi procedimenti come quello della Giulia Jasmine Shiff contro l’Aeronautica Militare e alcuni colleghi di corso (NDR: Trovate nostri ampi servizi usando la funzione interna di ricerca su WeeklyMagazine o tramite Google).
Ringraziando l’avvocato Michela Scafetta per la sua sempre cortese disponibilità, le abbiamo rivolto alcune domande.


WM: Buona sera avvocato. Il GUP del Tribunale Militare di Napoli ha assolto il Tenente di Marina che alcuni mesi fa, a margine di una cerimonia di giuramento, fece ballare “Jerusalema” alle reclute a lei affidate. Insomma si è chiusa una vicenda che poteva finire molto male e che, invece, ora si volge in una diversa prospettiva…

Avv. Scafetta: Sì, abbiamo avuto l’occasione di mettere un punto in questa vicenda spinosissima. Anzi, la mia opinione è che la sentenza di questo caso farà scuola in materia di disobbedienza e sull’opportunità di considerare in maniera più attenta il ricorso alla materia penale.

WM: Avvocato, la vicenda giudiziaria che l’ha vista in prima linea, ha coinvolto più militari. Sappiamo che anche un subalterno è stato coinvolto nel procedimento. Naturalmente, per ovvi motivi, non riferiremo i nomi delle persone coinvolte.

Avv. Scafetta: Purtroppo i militari coinvolti sono stati letteralmente travolti dal clamore mediatico raggiunto dalla diffusione del balletto, senza nessuna distinzione tra le posizioni rivestite a livello gerarchico.

WM: Avvocato, ci racconti però l’esatta dinamica della questione e, in particolare, lo stato d’animo col quale gli uomini e le donne, ma dovremmo dire i ragazzi e le ragazze poco più che reclute hanno vissuto le settimane di addestramento per arrivare al giuramento. Una cerimonia molto significativa ma alla quale non avevano potuto assistere neppure i loro genitori.
Lo chiediamo perché sui social a suo tempo si è detto di tutto, finanche che questo momento goliardico, peraltro chiaramente teso a rinfrancare il morale della truppa, fosse avvenuta in piazza d’Armi della caserma, nel corso della cerimonia di giuramento delle reclute, davanti alla bandiera, al picchetto armato, etc, etc. Insomma può ben immaginare cosa si è diffuso.

Avv. Scafetta: Sono state molte le imprecisioni date in pasto alla stampa. I ragazzi venivano da un periodo molto duro: erano stati praticamente chiusi in una bolla per tre settimane per seguire il corso, nonché continuativamente sottoposti a tamponi anti-covid. La tensione era alta, anche perché i ragazzi non avrebbero neppure potuto condividere questo momento di gioia con la famiglia. Ecco perché si è pensato di stemperare la tensione di questi ragazzi in un momento per loro così delicato. Quel che è certo, però, è che il balletto non è avvenuto degradando la solennità dal momento, ma in un momento successivo e al solo scopo di alleggerire il nervosismo.

WM: A parte i soliti “leoni da tastiera” pronti a pontificare su tutto senza alcuna competenza, taluni commenti critici sono però pervenuti anche da stimate persone che l’ambiente militare l’hanno davvero vissuto. Proprio ricordando un diverso formalismo, spesso chiosando le loro critiche con l’adagio per cui “la forma è sostanza”, avevano già di fatto condannato la Sua assistita. Lei che conosce bene l’ambiente militare di oggi, ritiene che ha ancora senso che la forma sia essere sempre e comunque conservata? Insomma, se la società cambia, è giusto o meno che anche il mondo delle Forze Armate, sia pure conservando alcune sue peculiarità come la rigorosa forma nei momenti solenni, debba coerentemente cambiare?

Avv. Scafetta: Le Forze Armate stanno cambiando e si stanno adeguando ai tempi. E questo è un aspetto necessario per poter svolgere al meglio le delicate funzioni che sono loro affidate. Ma questo non svilisce affatto la solennità di certi momenti. Il giuramento di cui abbiamo parlato è rimasto un evento solenne che ha rappresentato per i ragazzi il culmine di un percorso di formazione nel quale tutti si sono impegnati al massimo, proprio in considerazione del particolare momento storico. Ecco perché il balletto in sé non è stato oggetto di indagine penale, perché è stato un atto che non poteva avere nessun tipo di rilevanza penale.

WM: Certo i giovani che oggi tentano un concorso militare provengono da una società profondamente diversa da quella di solo trenta o quarantanni fa. Quanto incide questo sulle dinamiche sociali nel mondo militare?

Avv. Scafetta: Molto. Ma le Forze Armate hanno un ruolo nella società e devono essere per primi capaci di leggere le dinamiche con le quali quotidianamente saranno chiamati a confrontarsi nell’adempimento dei loro doveri.

WM: Dunque si può dire che l’intento dell’Ufficiale fosse esclusivamente quello di rinfrancare il morale dei suoi uomini, ragazzi e ragazze a cui da settimane non erano state concesse libere uscite o licenze e non certo di trasformare la caserma in una discoteca….

Avv. Scafetta: Ma certo, un modo per dimostrare empatia per i ragazzi che si preparavano, in condizioni così difficili, a entrare nelle Forze Armate.

WM: A parte il rinvio a giudizio per il reato di concorso in disobbedienza aggravata, insomma una cosa molto grave per un militare, ci sono state altre conseguenze per i soggetti coinvolti?

Avv. Scafetta: Sì, ci sarà un procedimento disciplinare per tutti quelli che sono stati in qualche modo coinvolti. Ma la sentenza del GUP rappresenta un buon parametro di riferimento anche per quello che verrà, perché si tratta di un’assoluzione con formula piena.

WM: Il proscioglimento con la formula “perché il fatto non sussiste”, esattamente cosa significa? Perché non sono state utilizzare altre forme di proscioglimento meno nette, insomma con formule “in dubbio pro reo”?

Avv. Scafetta: E’ la formula più ampia che poteva essere concessa. Vuol dire che non esiste alcun margine di dubbio rispetto al fatto che quello che veniva contestato non è mai esistito dal punto di vista del fatto. Tra l’altro, quello che va sottolineato, è che i militari prosciolti dal GUP non sono stati indagati per il balletto, ma per aver contravvenuto a una disposizione interna che disciplinava l’utilizzo del cellulare e, più nello specifico, escludeva la possibilità di fare dei video.

WM: Ora la Procura militare ha 15 giorni per eventualmente impugnare la sentenza. Ritiene possibile che, alla luce di un proscioglimento così netto, rinunci ad avvalersi di tale possibilità?

Avv. Scafetta: E’ sicuramente quello che ci auguriamo.


NdA: Lo scrivente è stato in Marina, precisamente nel Corpo del Genio Navale, e serba vividi ricordi di un ambiente fatto di persone straordinarie, che attendevano al proprio ruolo con precisione e autorevolezza ma, proprio per questo, anche con umanità e saggezza. Chi scrive ringrazia ancora gli istruttori e Comandanti dell’epoca non solo per i valori militari e professionali che hanno saputo infondere in lui giovane allievo, ma anche per l’intelligente umanità con la quale agivano che guarda caso, accanto a occasioni nelle quali era richiesto il massimo del formalismo, consentiva nella struttura militare anche svariati siparietti goliardici e momenti di vero e proprio relax. Momenti indispensabili, utili per rendere sopportabile l’impegno richiesto dagli studi e la fatica dell’addestramento, che aiutavano a far digerire qualche richiamo verbale e qualche piccola corvée di punizione, che stemperavano la lontananza dagli amici di sempre e dagli affetti familiari. Quei Comandanti ottenevano da ciascuna delle reclute il massimo creando, al contempo, l’indispensabile Spirito di Corpo e le condizioni perché la scuola fosse una nuova casa e i commilitoni e loro stessi una nuova famiglia. Prova è che lo scrivente tuttora, a distanza di oltre trent’anni, è rimasto in contatto col proprio Comandante del battaglione allievi della scuola militare in cui è stato formato e ogni volta gli esprime i sensi della sua stima affettuosa.