La guerra che nessuno vuole


I venti di guerra che da alcune settimane spirano sull’Ucraina hanno finalmente iniziato a preoccupare anche l’opinione pubblica occidentale, che fino a pochi giorni fa non si curava minimamente del problema. È infatti probabile che se chiedeste a un qualsiasi ragazzo fuori da una discoteca (di quelli, per intenderci, che interrogati sull’entità della popolazione mondiale rispondono “centomila”) dove si trova l’Ucraina, vi risponderebbe che non sa nemmeno che cosa sia l’Ucraina. Eppure stiamo parlando di una nazione molto importante, che ha un territorio la cui superficie è due volte l’Italia o la Germania, una volta e mezza il Regno Unito e poco meno della Francia. Non è uno staterello come quelli che finiscono in -stan della costellazione ex-URSS: è un enorme pianura che produce un quinto del grano che produce l’intera Comunità Europa, o se volete un terzo del grano prodotto dalla Russia, Siberia compresa.
È ben vero che per molti ucraini la risorsa cerealicola è importante soprattutto perché permette di distillare la vodka (peraltro una delle migliori al mondo), ma il grano ucraino è sempre stato importante nell’economia del vecchio continente, tanto che addirittura Stalin (come abbiamo scritto in un precedente articolo) fece morire di fame circa otto milioni di ucraini per appropriarsene.
Ma oggi l’Ucraina è importante anche per un altro motivo: essa rappresenta un crocevia essenziale per il transito dei gasdotti provenienti dalla vicina Russia. Negli anni passati molto spesso i governi Ucraini, sulla cui onestà nemmeno Muzio Scevola metterebbe la mano sul fuoco, hanno spesso “prelevato” indebitamente dai gasdotti una quota per uso interno che, manco a dirlo, non veniva né conteggiata né tantomeno pagata alla Gazprom. Ciò ha fatto arrabbiare moltissimo i potenti vicini di casa e ha contribuito a guastare i rapporti tra le due nazioni confinanti, tanto che è assai probabile che la guerra in Crimea e nel Donbass si sia originata da questi screzi ad alto livello.
Oggi ci risiamo, ma questa volta il motivo di scontro non è il gas (o meglio, non è solo quello) ma la volontà espressa dal presidente ucraino Zelens’kyj di ripresentare all’UE la richiesta di aderire alla Comunità Europea.
Ciò implicherebbe, tra l’altro, un’adesione alla NATO, ed è proprio questo ciò che maggiormente ha fatto imbestialire Putin: il fatto che anziché uno stato cuscinetto si troverebbe i missili NATO ai confini, praticamente alle porte di Mosca!
La cosa per la Russia è inaccettabile, a maggior ragione per il fatto che contemporaneamente anche la Georgia ha fatto la stessa richiesta al blocco occidentale, grazie anche alla sua contiguità con la Turchia, che già è nella NATO e vorrebbe anche entrare nell’UE.
Questa in poche parole è la situazione attuale. Naturalmente i media stanno enfatizzando molto la situazione: da bravi avvoltoi sperano infatti di avere presto notizie assai cruente da fornire al pubblico per aumentare l’audience. Ma la situazione è veramente così grave? Analizziamo più in dettaglio le cose.
In questi giorni si parla con insistenza di una possibile invasione dell’Ucraina da parte della Russia verso la metà di febbraio. Le ambasciate a Kiev per precauzione hanno fatto evacuare le famiglie dei diplomatici e la gente è moderatamente preoccupata. Dico moderatamente perché il termometro che ho in Ucraina mi segnala questo stato di fatto: la popolazione in realtà è molto più preoccupata di un governo incapace guidato da un ex-comico (vi ricorda qualcosa?) che sta affamando un popolo già povero di suo. E meno male che quasi tutti si possono permettere un piccolo orticello, perché il rischio fame è sempre dietro l’angolo, con bollette astronomiche, la benzina a oltre 4 euro al litro (e in Moldavia è a 10 euro!) e gli affitti più cari di uno stipendio medio. Ma procediamo con ordine: gli USA hanno mandato 8.000 uomini nei paesi confinanti (principalmente Romania, Ungheria e Polonia) e il Regno Unito ha inviato 70 tonnellate di materiale, che sarebbero tante se fossero bombe, ma che probabilmente sono 70 jeep.
Orbene, schierare 8.000 uomini contro un esercito di 300.000 vi sembra un buon sistema per iniziare una guerra? Inoltre, quando Putin decise di invadere il Donbass e la Crimea non lo comunicò in anticipo: ci andò e basta! È chiaro che ora sta mostrando i muscoli e gli occidentali questo lo hanno capito bene. D’altra parte basta vedere le cose dall’alto (come da disegno qui allegato) per capire quale sia la reale aggressività della Russia.
In realtà (ma potremmo essere smentiti domani, perché in fondo non abbiamo la sfera di cristallo), nessuno vuole fare il primo passo e questa escalation si trasformerà dapprima in un muro contro muro e quindi in una descalation non appena sarà trovato un accordo. È probabile che Putin, proprio grazie a questa non-voglia dell’occidente di imbarcarsi in un conflitto che potrebbe facilmente degenerare, riuscirà ad ottenere garanzie circa il mancato ingresso dell’Ucraina nell’orbita occidentale in cambio di maggiori quote di gas e della concessione di “status” di Repubblica veramente indipendente all’Ucraina che continuerà ad interporsi tra i due blocchi. Il che, se gestito bene da un governo oculato e onesto (che al momento non c’è!) potrebbe significare una serie di vantaggi anche per la stessa Ucraina, il cui governo nel frattempo, non si sa bene perché, ha provveduto a inserire il cantante Pupo in una lista di criminali che non varcare i confini del Paese. Stupidità o acuto orecchio musicale?