I Capuleti e i Montecchi di Bellini al Teatro alla Scala di Milano


Tragedia lirica in due atti

Musica di

VINCENZO BELLINI

Libretto di Felice Romani

Nuova produzione Teatro alla Scala

Direttrice SPERANZA SCAPPUCCI

Regia ADRIAN NOBLE

Scene TOBIAS HOHEISEL

Costumi PETRA REINHARDT

Luci JEAN KALMAN e MARCO FILIBECK

Coreografia JOANNE PEARCE

Maestro d’armi MAURO PLEBANI

Personaggi e interpreti principali

Giulietta LISETTE OROPESA

Romeo MARIANNE CREBASSA

Tebaldo JINXU XIAHOU

Lorenzo MICHELE PERTUSI

Capellio JONGMIN PARK

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO ALLA SCALA

Maestro del Coro ALBERTO MALAZZI

Date:

Martedì 18 gennaio ore 20 ~ abbonamento Prime Opera

Venerdì 21 gennaio ore 20 ~ turno A

Domenica 23 gennaio ore 14.30 ~ turno C

Domenica 30 gennaio ore 14.30 ~ turno D

Mercoledì 2 febbraio ore 20 ~ turno B

Prezzi:

da 210 a 13 euro più prevendita

Infotel 02 72 00 37 44

www.teatroallascala.org

Bellini torna alla Scala con I Capuleti e i Montecchi

Speranza Scappucci anticipa il debutto alla Scala: è la prima volta al Piermarini anche

per il regista Adrian Noble, che firma la nuova produzione, mentre le protagoniste

Lisette Oropesa e Marianne Crebassa affrontano per la prima volta i rispettivi ruoli.

Con loro Jinxu Xiahou, Michele Pertusi e Jongmin Park.

Va in scena al Teatro alla Scala per 5 rappresentazioni dal 18 gennaio al 2 febbraio I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini, secondo titolo d’opera della Stagione 2021-2022. Sul podio debutta Speranza Scappucci, che è intervenuta a prove iniziate sostituendo Evelino Pidò costretto ad abbandonare la produzione, e anche Adrian Noble debutta alla regia, con scene di Tobias Hoheisel, costumi di Petra Reinhardt, luci di Jean Kalman e Marco Filibeck, coreografia di Joanne Pearce. In scena debuttano come Giulietta Lisette Oropesa e come Romeo Marianne Crebassa, mentre Tebaldo è Jinxu Xiahou, Frate Lorenzo Michele Pertusi e Capellio Jongmin Park. Il Coro del Teatro alla Scala è diretto da Alberto Malazzi.

Quando Vincenzo Bellini compone I Capuleti e i Montecchi per la Fenice nel 1830 ha 29 anni: è la sua sesta opera (o settima a seconda che si conti separatamente Bianca e Gernando, la seconda versione di Bianca e Fernando) e precede i capolavori più noti: La sonnambula e Norma sono dell’anno successivo, I Puritani del 1835. La genesi dell’opera è avventurosa: a Bellini, che si trovava a Venezia per una ripresa del Pirata, viene richiesta in tutta fretta dall’impresario Lanari un’opera nuova per coprire la falla nella stagione aperta da Giovanni Pacini, che per quel Carnevale aveva incautamente accettato tre commissioni insieme e si trovava in difficoltà. Per finire in tempo il compositore fa ampio ricorso a materiali preesistenti: chiama a Venezia Felice Romani a scorciare e riadattare un suo libretto esistente, già utilizzato per Romeo e Giulietta di Nicola Vaccaj (sul tema esisteva anche un’opera di Zingarelli del 1796), attinge alla Zaira scritta per Parma l’anno precedente rimaneggiandone radicalmente i materiali, e per l’aria di sortita di Giulietta anche a Adelson e Salvini, il suo primo lavoro del 1825. L’opera, le cui parti principali furono modellate sulle voci di Rosalbina Carradori e Giuditta Grisi, riesce con un carattere suo proprio e se per la maggior parte presenta forme chiuse d’impianto tradizionale, colpisce per nobiltà e aderenza alla parola poetica del canto e nel finale sorprende con “la lunga scena del sepolcro ispirata al principio della massima flessibilità formale, che permette di seguire momento per momento i trapassi psicologici del personaggio principale” (Toscani). Proprio la novità del finale, che ai moderni appare tra i maggiori pregi dell’opera, sconcertò i contemporanei, che presero a sostituirlo con quello assai più convenzionale da Vaccaj sugli stessi versi. Così impose la Malibran nella ripresa scaligera del 1834 (nel ’31 era andato in scena il solo primo atto nelle serate di gala per la riapertura del Teatro dopo i lavori di ristrutturazione della sala) e così avvenne fino all’ultima ripresa dell’’800 alla Scala, nel 1861. Occorrerà attendere fino al 1966 (con riprese nel ’67 e ’68) perché l’opera torni alla Scala con la regia di Renato Castellani, le scene di Ezio Frigerio e Claudio Abbado a dirigere un cast favoloso ma certamente non filologico: accanto alla Giulietta di Renata Scotto e al Tebaldo di Luciano Pavarotti, la parte di Romeo era affidata a un tenore, Giacomo Aragall. Sarà Riccardo Muti nel 1987 (con riprese a Tokyo e Mosca negli anni seguenti) a riportare l’opera alla sua forma originaria, nello spettacolo di Pier Luigi Pizzi con le voci di June Anderson e Agnes Baltsa.

Speranza Scappucci è regolarmente invitata nei maggiori teatri europei e americani e dal 2017 è alla guida dell’Opera de Wallonie di Liegi, dove ha recentemente diretto un’acclamata produzione di Eugenio Onegin e dove tornerà a giugno per Simon Boccanegra. In Italia ha diretto opere all’Opera di Roma, al Regio di Torino, al Festival Rossini di Pesaro e concerti con l’Orchestra del Maggio Fiorentino e la Toscanini di Parma, mentre all’estero è stata impegnata tra l’altro al Liceu di Barcellona, all’Opernhaus di Zurigo, al Mariinskij di San Pietroburgo, al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, al Théâtre du Capitole di Tolosa, al New National Theater di Tokyo e alle opere di Washington, Los Angeles, Santa Fe, oltre a dirigere tre produzioni e il Ballo dell’Opera alla Staatsoper di Vienna. Tra i prossimi impegni l’apertura delle Mozartwochen al Mozarteum di Salisburgo, L’elisir d’amore alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino e Attila al Covent Garden di Londra. Il 2, 5 e 9 maggio dirigerà la Filarmonica della Scala, nella Stagione Sinfonica, in musiche di Schubert, Mozart e Mendelssohn-Bartholdy.

Adrian Noble è stato direttore artistico della Royal Shakespeare Company di Londra dal 1990 al 2003. Da allora ha continuato a lavorare per i principali teatri di prosa britannici, ma ha anche sviluppato un forte impegno sui maggiori palcoscenici d’opera: tra le sue regie ricordiamo Macbeth al Metropolitan di New York; Otello, Hänsel und Gretel e Alcina alla Staatsoper di Vienna; Die Zauberflöte al Festival di Glyndebourne; Le nozze di Figaro, Così fan tutte e Don Giovanni all’Opera di Lione; Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi con William Christie e Les Arts Florissants al Festival di Aix-en-Provence; Carmen all’Opéra Comique a Parigi e Serse di Händel al Theater an der Wien. Come regista cinematografico ha realizzato l’adattamento per lo schermo della sua produzione di A Midsummer Night’s Dream per la RSC e Mrs Lowry & Son, con Vanessa Redgrave e Timothy Spall.

Nella parte di Giulietta torna alla Scala Lisette Oropesa, tra le più apprezzate voci del nostro tempo, che il 7 dicember 2020 avrebbe dovuto essere protagonista della Lucia di Lammermoor cancellata a causa della pandemia, e che ha comunque conquistato il pubblico televisivo cantando la sua aria nello spettacolo …a riveder le stelle. Lisette Oropesa aveva già debuttato festosamente al Piermarini nel 2019 come Amalia ne I masnadieri diretti da Michele Mariotti. Fittissimo il calendario dei prossimi mesi: Il turco in Italia alla Bayerische Staatsoper, Die Entführung aus dem Serail alla Wiener Staatsoper, Lucia di Lammermoor a Philadelphia, Vienna, Zurigo e Salisburgo e I Puritani al San Carlo di Napoli.

Romeo ha la voce di Marianne Crebassa, che negli ultimi anni ha conquistato il pubblico scaligero interpretando un repertorio che va da Händel a Bizet: il debutto avviene nel 2015 nel Lucio Silla di Mozart diretto da Marc Minkowski, che la dirige anche nel 2016 ne L’enfant et les sortilèges di Ravel. Sempre nel 2016 è Cherubino nelle Nozze di Figaro dirette da Franz Welser-Möst, mentre nel 2017 è Irene nel Tamerlano di Händel diretto da Diego Fasolis. Nel 2019 si presenta in recital con Fazil Say e come protagonista de La Cenerentola diretta da Ottavio Dantone. Le ultime apparizioni scaligere sono state nella serata …a riveder le stelle e in un recital di canto lo scorso 6 giugno. Tra i prossimi impegni La Cenerentola alla Bayerische Staatsoper, Anna Bolena al Théâtre des Champs-Elysées e Il barbiere di Siviglia all’Opéra.

Come Tebaldo debutta alla Scala il tenore cinese Jinxu Xiahou, che dopo gli studi a Pechino si è perfezionato a Vienna e ha fatto parte dell’ensemble della Staatsoper, interpretando numerosi ruoli in opere di Mozart, Rossini, Donizetti, Verdi, Puccini, Strauss. Ha debuttato a dicembre all’Opéra de Paris come Pang nella Turandot. Nella Stagione in corso canterà alla Scala anche in Ariadne auf Naxos nella parte di Scaramuccio sotto la direzione di Michael Boder. Inoltre sarà Ismaele nel Nabucco all’Opera im Steinbruch di St. Margarethen in Austria.

Nella parte di Frate Lorenzo torna alla Scala Michele Pertusi, che qui è artista di casa: dal debutto operistico ne Il turco in Italia diretto da Riccardo Chailly nel marzo 1997, ha al suo attivo una ventina di titoli, in prevalenza di Mozart, Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi. Nel 2003 è stato anche protagonista, insieme ad Anna Caterina Antonacci, di un titolo contemporaneo, Vita di Marco Tutino, allestito al Teatro Studio. I suoi prossimi impegni prevedono Norma a Parma, Luisa Miller all’Opera di Roma, Turandot all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e al Regio di Torino, I Lombardi alla Fenice di Venezia, Moïse et Pharaon a Aix-en-Provence e a Lione; Don Carlo a Napoli, Medea al Metropolitan; Don Pasquale a Vienna e a Tokyo.

Capellio è interpretato da Jongmin Park. Dopo gli studi nella città natale, Seoul, si è perfezionato all’Accademia Teatro alla Scala. Ha fatto parte dell’ensemble della Staatsoper di Vienna e ha poi debuttato in sedi prestigiose come il Festival di Salisburgo (Die Liebe der Danae), il Festival di Pasqua (Die Meistersinger von Nürnberg), il Metropolitan (La Bohème), il Festival di Savonlinna (I Puritani). Alla Scala ha partecipato nell’ottobre 2020 all’edizione di Aida in forma di concerto, sotto la direzione di Riccardo Chailly; il 29 dicembre ha sostituito Ildar Abdrazakov nella parte di Banco nel Macbeth, sempre diretto da Chailly. Nella Stagione in corso parteciperà alle produzioni di Don Giovanni (Commendatore, dir. Heras-Casado), Ariadne auf Naxos (Truffaldin, dir. Boder) e Un ballo in maschera (Tom, dir. Chailly).

Si ringrazia:
Milano per la Scala
e la Signora Aline Foriel-Destezet
e Ufficio Stampa del Teatro alla Scala
per la gentilezza e la collaborazione