Clima: i sette anni più caldi di sempre


Anche nel 2021 la crisi climatica è continuata senza sosta con condizioni meteorologiche estreme che hanno colpito tutto il mondo. La temperatura media, secondo Copernicus, è stata superiore di circa 1,2 C rispetto a quella dell’era preindustriale. “Le concentrazioni di anidride carbonica e metano continuano ad aumentare di anno in anno e non accennano a rallentare. Tali gas a effetto serra sono i principali responsabili del cambiamento climatico – spiega Vincent-Henri Peuch, direttore di Copernicus Atmosphere Monitoring Service dell’Unione Europea. “Solo con sforzi decisi e sostenuti da dati di osservazione faremo la differenza nella nostra lotta contro la catastrofe climatica”. “Un promemoria del continuo aumento delle temperature globali e l’urgente necessità di agire”, ha detto Mauro Facchi, capo dell’Unità di Osservazione della Terra presso la Commissione europea.
Non è una sorpresa come ci dicono ormai sempre più spesso studi e rilevazioni scientifiche, ma gli ultimi sette anni sono stati i più caldi di sempre a livello globale e le concentrazioni di anidride carbonica e metano continuano ad aumentare.
L’analisi preliminare dei dati satellitari indica che le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera hanno continuato ad aumentare nel corso del 2021, portando a un record globale annuo medio di concentrazione di CO2 di circa 414.3 p.p.m. e con il metano che raggiunge un record annuale di circa 1.876 ppb. “Entrambi i tassi sono molto elevati rispetto ai tassi dei precedenti due decenni della raccolta dati satellitare – si legge in una nota del Copernicus, che pubblicherà i dati definitivi nell’aprile 2022 – tuttavia, al momento non si comprende pienamente perché questo avvenga”.
E se il 2021 è stato “solo” il quinto anno più caldo mai registrato, la temperatura media, secondo l’istituto europeo è stata superiore tra gli 1,1 °C e gli 1,2 °C rispetto a quella dell’era preindustriale (1850-1900), l’elemento di riferimento per misurare il riscaldamento causato dalle emissioni di gas serra dell’attività umana. In media annua tra gli ultimi 7, il 2021 è stato leggermente più caldo rispetto al 2015 e al 2018, ma l’anno più rovente di tutti rimane il 2016. Per ritrovare un caldo simile bisogna risalire all’estate del 2003: il 19 luglio di quell’anno a Cagliari si registrarono 51 gradi!
Sempre nel 2021 l’Europa ha vissuto la sua estate più calda, seppur simile alle precedenti estati più calde del 2010 e del 2018. Luglio ha registrato episodi di precipitazioni molto intense nell’Europa centro-occidentale, che hanno causato gravi inondazioni in diversi paesi come il Belgio, il Lussemburgo, la Germania, l’Olanda e la Polonia.
L’anno appena trascorso ha poi registrato un’eccezionale ondata di calore nel Nord America occidentale a giugno, con un superamento dei record di temperatura massima di diversi gradi Celsius, determinando il mese di giugno più caldo mai registrato per il continente. Condizioni di calore e siccità che hanno intensificato una successione di incendi estremi per tutto il mese di luglio e agosto tra cui il secondo incendio più esteso mai registrato nella storia della California, il cosiddetto “Dixie Fire”, che non solo ha causato una enorme devastazione ma ha comportato anche una significativa riduzione della qualità dell’aria per decine di migliaia di persone.
I Paesi mediterranei hanno vissuto un’ondata di calore molto intensa durante il mese di luglio e parte di agosto, con temperature elevate che hanno interessato in modo particolare la Grecia, Spagna e Italia. Gli esperti del servizio Climate Change di Copernicus ricordano la temperatura di 48,8 gradi, record europeo dell’anno registrato in Sicilia, anche se il dato va ancora confermato.
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Fonte:
rainews.it