26 novembre 1925: leggi fascistissime – 26 novembre 2021: Super GreenPass


Il 26 novembre 1925 è stata bandita, attraverso una legge, dal fascismo la Massoneria. Alcuni ricorderanno (avendolo letto sui libri di storia) che Mussolini aveva dichiarato guerra ai movimenti “dissidenti” impedendo, ai membri appartenenti, l’accesso a cariche pubbliche. Questa legge è stata solo la prima di una serie di provvedimenti normativi di un palese regime dittatoriale, il quale restringeva il diritto di associazione, sottoponendo le associazioni al controllo della polizia e adottando misure repressive più severe. Questa legge, in buona sostanza, aveva segnato l’inizio della fine di tutte le libertà civili.
Alcuni lettori sapranno che il testo, prima della sua entrata in vigore, era stato discusso in aula il 16 maggio 1925. Tra i pochissimi deputati presenti in aula vi era Antonio Gramsci il quale, prendendo la parola, aveva palesemente manifestato il suo dissenso contro tale legge, tanto che il suo intervento è stato definito una lucida denuncia contro la deriva liberticida in atto. Entrando nel merito di questa legge, chi ricopriva un incarico pubblico quali funzionari, militari ed impiegati che “appartengano, anche in qualità di semplice socio, ad Associazioni, Enti od Istituti costituiti nel Regno, o fuori, od operanti, anche solo in parte, in modo clandestino od occulto o i cui soci sono comunque vincolati dal segreto, sono destituiti o rimossi dal grado o dall’impiego o comunque licenziati”.
Questa disposizione aveva segnato un duro colpo al diritto di assemblea e alle minoranze politiche ma i detrattori dovevano essere stanati. Successivamente con Legge 24 dicembre 1925, n. 2300 il governo procedeva a “dispensare dal servizio, anche all’infuori dei casi preveduti dalle leggi vigenti, i funzionari, impiegati ed agenti di ogni ordine e grado civili e militari, dipendenti da qualsiasi Amministrazione dello Stato, che, per ragioni di manifestazioni compiute in ufficio o fuori di ufficio, non diano piena garanzia di un fedele adempimento dei loro doveri o si pongano in condizioni di incompatibilità con le generali direttive politiche del Governo”.
Di seguito si è imposto l’obbligo di giuramento ( con il regio decreto n. 1227 del 28 agosto 1931, art.18 per la precisione) per tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado e la sanzione (per chi intendesse rifiutarsi di giurare) della perdita della cattedra senza diritto né alla liquidazione né alla pensione. Ed ancora le leggi razziali del 1939 di cui voglio riportarvi fedelmente gli articoli per farvi capire come, per quanto aberranti possano apparire, questo odio verso chi liberamente manifesta e professa un pensiero diverso impensabilmente si concretizza prendendo forma in una serie di norme.

LEGGE 29 giugno 1939-XVII, n. 1054 – Disciplina dell’esercizio delle professioni da parte dei cittadini di razza ebraica.
Capo I
Disposizioni generali
Art. 1. L’esercizio delle professioni di giornalista, medico-chirurgo, farmacista, veterinario, ostetrica, avvocato, procuratore, patrocinatore legale, esercente in economia e commercio, ragioniere, ingegnere, architetto, chimico, agronomo, geometra, perito agrario, perito industriale è, per i cittadini appartenenti alla razza ebraica, regolato dalle seguenti disposizioni.
Art. 2. Ai cittadini italiani di razza ebraica è vietato l’esercizio della professione di notaro.
Ai cittadini italiani di razza ebraica non discriminati è vietato l’esercizio della professione di giornalista.
Ed ancora, nel culmine della follia umana dilagante, si è arrivati alla legge n. 517 del 19.04.1942
Art 1. È vietato l’esercizio di qualsiasi attività nel campo dello spettacolo ad italiani ed a stranieri o ad apolidi appartenenti alla razza ebraica, anche se discriminati, nonché a società rappresentate, amministrate o dirette in tutto o in parte da persone di razza ebraica.
Il divieto si estendeva anche alla rappresentazione, esecuzione, proiezione e registrazioni su dischi di qualsiasi opera (e l’impiego di tali materiali) in cui avevano comunque partecipato degli “elementi di razza ebraica”.

Tutti saremo concordi nel ritenere tali provvedimenti assurdi e fuori da ogni logica umana ma ho ritenuto necessario fare tutto questo lungo excursus storico per ricordare come questi fatti siano realmente accaduti. Non sono la sceneggiatura di un film dell’orrore. Questo ci dovrebbe mettere in guardia e spingerci a tenere condotte garantiste dei principi costituzionali di uguaglianza e di manifestazione delle proprie libertà. Ancor di più dopo l’entrata in vigore degli ultimi provvedimenti adottati dalla cabina di regia del governo. È mia intenzione porre la vostra attenzione su aspetti che vengono spesso ignorati.

Quasi cento anni dopo l’emanazione del primo provvedimento che vi ho citato, nella stessa data del 26 novembre (che curiosa coincidenza), nel nostro paese è stato introdotto il greenpass rafforzato, tale provvedimento (e riporto il testo tra le virgolette) prevede che “la vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle attività lavorative dei soggetti obbligati” (personale scolastico e para scolastico, personale medico e para medico, forze dell’ordine e impiegati amministrativi dei relativi uffici) e che “in caso di mancata presentazione della documentazione” i soggetti preposti al controllo attestino “l’inosservanza dell’obbligo vaccinale e ne danno immediata comunicazione scritta all’interessato. L’atto di accertamento dell’inadempimento determina l’immediata sospensione dal diritto di svolgere l’attività lavorativa” (seppur senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro) senza retribuzione ne’ altro compenso, o emolumento comunque denominati, per il periodo di sospensione. Vorrei chiedere se non vi pare che ci sia qualche somiglianza con la sorte di chi, nel periodo fascista, si era rifiutato di prestare giuramento? Che differenza fa dal punto di vista del danno inferto ai nostri diritti rifiutarsi di giurare fedeltà al fascismo o rifiutarsi di sottoporsi ad un trattamento medico quale il vaccino anti-covid? Il pericolo di vedere le nostre libertà calpestate è evidente. Non sono provvedimenti che colpiscono solo chi “non si adegua” (perché è nel suo diritto farlo) ma colpiscono tutti. È la libertà in genere. La libertà di ognuno, che nell’istante in cui viene violata abbiamo tutti il sacrosanto dovere di difenderla perché se non lo facciamo quando è necessario e permettiamo di limitarla (perché erroneamente pensiamo che il problema non ci riguardi) a quali nefandezze andranno in contro i nostri figli e le future generazioni? Quale triste e orrenda eredità siamo disposti a consegnare nelle loro mani?
La storia stessa ce lo insegna. Non trascuriamo questi segnali. Non ignoriamo i problemi. Prendere coscienza di questo è il primo passo per evitare di degenerare come già è accaduto in passato.