Cose d’altri tempi


Questa settimana la seconda inchiesta che vedeva coinvolta Carola Rakete è stata archiviata.
La prima archiviazione è di qualche mese fa, nel frattempo c’è stata la farsa del rinvio a giudizio dell’allora ministro Salvini per sequestro di persona, lui che aveva obbligato i migranti portati in Italia arbitrariamente dalla Sea Watch 3 a rimanere confinati sulla nave, mentre la sua successor…, successric…va beh, l’attuale ministro degli Interni li fa trasbordare su una nave quarantena e ce li tiene senza che nessuno profferisca verbo.
Anche la seconda inchiesta, dicevamo, è stata archiviata perché il magistrato ha ritenuto che non fosse reato speronare una motovedetta militare italiana, che la nave non fosse un luogo sicuro per via dei marosi e che quindi bene fece la comandate Rasta a forzare il blocco a Pozzallo. Obietteremmo che anche sulle navi quarantena, oggi, i marosi non sono un rischio minore, ma in fondo noi non siamo marinai, quindi forse ha ragione il giudice che sicuramente al mare, almeno d’estate, ci va e impara tante cose.
Quindi sappiatelo: se con la vostra barchetta vi trovate di fronte alla portaerei Cavour, andatele pure addosso: avrete comunque ragione e nessuno si sognerà di mettervi ai ferri.
O tempora o mores: era il tempo delle more. Adesso invece vanno di moda le bionde, teutoniche, coi capelli infeltriti come una maglia vecchia, che spintonano barche e barchette per farsi largo sul palcoscenico della vita e per intascare fior di quattrini in un modo che Lucky Luciano definirebbe ‘poco onesto’.
Al tempo delle more, invece (scherziamo, naturalmente: sappiamo benissimo che la frase latina significa ‘A quel tempo non arrivavano i mori’), le cose andavano diversamente.
Qualcuno di voi ha mai sentito nominare Namik Xhaferi? No? Peccato. Era il capitano di una nave carica di migranti, che fuggivano da un Paese in preda all’anarchia e sull’orlo di una guerra civile. Cercò di entrare nelle acque territoriali di un Paese straniero, razzista, xenofobo e disumano che rifiutò di accoglierli, anche se possedeva il porto sicuro più vicino. Lui non si perse d’animo e sfidò il blocco navale ma una corvetta, eseguendo gli ordini di quel governo fascista, speronò la sua nave, affondandola e provocando la morte di 83 esseri umani. Naturalmente, diedero la colpa a lui e anche un po’ al capitano della corvetta, perché nei governi fascisti pagano sempre i pesci piccoli. Fu arrestato e si fece quasi quattro anni di carcere. Il capitano della corvetta solo la metà. Non fu mai considerato un eroe, da nessuno. Solo un criminale. Nessuno fece raccolte di fondi per pagargli le spese legali, nessun politico di nessun partito andò ad abbracciarlo e ad applaudirlo.
Era il capitano della Katër i Radës, affondata il 28 marzo del 1997 dalla corvetta Sibilla nel Canale di Otranto. Il governo fascista, razzista e xenofobo era guidato da un uomo senza arte né partito, tale Romano Prodi, messo lì da una coalizione di centrosinistra dove nessuno dei due principali partiti aveva voluto concedere all’altro la Presidenza del Consiglio. Il ministro dell’Interno o, come si direbbe a ragione oggi, dell’Inferno, era tale Giorgio Napolitano. Entrambi ebbero occasione, negli anni che seguirono, di provocare disastri ben peggiori, soprattutto il secondo, responsabile di tutti i fenomeni migratori che hanno coinvolto il suo Paese nell’ultimo ventennio.
All’epoca c’era chi militava nel PPI, come Graziano Delrio, o nei DS, come Matteo Orfini. Sì, sì, proprio quelli che abbiamo visto salire sulla Sea Watch 3. Il che, tra l’altro, data la sparizione di quelle compagini politiche e la sopravvivenza degli individui, dimostra la veridicità del postulato di Imhof alla legge di Murphy, il quale recita: “ogni organizzazione assomiglia a una cloaca: i pezzi più grossi restano sempre a galla”.
Caro Namik Xhaferi, la prossima volta cerca di nascere tedesco invece che albanese, possibilmente ricco, meglio se donna. E trovati un cavolo di nome che si possa pronunciare meglio, tipo Carola ma, soprattutto, cercati i contatti giusti e carica solo schiavi africani perché altrimenti a nessuno verrà in mente di accusare il Governo di razzismo.
Per dire, eh…